LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Definizione agevolata: come estingue il processo

Una società operante nel settore dei pallets, accusata di coinvolgimento in frodi IVA per diverse annualità, ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato estinto. La Corte ha preso atto della definizione agevolata della controversia, richiesta da entrambe le parti ai sensi del D.L. 119/2018. Questa procedura ha portato alla cessazione della materia del contendere, con la particolarità che le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate, senza condanna al pagamento del doppio del contributo unificato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Cassazione Dichiara Estinto il Contenzioso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce una delle più efficaci vie d’uscita dai lunghi e complessi contenziosi tributari: la definizione agevolata. Questo strumento, previsto dalla legge, permette di chiudere una lite con il Fisco prima di arrivare a una sentenza definitiva. Analizziamo come, in un caso riguardante complesse accuse di frode IVA, l’adesione a questa procedura abbia portato all’estinzione del giudizio, con importanti conseguenze sulle spese processuali.

I Fatti: La Complessa Contestazione dell’Agenzia delle Entrate

Il caso nasce da quattro avvisi di accertamento notificati a una società operante nel commercio di pallets per le annualità dal 2007 al 2010. L’Agenzia delle Entrate contestava la partecipazione dell’azienda a una pluralità di operazioni fraudolente, tra cui:

* Operazioni soggettivamente inesistenti: acquisti da fornitori interposti che reimmettevano sul mercato beni di provenienza illecita o acquisti intracomunitari tramite frodi carosello.
* Indebita detrazione IVA: recupero di IVA su acquisti considerati parte di un disegno fraudolento.
* Mancata applicazione dell’IVA: cessioni a un’altra società, fatturate come non imponibili sulla base di lettere d’intento risultate ideologicamente false.

Le somme contestate erano ingenti, ammontando a centinaia di migliaia di euro per ciascuna annualità.

Lo Sviluppo del Processo nei Gradi di Merito

Il percorso giudiziario è stato altalenante. In primo grado, la Commissione Tributaria di Trento aveva dato esiti opposti per i diversi periodi d’imposta: aveva accolto le ragioni della società per le prime due annualità, ritenendo non provata la sua piena consapevolezza della frode, ma aveva respinto i ricorsi per le annualità successive.

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale, riuniti gli appelli, ha ribaltato la prima decisione e confermato la seconda, dando pienamente ragione all’Agenzia delle Entrate. I giudici d’appello hanno ritenuto che l’Amministrazione finanziaria avesse fornito prova sufficiente della conoscenza o conoscibilità, da parte della società, dell’illegittimità delle operazioni commerciali contestate.

La Definizione agevolata e l’Estinzione del Giudizio in Cassazione

Di fronte alla condanna in appello, la società ha presentato ricorso in Cassazione. Tuttavia, prima della discussione, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. Le parti, avvalendosi dell’art. 6 del D.L. n. 119 del 2018, hanno aderito alla definizione agevolata della controversia. Sia la società contribuente sia l’Agenzia delle Entrate hanno comunicato alla Corte il perfezionamento della procedura, chiedendo che ne venisse preso atto.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, ricevute le istanze concordi delle parti, non ha potuto fare altro che constatare il venir meno dell’oggetto del contendere. Quando una controversia viene definita tramite un accordo transattivo previsto dalla legge, come la definizione agevolata, il processo perde la sua ragion d’essere. La funzione del giudice è risolvere una disputa, ma se la disputa viene risolta dalle parti stesse, non c’è più nulla su cui decidere. Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere. Questa decisione è puramente procedurale e non entra nel merito delle originarie accuse di frode.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce due principi importanti in materia di spese. In primo luogo, conformemente a quanto previsto dalla normativa sulla definizione agevolata, le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è una condanna al pagamento delle spese legali della controparte. In secondo luogo, la Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per la condanna del contribuente al pagamento del cosiddetto “doppio” del contributo unificato. Questa sanzione si applica quando un ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile, ma non quando l’estinzione del giudizio deriva da una causa sopravvenuta, come l’accordo tra le parti.

Cosa succede a un processo tributario se le parti aderiscono alla definizione agevolata?
Il processo si estingue per cessata materia del contendere. Il giudice prende atto dell’accordo tra contribuente e fisco e dichiara chiuso il giudizio senza emettere una decisione sul merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata?
Le spese del giudizio restano a carico della parte che le ha sostenute fino a quel momento. La legge speciale che regola questa procedura prevede che ciascuna parte si faccia carico delle proprie spese, senza condanna a rimborsare quelle della controparte.

Se il processo si estingue per definizione agevolata dopo aver fatto ricorso, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il presupposto per il pagamento del doppio del contributo unificato (la sanzione per i ricorsi infondati) non si applica quando la causa si estingue per un evento sopravvenuto come la definizione agevolata, poiché non vi è una decisione di rigetto o inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati