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Definizione agevolata: come calcolare il valore lite

La Corte di Cassazione stabilisce un principio chiave sulla definizione agevolata delle liti fiscali. In un caso riguardante un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA, la Corte ha chiarito che il valore della controversia, ai fini dell’accesso alla sanatoria, deve essere calcolato sull’importo effettivamente ancora in contestazione alla data di riferimento, escludendo le somme coperte da un eventuale giudicato interno. Accogliendo il ricorso del contribuente contro il diniego dell’Agenzia delle Entrate, la Corte ha dichiarato estinto il giudizio, rendendo superfluo l’esame degli altri motivi di ricorso.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: la Cassazione fa chiarezza sul calcolo del valore della lite

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di definizione agevolata delle controversie tributarie, rispondendo a una domanda cruciale: come si calcola il valore di una lite quando solo una parte della pretesa iniziale è ancora oggetto di contenzioso? La risposta dei giudici offre un’importante tutela per i contribuenti, ancorando il calcolo alla realtà della controversia pendente.

Il caso: una lunga controversia fiscale

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a un professionista per imposte (IRPEF, IRAP e IVA) relative a un’annualità pregressa. Il contribuente impugnava l’atto, dando inizio a un complesso iter giudiziario che lo vedeva passare per tutti i gradi di giudizio. Dopo una prima sentenza parzialmente favorevole in Commissione Tributaria Provinciale, la Commissione Tributaria Regionale annullava l’accertamento per violazione del contraddittorio. L’Agenzia delle Entrate ricorreva in Cassazione, che cassava la sentenza e rinviava la causa alla CTR per la cosiddetta “prova di resistenza”. Il nuovo giudizio di rinvio si concludeva però con il rigetto dell’appello del contribuente, che proponeva un nuovo ricorso in Cassazione.

La svolta: la richiesta di definizione agevolata e il diniego

Mentre il giudizio era pendente, il contribuente presentava istanza di definizione agevolata ai sensi della Legge n. 130/2022. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, respingeva la richiesta, sostenendo che il valore della lite superasse il limite di legge. Secondo l’Ufficio, il valore doveva essere calcolato sull’importo originariamente accertato (circa 148.000 euro), mentre il contribuente riteneva che si dovesse considerare solo l’importo residuo ancora in contestazione (circa 49.000 euro), al netto di quanto già consolidato nei precedenti gradi di giudizio. Contro questo diniego, il contribuente proponeva un’opposizione direttamente alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte sulla definizione agevolata

La Corte di Cassazione, esaminando in via preliminare l’opposizione al diniego della sanatoria, ha dato piena ragione al contribuente. L’ordinanza chiarisce che l’esame di questa questione è prioritario e, se accolta, rende superfluo l’esame del ricorso principale.

Le motivazioni: il valore si calcola sul residuo

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 5 della Legge n. 130/2022. La Corte ha stabilito che, ai fini della definizione agevolata, il valore della lite deve essere determinato con riferimento alla somma che è effettivamente in contestazione alla data di riferimento fissata dalla legge.

I giudici hanno affermato che quando una parte della pretesa si è consolidata a seguito di un “giudicato interno” sfavorevole all’ufficio, o per altre ragioni come l’acquiescenza parziale, quella porzione della controversia non è più “pendente”. Di conseguenza, il riferimento normativo al valore della lite non può che essere inteso come l’importo residuo ancora in discussione.

Questo principio, consolidato anche da precedenti pronunce e circolari ministeriali, garantisce che la valutazione per l’accesso al beneficio sia aderente alla realtà processuale. Il richiamo alla normativa precedente (L. 289/2002) serve solo a specificare che nel calcolo si considerano le sole imposte, escludendo sanzioni e interessi.

Le conclusioni: estinzione del giudizio e implicazioni pratiche

L’accoglimento dell’opposizione del contribuente ha avuto un effetto risolutivo: la Corte ha dichiarato l’estinzione dell’intero giudizio. Questa decisione rende superfluo l’esame dei motivi del ricorso originario contro la sentenza della CTR. La pronuncia rappresenta un importante precedente per tutti i contribuenti. Conferma che per accedere alla definizione agevolata, il valore della controversia va calcolato “al netto” di eventuali importi già annullati o non più contestati. Si tratta di un’interpretazione che favorisce la finalità deflattiva del contenzioso, incentivando la chiusura delle liti pendenti sulla base del loro valore reale e attuale, piuttosto che su quello originario ormai superato dagli eventi processuali.

Come si calcola il valore della lite per accedere alla definizione agevolata?
Il valore della lite va calcolato sulla base della somma effettivamente ancora in contestazione alla data di riferimento prevista dalla legge, al netto di eventuali importi annullati o per i quali si sia formato un giudicato interno sfavorevole all’Amministrazione Finanziaria.

Cosa succede se una parte della pretesa fiscale originaria non è più in discussione?
Se una parte della pretesa non è più in discussione (ad esempio, a seguito di una decisione parziale passata in giudicato), quella parte non deve essere considerata nel calcolo del valore della lite ai fini della definizione agevolata. La controversia su quella porzione si considera non più pendente.

L’accoglimento dell’opposizione al diniego di definizione agevolata che effetti ha sul giudizio principale?
L’accoglimento dell’opposizione rende superfluo l’esame del ricorso principale sui motivi di merito. La Corte, come in questo caso, dichiara l’estinzione dell’intero giudizio, con conseguente chiusura definitiva della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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