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Definizione agevolata: come estingue il processo

Un contribuente, coinvolto in un contenzioso fiscale con l’Amministrazione Finanziaria giunto fino in Cassazione, ha ottenuto l’estinzione del processo aderendo alla definizione agevolata prevista dalla L. 197/2022. La Suprema Corte, preso atto della domanda e del pagamento, ha dichiarato chiuso il giudizio, stabilendo che ogni parte debba sostenere le proprie spese legali. Questa decisione conferma l’efficacia della sanatoria come strumento per chiudere le liti pendenti con il Fisco.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Via d’Uscita dal Contenzioso Tributario

La definizione agevolata delle liti pendenti si conferma uno strumento potente per i contribuenti che desiderano chiudere definitivamente i conti con il Fisco. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito il meccanismo automatico che porta all’estinzione del processo una volta che il contribuente ha formalizzato la propria adesione alla sanatoria, fornendo un chiaro esempio pratico della sua applicazione.

Il Contesto della Controversia: dall’Accertamento alla Cassazione

Il caso trae origine da un avviso di accertamento per un maggior reddito d’impresa relativo all’anno 2011, emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di un imprenditore. L’accertamento era scaturito da una verifica sui movimenti del conto corrente bancario del contribuente.

Dopo una sentenza favorevole in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale aveva non solo respinto l’appello dell’Agenzia Fiscale, ma aveva anche accolto l’appello incidentale del contribuente, annullando completamente l’atto impositivo. Insoddisfatta della decisione, l’Amministrazione Finanziaria aveva proposto ricorso per cassazione.

La Svolta: l’Adesione alla Definizione Agevolata delle Liti

Mentre il giudizio pendeva davanti alla Suprema Corte, il contribuente ha colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 197 del 2022, presentando istanza per la definizione agevolata della controversia. A sostegno della sua richiesta, ha depositato in giudizio la documentazione comprovante sia la presentazione della domanda all’Agenzia delle Entrate sia il pagamento dell’intero importo dovuto per la sanatoria.

Questo atto ha cambiato radicalmente le sorti del processo, spostando il focus dal merito della pretesa fiscale alla valutazione dei requisiti per l’estinzione del giudizio.

L’Estinzione del Processo e la Decisione sulle Spese

La Corte di Cassazione, ricevuta l’istanza e la relativa documentazione, ha applicato direttamente la normativa sulla definizione agevolata. Nello specifico, ha richiamato l’art. 1, comma 198, della Legge n. 197/2022, che prevede l’estinzione del processo in caso di deposito della domanda di definizione e del relativo versamento.

Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato estinto il processo, senza entrare nel merito dei motivi di ricorso presentati dall’Amministrazione Finanziaria. Un aspetto cruciale della decisione riguarda le spese legali: conformemente a quanto previsto dalla legge sulla sanatoria, la Corte ha stabilito che le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. In pratica, ciascuna parte sostiene i propri costi legali.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono strettamente ancorate al dettato normativo. La legge sulla definizione agevolata (L. 197/2022) stabilisce una procedura chiara e inequivocabile. Il comma 186 consente di definire le controversie pendenti in ogni stato e grado, inclusa la Cassazione, tramite una domanda e il pagamento di un importo calcolato sul valore della controversia. Il comma 198, invece, disciplina la conseguenza processuale: una volta depositata la prova dell’adesione, il processo deve essere dichiarato estinto.

La Corte ha semplicemente verificato la sussistenza dei presupposti formali – la richiesta del contribuente e la prova del pagamento – e ha agito di conseguenza, dichiarando l’estinzione. Inoltre, ha precisato che tale declaratoria esclude l’applicazione dell’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questa norma, che prevede il raddoppio del contributo unificato, si applica solo in caso di decisioni di inammissibilità o infondatezza nel merito, non in caso di estinzione per sanatoria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Definizione Agevolata

L’ordinanza in esame offre un’importante conferma pratica dell’efficacia della definizione agevolata come strumento di risoluzione delle liti fiscali. Per i contribuenti, rappresenta una via per chiudere contenziosi lunghi e dall’esito incerto, con il vantaggio di conoscere in anticipo l’esborso economico e la neutralizzazione delle spese legali (ciascuno paga le proprie). Per l’Amministrazione Finanziaria, consente di ridurre il carico dei processi pendenti e di incassare somme in tempi rapidi. La decisione della Cassazione solidifica la certezza del diritto, mostrando come l’adesione corretta alla procedura porti a un’inevitabile estinzione del giudizio, bypassando l’analisi di merito della pretesa tributaria.

Cosa succede al processo se un contribuente aderisce alla definizione agevolata delle liti pendenti?
Se il contribuente deposita in giudizio la copia della domanda di definizione e la prova del versamento degli importi dovuti, il processo viene dichiarato estinto, indipendentemente dallo stato e dal grado in cui si trova.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del processo per definizione agevolata?
In caso di estinzione del processo a seguito di adesione alla definizione agevolata, le spese del processo restano a carico della parte che le ha anticipate. Ciò significa che ogni parte sostiene i propri costi legali.

L’estinzione del processo per definizione agevolata comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La declaratoria di estinzione del processo esclude l’applicabilità della norma (art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002) che prevede il raddoppio del contributo unificato, poiché tale sanzione si applica solo in caso di rigetto nel merito, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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