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Definizione agevolata: Cassazione sospende il giudizio

Una società in liquidazione ha impugnato un avviso di accertamento per IRES e IRAP relativo a una presunta sopravvenienza attiva. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, ha presentato ricorso in Cassazione. Nelle more del giudizio, la società ha aderito alla definizione agevolata delle controversie tributarie. La Corte di Cassazione, preso atto della procedura di definizione agevolata in corso, ha sospeso il giudizio, rinviando la causa a una data successiva per verificare il completamento dei pagamenti, da cui dipenderà l’estinzione del processo.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Come Sospendere un Processo in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha confermato l’importante effetto sospensivo che la definizione agevolata delle liti tributarie ha sui processi in corso, anche in ultimo grado di giudizio. Questo strumento, introdotto dalla Legge n. 197/2022, si rivela cruciale per i contribuenti che intendono chiudere contenziosi pendenti con il Fisco. Analizziamo il caso specifico per comprendere meglio la portata di questa decisione.

I Fatti del Contenzioso

Una società a responsabilità limitata, operante nel settore degli investimenti e posta in liquidazione, si è vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’atto impositivo contestava, per l’anno 2008, una presunta sopravvenienza attiva di 75.000 euro, imponendo il pagamento delle relative imposte (IRES e IRAP) e sanzioni. L’accertamento scaturiva da una verifica della Guardia di Finanza, la quale aveva ricostruito che la società era stata costituita per la gestione e vendita di un pregiato mobile d’antiquariato, conferito dai soci.

La società ha immediatamente impugnato l’avviso di accertamento, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno respinto i suoi ricorsi, confermando la pretesa del Fisco. Ritenendo errate le decisioni dei giudici di merito, la società ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a tre specifici motivi di diritto.

I Motivi del Ricorso e l’Impatto della Definizione Agevolata

Il ricorso della società davanti alla Suprema Corte si basava su tre argomentazioni principali:

1. Errata applicazione della legge tributaria: Si contestava la qualificazione delle operazioni come “sopravvenienze attive”, sostenendo che si trattasse di semplici variazioni contabili tra partite di debito e credito, senza un reale arricchimento patrimoniale.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: I giudici di secondo grado non avrebbero considerato che, per un accertamento simile relativo a un’annualità differente, le giustificazioni della società erano state ritenute fondate.
3. Violazione del principio del contraddittorio: L’avviso di accertamento non motivava adeguatamente le ragioni del rigetto delle giustificazioni fornite dalla società in fase preventiva.

Mentre il giudizio era pendente, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: la società ha presentato domanda di definizione agevolata della controversia, come previsto dalla normativa sulla “tregua fiscale”. L’Agenzia delle Entrate ha comunicato le somme dovute per chiudere la lite, con un piano di rateizzazione. Questa scelta ha cambiato le sorti del processo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione depositata dalla società che attestava l’avvio della procedura di definizione agevolata, non è entrata nel merito dei motivi di ricorso. Invece, ha applicato direttamente l’art. 1, comma 236, della Legge n. 197/2022.

Questa norma stabilisce che i giudizi aventi ad oggetto gli atti oggetto della definizione sono sospesi in attesa del pagamento delle somme dovute. L’estinzione del giudizio è subordinata all’effettivo e completo versamento degli importi. Di conseguenza, i Giudici hanno rilevato la sussistenza delle condizioni per sospendere il giudizio.

La Corte ha quindi disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo fino al 30 novembre 2027, una data successiva al termine previsto per il completamento del piano di rateizzazione. Sarà solo a quella data, e a seguito della produzione della documentazione che attesta i pagamenti, che il processo potrà essere dichiarato estinto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce la forza procedurale della definizione agevolata come strumento per porre fine ai contenziosi tributari. La decisione dimostra che l’adesione a questa procedura congela il processo in qualsiasi stato e grado esso si trovi, inclusa la fase finale davanti alla Corte di Cassazione. Per il contribuente, ciò significa la possibilità di bloccare un potenziale esito sfavorevole e chiudere la partita con il Fisco a condizioni più vantaggiose. L’estinzione del giudizio, tuttavia, non è automatica: è fondamentale rispettare scrupolosamente le scadenze di pagamento per perfezionare la definizione e ottenere la chiusura definitiva del contenzioso.

Cosa succede a un processo tributario in Cassazione se si aderisce alla definizione agevolata?
Il processo viene sospeso. La Corte non decide nel merito del ricorso ma attende la conclusione della procedura di definizione. La causa viene rinviata a una data successiva per verificare l’avvenuto pagamento.

La sospensione del giudizio è automatica dopo la richiesta di definizione agevolata?
Sì, secondo la legge n. 197/2022, la presentazione della domanda di definizione e il pagamento della prima rata comportano la sospensione del giudizio. La parte deve però produrre in giudizio la relativa documentazione per informare la Corte.

Quando si considera definitivamente chiuso il processo dopo la definizione agevolata?
Il processo si estingue solo dopo il completo e tempestivo pagamento di tutte le somme dovute secondo il piano di definizione. Se i pagamenti non vengono completati, il giudizio riprende il suo corso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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