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Definizione agevolata: come estingue il processo

Una società agricola e una sua socia, dopo aver impugnato alcuni avvisi di accertamento fiscale, hanno aderito alla definizione agevolata prevista dal d.l. n. 119/2018. Avendo presentato domanda e versato gli importi dovuti, e in assenza di un diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere, confermando l’efficacia di questo strumento per risolvere le liti pendenti.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando il Contenzioso Tributario Finisce Prima

La definizione agevolata delle liti pendenti è uno strumento cruciale offerto dal legislatore per deflazionare il contenzioso tributario. Permette a cittadini e imprese di chiudere le controversie con il Fisco in modo rapido e conveniente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i meccanismi e gli effetti di questa procedura, confermando che il corretto utilizzo dello strumento porta all’estinzione del processo.

I Fatti del Caso

Una società agricola operante come agriturismo e una delle sue socie si sono trovate destinatarie di diversi avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per gli anni fiscali 2008, 2009 e 2010. Le rettifiche riguardavano il reddito d’impresa della società e, di conseguenza, il reddito da partecipazione della socia.

I contribuenti hanno impugnato gli atti impositivi, ottenendo inizialmente una vittoria in primo grado presso la Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, ha riformato la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate e confermando la legittimità degli accertamenti. Contro questa sentenza, la società e la socia hanno proposto ricorso per Cassazione.

L’impatto della definizione agevolata sul processo

Durante la pendenza del giudizio in Cassazione, i ricorrenti hanno colto l’opportunità offerta dal d.l. n. 119 del 2018, presentando domanda di definizione agevolata per tutte le controversie oggetto del ricorso. Hanno provveduto a versare gli importi dovuti nei termini previsti dalla legge, depositando in Corte la documentazione che attestava sia la presentazione delle domande sia i relativi pagamenti.

Questo passo si è rivelato decisivo. La normativa sulla definizione agevolata stabilisce che la procedura si perfeziona con la presentazione della domanda e il pagamento integrale delle somme dovute o della prima rata. Se l’Amministrazione Finanziaria non notifica un provvedimento di diniego entro un termine specifico, la definizione si considera perfezionata e la lite si estingue.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha preso atto della documentazione prodotta e ha verificato il rispetto della procedura da parte dei contribuenti. Poiché i ricorrenti avevano presentato le domande e pagato gli importi richiesti entro il 31 maggio 2019, e l’Agenzia delle Entrate non aveva notificato alcun diniego entro il 31 luglio 2020, il giudizio non poteva più proseguire.

I giudici hanno quindi dichiarato la “cessazione della materia del contendere”. Questo significa che la controversia ha perso la sua ragion d’essere, in quanto risolta tramite lo strumento della definizione agevolata. La Corte ha precisato che tale effetto estintivo si applica specificamente agli avvisi di accertamento per i quali il pagamento è stato effettuato o per i quali, secondo i calcoli della definizione, non era dovuto alcun importo.

Inoltre, la Corte ha stabilito due importanti principi accessori:
1. Spese processuali: In caso di estinzione per definizione agevolata, le spese del giudizio restano a carico delle parti che le hanno anticipate, come previsto dalla normativa speciale.
2. Doppio contributo unificato: Non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato, poiché questa è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non per l’estinzione del giudizio dovuta a un accordo tra le parti.

Le conclusioni

La decisione in esame ribadisce la piena efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine alle liti fiscali. Per i contribuenti, rappresenta una via d’uscita certa dal contenzioso, a condizione di rispettare scrupolosamente le scadenze e le modalità previste dalla legge. Per il sistema giudiziario, conferma il suo ruolo deflattivo, consentendo di chiudere procedimenti che altrimenti si protrarrebbero per anni. L’ordinanza offre quindi una chiara indicazione pratica: una volta perfezionata la definizione e in assenza di diniego, il processo si estingue e la controversia è definitivamente chiusa.

Quando si perfeziona la definizione agevolata di una lite tributaria?
Secondo l’art. 6, comma 6, del d.l. n. 119/2018, la definizione si perfeziona con la presentazione della domanda e con il pagamento degli importi dovuti o della prima rata entro la scadenza prevista dalla legge, in questo caso il 31 maggio 2019.

Cosa accade al processo se la definizione agevolata viene perfezionata?
Se la definizione si perfeziona e l’Agenzia delle Entrate non notifica un diniego nei termini, la Corte dichiara estinto il giudizio per cessazione della materia del contendere. La controversia, di fatto, non ha più ragione di esistere.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che il doppio contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere estesa ai casi di estinzione del processo come quello derivante da una definizione agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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