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Definizione agevolata: come estingue il contenzioso

Una società impugnava avvisi di accertamento per la presunta indeducibilità di premi assicurativi. Giunta in Cassazione, la controversia si è conclusa con l’estinzione del giudizio. La società ha infatti aderito alla definizione agevolata, pagando le somme dovute all’Agenzia delle Entrate e ponendo fine alla materia del contendere, come confermato dalla Corte.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: La Via d’Uscita dal Contenzioso Tributario

L’adesione alla definizione agevolata rappresenta uno strumento strategico per i contribuenti per chiudere le pendenze con il Fisco. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente come questa scelta possa determinare l’estinzione di un complesso contenzioso tributario, anche quando questo è già approdato all’ultimo grado di giudizio. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Deducibilità dei Costi e Accertamento Fiscale

Una società a responsabilità limitata si è vista notificare due avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per gli anni di imposta 2010 e 2011. La contestazione riguardava la deducibilità dei costi sostenuti per premi assicurativi legati a patti di non concorrenza stipulati con i propri amministratori.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, tali patti erano giuridicamente inesistenti e, di conseguenza, i relativi costi per la copertura assicurativa non potevano essere dedotti dal reddito d’impresa. L’Ufficio contestava inoltre che l’operazione costituisse un indebito arricchimento per i soci assicurati. Pertanto, procedeva al recupero delle imposte (IRES e IRAP) e dei relativi importi.

Il Percorso Giudiziario e l’Opzione della Definizione Agevolata

La società ha impugnato gli avvisi di accertamento. La Commissione Tributaria Provinciale le ha dato ragione, annullando gli atti impositivi. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha presentato appello e la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del Fisco e confermando la pretesa tributaria.

Di fronte a questa sentenza sfavorevole, la società ha proposto ricorso in Cassazione. È a questo punto del procedimento che interviene l’elemento risolutivo: la società ha presentato istanza di definizione agevolata ai sensi dell’art. 6 del D.L. 193/2016, ottenendo l’assenso dell’Agenzia delle Entrate e provvedendo al pagamento integrale di quanto dovuto.

La Decisione della Corte: Estinzione del Giudizio

Preso atto dell’avvenuta definizione della controversia, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione (la deducibilità dei costi), ma si è limitata a dichiarare l’estinzione del giudizio per cessata materia del contendere. Questo significa che, venendo meno l’oggetto della lite a seguito dell’accordo tra le parti, il processo non aveva più ragione di proseguire.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni punti chiave:
1. Accordo tra le Parti: La società ha documentato di aver chiesto e ottenuto l’assenso dall’Amministrazione Finanziaria per la definizione agevolata e di aver versato tutte le somme concordate. L’Agenzia delle Entrate non ha contestato l’avvenuta definizione.
2. Cessazione della Controversia: L’accordo raggiunto tra contribuente e Fisco ha eliminato la ragione stessa del contendere, rendendo superfluo un pronunciamento della Corte sulla legittimità degli avvisi di accertamento.
3. Gestione delle Spese: In casi come questo, la legge (art. 46 del D.Lgs. 546/1992) prevede che le spese legali restino a carico di chi le ha anticipate. Ciascuna parte, quindi, paga i propri avvocati.
4. Inapplicabilità del Doppio Contributo Unificato: La Corte ha chiarito che il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, una sanzione prevista per chi perde un ricorso, non si applica quando il giudizio si estingue per un accordo. Questa sanzione è riservata solo ai casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non a una risoluzione concordata della lite.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’efficacia della definizione agevolata come strumento per porre fine a contenziosi tributari lunghi e onerosi. La decisione di aderire a un condono o a una rottamazione, anche a processo in corso, può rivelarsi una scelta strategica vantaggiosa, in grado di fornire certezza giuridica e di evitare i rischi e i costi di un giudizio dall’esito incerto. La pronuncia della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: quando le parti trovano un accordo, il processo si ferma, poiché la sua funzione è quella di risolvere un conflitto che, a quel punto, non esiste più.

Cosa succede a un processo tributario se il contribuente aderisce a una definizione agevolata?
Il processo viene dichiarato estinto per ‘cessata materia del contendere’. Ciò significa che il giudizio si conclude senza una decisione sul merito della questione, poiché l’accordo tra il contribuente e l’Amministrazione finanziaria ha risolto la controversia.

In caso di estinzione del giudizio per definizione agevolata, chi paga le spese legali?
Le spese legali rimangono a carico della parte che le ha anticipate. Ogni parte, quindi, paga i costi del proprio difensore, come previsto dalla normativa specifica in materia tributaria.

Se un ricorso in Cassazione viene dichiarato estinto per una definizione agevolata, è dovuto il doppio contributo unificato?
No, il doppio contributo unificato non è dovuto. La Corte di Cassazione ha specificato che questa sanzione si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non quando il giudizio si estingue per un accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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