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Definizione agevolata: come estingue il processo

Una società in lite con l’Amministrazione Finanziaria per un condono negato ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla Legge 197/2022. Avendo presentato alla Corte di Cassazione la domanda e la prova del pagamento, il supremo organo ha dichiarato l’estinzione del processo, confermando l’efficacia dello strumento per chiudere le controversie fiscali pendenti.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la Cassazione conferma l’estinzione del processo

L’introduzione di strumenti come la definizione agevolata delle liti pendenti ha offerto ai contribuenti una via d’uscita da contenziosi fiscali lunghi e complessi. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ribadisce l’effetto automatico di questa procedura: una volta adempiuti i requisiti, il processo si estingue, chiudendo definitivamente la controversia. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un contenzioso tra una società a responsabilità limitata in liquidazione e l’Agenzia delle Entrate. Il tutto era iniziato con il diniego, da parte dell’Amministrazione Finanziaria, di un condono richiesto dalla società ai sensi della Legge 289/2002.

La società aveva impugnato tale diniego, dando il via a un lungo iter giudiziario. Dopo alterne vicende, la Commissione Tributaria Regionale, in qualità di giudice di rinvio a seguito di una precedente pronuncia della Cassazione, aveva dato ragione alla contribuente. L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione, aveva quindi proposto ricorso per Cassazione, portando la questione di fronte alla Suprema Corte.

La Svolta: L’adesione alla Definizione Agevolata

Proprio mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, la società ha colto l’opportunità offerta dalla Legge n. 197 del 2022, la cosiddetta “tregua fiscale”. Ha presentato istanza per la definizione agevolata della lite, un meccanismo che permette di chiudere le controversie fiscali pagando un importo forfettario e ridotto.

Successivamente, la società ha depositato presso la cancelleria della Corte la documentazione comprovante sia la presentazione della domanda di definizione sia l’avvenuto pagamento di quanto dovuto. A questo punto, ha chiesto formalmente che venisse dichiarata l’estinzione del giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminata la richiesta, non ha potuto fare altro che accoglierla. Le motivazioni si fondano direttamente sulla disciplina della definizione agevolata, in particolare sui commi 197 e 198 dell’art. 1 della Legge n. 197/2022.

La normativa stabilisce una procedura chiara e vincolante per il giudice:
1. Il contribuente che intende avvalersi della definizione deve depositare presso l’organo giurisdizionale copia della domanda e della ricevuta di versamento degli importi.
2. A seguito di tale deposito, il processo viene dichiarato estinto con decreto del Presidente o, come in questo caso, con ordinanza in camera di consiglio se la data della decisione era già stata fissata.

Il ruolo della Corte, quindi, si è limitato a una verifica formale: accertato che la contribuente aveva prodotto la documentazione richiesta, ha dichiarato l’estinzione del processo. La Corte ha inoltre precisato che, per espressa previsione normativa, le spese legali del giudizio restano a carico delle parti che le hanno anticipate. Infine, ha escluso l’applicazione del cosiddetto “doppio contributo unificato”, una sanzione prevista solo per i casi di rigetto o inammissibilità del ricorso, sottolineando che una misura sanzionatoria non può essere applicata per analogia a casi diversi, come quello dell’estinzione per definizione agevolata.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura tombale e l’efficacia della definizione agevolata come strumento per deflazionare il contenzioso tributario. La decisione evidenzia come, una volta perfezionata la procedura da parte del contribuente, l’esito del giudizio sia segnato e l’estinzione diventi un atto dovuto da parte del giudice. Si tratta di una garanzia di certezza per i contribuenti che scelgono di aderire a queste misure, consentendo loro di chiudere definitivamente e con costi certi le pendenze con il Fisco, anche quando queste si trovano al vaglio della Suprema Corte.

Cosa succede a un processo tributario pendente se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Se il contribuente presenta la domanda di definizione agevolata e paga gli importi dovuti, depositando la relativa documentazione in giudizio, il processo viene dichiarato estinto dall’organo giurisdizionale.

In caso di estinzione del processo per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
La legge prevede che, in questo caso specifico, le spese legali rimangano a carico di ciascuna parte che le ha anticipate, senza alcuna condanna per la parte soccombente.

Si deve pagare il ‘doppio contributo unificato’ se il processo si estingue per definizione agevolata?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il doppio contributo unificato non è dovuto, poiché si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non può essere esteso a casi di estinzione come questo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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