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Definizione agevolata: come estingue il processo

Una società immobiliare contesta un avviso di accertamento per maggiori imposte (IRES, IRAP, IVA), basato sul disconoscimento di costi e sulla ripresa a tassazione di maggiori ricavi. Dopo due gradi di giudizio, il caso giunge in Cassazione. Tuttavia, prima della decisione, la società aderisce alla definizione agevolata delle liti pendenti. La Corte di Cassazione, preso atto dell’avvenuto accordo e dei regolari pagamenti, dichiara l’estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, senza entrare nel merito delle questioni fiscali sollevate.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Via d’Uscita dal Contenzioso Tributario

L’adesione alla definizione agevolata rappresenta uno strumento cruciale per i contribuenti invischiati in lunghi e complessi contenziosi fiscali. Questa procedura, spesso definita “pace fiscale”, permette di chiudere le liti pendenti con il Fisco in modo rapido e a condizioni vantaggiose. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 7798 del 2024, illustra perfettamente come questo istituto possa determinare la fine di un processo, anche quando questo è giunto al suo ultimo grado di giudizio. Analizziamo insieme il caso e le sue importanti implicazioni pratiche.

I fatti del caso

Una società operante nel settore della compravendita immobiliare aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2006. L’Agenzia delle Entrate contestava maggiori imposte ai fini IRES, IRAP e IVA sulla base di due rilievi principali:
1. Disconoscimento di costi: L’Ufficio aveva ritenuto indeducibili i costi relativi a fatture emesse da quattro fornitori, tre dei quali erano risultati evasori totali e sconosciuti al Fisco. La documentazione prodotta dalla società (fatture generiche, registrazioni contabili) era stata giudicata insufficiente a provare l’effettività e l’inerenza delle prestazioni.
2. Accertamento di maggiori ricavi: Erano stati contestati ricavi non dichiarati derivanti da alcune compravendite immobiliari. L’accertamento si basava su indagini che avevano fatto emergere come i contratti preliminari riportassero un prezzo superiore a quello indicato nei rogiti definitivi. Tale discrepanza era stata confermata dalle dichiarazioni degli acquirenti e dagli importi dei mutui da loro richiesti.

Il percorso giudiziario e i motivi del ricorso

Il contenzioso aveva attraversato i primi due gradi di giudizio con esiti alterni. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, aveva dato ragione all’Agenzia delle Entrate, confermando la legittimità dell’accertamento. La società, ritenendo la sentenza ingiusta, aveva quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme sulla ripartizione dell’onere della prova in materia di costi e l’errata valutazione delle dichiarazioni di terzi come piena prova anziché come semplici indizi. A sua volta, l’Agenzia delle Entrate aveva presentato un ricorso incidentale per contestare il parziale annullamento dell’accertamento relativo ad altre operazioni immobiliari.

La svolta: l’adesione alla definizione agevolata

Quando il caso era ormai pendente davanti alla Suprema Corte, in attesa di una decisione finale sui complessi temi giuridici sollevati, è intervenuto l’elemento risolutivo. La società contribuente ha deciso di avvalersi della definizione agevolata delle liti pendenti, introdotta da una normativa del 2018 (D.L. n. 119/2018). Ha quindi presentato la relativa domanda e ha iniziato a versare le somme dovute secondo il piano previsto dalla legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Di fronte a questa novità, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei motivi di ricorso presentati dalle parti. I giudici hanno semplicemente preso atto della situazione. La società aveva prodotto la documentazione che attestava la presentazione della domanda di definizione e una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate che confermava la regolarità della procedura e dei pagamenti effettuati.
Di conseguenza, è venuto meno l’interesse stesso delle parti a ottenere una sentenza. La controversia era stata risolta al di fuori delle aule di giustizia. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio per “cessazione della materia del contendere”. In pratica, non c’era più nulla su cui decidere, poiché l’accordo tra contribuente e Fisco aveva risolto la disputa in via definitiva.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della definizione agevolata

L’ordinanza in esame è un chiaro esempio dell’impatto pratico della definizione agevolata. Questo strumento offre un’alternativa pragmatica al contenzioso, consentendo di evitare i tempi lunghi, i costi e l’incertezza dei processi tributari. Per il contribuente, significa poter chiudere una pendenza a condizioni certe e spesso più favorevoli. Per lo Stato, rappresenta un modo per incassare somme in tempi rapidi e ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari. La decisione della Cassazione ribadisce che, una volta perfezionata la procedura di definizione, il processo non ha più ragione di proseguire e deve essere dichiarato estinto, con le spese legali che restano a carico di ciascuna parte che le ha anticipate.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Se la procedura di definizione agevolata viene perfezionata correttamente, con la presentazione della domanda e il pagamento degli importi dovuti, il processo si estingue per cessazione della materia del contendere. La controversia viene risolta in via amministrativa e il giudice ne prende semplicemente atto.

La Corte di Cassazione ha deciso chi avesse ragione nel merito della disputa fiscale?
No. A seguito dell’adesione alla definizione agevolata, la Corte non ha esaminato i motivi del ricorso né stabilito se l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate fosse legittimo o meno. Ha solo dichiarato l’estinzione del giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
In caso di estinzione per cessazione della materia del contendere a seguito di definizione agevolata, la regola generale, applicata anche in questo caso, è che le spese legali restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Ciascuna parte, quindi, paga il proprio avvocato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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