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Definizione agevolata: come estingue il processo

Un’imprenditrice contesta un avviso di accertamento basato su una maggiore percentuale di ricarico applicata dall’Agenzia delle Entrate. Dopo due gradi di giudizio, il caso giunge in Cassazione. Tuttavia, la Suprema Corte non decide nel merito della questione, ma dichiara l’estinzione del giudizio. La ragione risiede nel fatto che la contribuente ha aderito alla definizione agevolata delle pendenze tributarie, una procedura che, secondo la Corte, implica una rinuncia inequivocabile al ricorso pendente, chiudendo così la controversia.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata e Processo Tributario: L’Ordinanza della Cassazione

L’adesione a una definizione agevolata durante un contenzioso tributario non è una scelta priva di conseguenze processuali. Con la recente ordinanza n. 2260/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: presentare domanda di sanatoria fiscale equivale a una rinuncia implicita al ricorso, determinando l’estinzione automatica del giudizio. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Percentuale di Ricarico al Ricorso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una titolare di un’impresa di vendita di carburanti. L’Agenzia delle Entrate contestava la percentuale di ricarico applicata dalla contribuente (2,85%), ritenendola antieconomica, e aveva ricalcolato i ricavi applicando una percentuale maggiore (4,49%), basandosi anche sui dati delle annualità precedenti.

Il caso ha attraversato due gradi di giudizio con esiti contrastanti:
1. La Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto parzialmente il ricorso, rideterminando il ricarico in via equitativa al 3,50%.
2. La Commissione Tributaria Regionale, invece, aveva riformato la prima decisione, confermando in toto l’accertamento dell’Ufficio e rigettando le argomentazioni della contribuente sulla presunta necessità di praticare sconti per salvaguardare l’attività.

La contribuente, ritenendo ingiusta la decisione, proponeva quindi ricorso per Cassazione.

La Svolta Processuale: L’impatto della Definizione Agevolata

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, la ricorrente ha presentato domanda per avvalersi della definizione agevolata prevista dal D.L. n. 193/2016. Questa normativa consente di chiudere le pendenze con il Fisco pagando gli importi dovuti con uno sconto su sanzioni e interessi, ma pone una condizione chiara: la rinuncia ai giudizi in corso.

La Corte di Cassazione, presa nota di questa circostanza, non è entrata nel merito dei motivi del ricorso (relativi alla presunta violazione di legge e all’errata valutazione delle prove), ma si è concentrata esclusivamente sulla conseguenza processuale dell’adesione alla sanatoria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha affermato che la dichiarazione di volersi avvalere della definizione agevolata, con l’impegno a rinunciare al giudizio, costituisce una “inequivoca rinuncia al ricorso”. Questo atto, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, determina l’estinzione ex lege (cioè per legge) del processo, ai sensi dell’art. 391 del codice di procedura civile.

In sostanza, la scelta del contribuente di aderire alla sanatoria prevale sulla volontà di proseguire la controversia legale. La legge stessa collega l’accesso al beneficio fiscale alla chiusura del contenzioso. Di conseguenza, il processo si estingue automaticamente, senza che sia necessaria un’espressa dichiarazione di rinuncia successiva. La Corte ha inoltre stabilito che, in questi casi, le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate, come previsto dalla normativa specifica in materia.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica per contribuenti e professionisti. La decisione di aderire a una definizione agevolata non è solo una scelta di natura fiscale, ma un atto con decisive implicazioni processuali. Chi opta per la sanatoria deve essere consapevole che sta contestualmente e irrevocabilmente abbandonando la via del contenzioso. La presentazione della domanda di definizione è sufficiente a determinare l’estinzione del giudizio, precludendo qualsiasi ulteriore valutazione sul merito della pretesa tributaria da parte del giudice.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto. La Corte di Cassazione ha stabilito che la presentazione della domanda di definizione agevolata costituisce una rinuncia inequivocabile al ricorso pendente, determinando così la fine del giudizio.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per adesione alla definizione agevolata?
In base alla decisione, le spese dell’intero giudizio restano a carico della parte che le ha anticipate. Non vi è una condanna alle spese a carico di una delle parti.

La Corte di Cassazione ha deciso se l’accertamento sulla percentuale di ricarico era legittimo?
No, la Corte non è entrata nel merito della controversia. L’estinzione del giudizio per la rinuncia implicita ha impedito alla Corte di esaminare e decidere i motivi del ricorso relativi alla correttezza dell’accertamento fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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