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Definizione agevolata: Cassazione estende l’ambito

Una contribuente, ex dipendente di un istituto bancario, si è vista negare la definizione agevolata di una controversia tributaria pendente in Cassazione, relativa alla restituzione di un rimborso fiscale. L’Amministrazione finanziaria sosteneva che la lite non fosse definibile perché non originata da un atto impositivo. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della contribuente, stabilendo che la L. n. 130/2022 ha ampliato l’ambito della definizione agevolata a tutte le controversie pendenti in Cassazione, a prescindere dalla natura dell’atto impugnato, con l’obiettivo di ridurre il contenzioso. Di conseguenza, il giudizio è stato dichiarato estinto.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: la Cassazione apre a più liti pendenti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione estensiva della definizione agevolata delle liti fiscali pendenti, introdotta dalla legge n. 130 del 2022. La Suprema Corte ha stabilito che l’accesso a questo strumento non è più limitato alle sole controversie nate da un “atto impositivo”, ampliando così significativamente la platea dei potenziali beneficiari. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio di diritto affermato.

I Fatti del Caso

La controversia trae origine da una richiesta di restituzione di somme precedentemente rimborsate a una contribuente, ex dipendente di un istituto bancario. La lavoratrice aveva percepito, tra il 2008 e il 2011, assegni straordinari integrativi del reddito erogati da un Fondo di solidarietà. Su tali somme, inizialmente soggette a tassazione ordinaria, la contribuente aveva ottenuto un rimborso, frutto dell’applicazione del più favorevole regime di tassazione separata.

Successivamente, l’Amministrazione finanziaria, ritenendo invece applicabile il regime ordinario, ha notificato alla contribuente una cartella di pagamento per recuperare le somme rimborsate. La contribuente ha impugnato l’atto e i giudici di primo e secondo grado le hanno dato ragione.

La questione della definizione agevolata

Mentre il ricorso dell’Amministrazione finanziaria era pendente in Cassazione, la contribuente ha presentato un’istanza di definizione agevolata della lite, ai sensi dell’art. 5 della legge n. 130/2022. L’Ufficio ha però respinto l’istanza, motivando il diniego sul fatto che la controversia non rientrasse tra quelle definibili. Secondo l’Amministrazione, infatti, la lite non nasceva da un atto impositivo (cioè un atto che accerta una maggiore imposta), ma da un credito restitutorio dello Stato. La contribuente ha quindi impugnato anche questo diniego dinanzi alla Cassazione.

L’evoluzione normativa della definizione agevolata

Il cuore della decisione ruota attorno all’interpretazione della nuova normativa. La Corte ha evidenziato come le precedenti procedure di condono fiscale richiedessero esplicitamente che la controversia avesse ad oggetto un “atto impositivo”. La norma del 2022, invece, presenta una formulazione diversa e più ampia. Essa prevede come unico requisito generale la pendenza di una controversia tributaria innanzi alla Corte di cassazione, fatte salve alcune specifiche esclusioni non pertinenti al caso di specie. Questo cambiamento normativo è stato interpretato dai giudici come una scelta deliberata del legislatore.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della contribuente contro il diniego, ritenendolo illegittimo. I giudici hanno affermato un importante principio di diritto: la definizione agevolata prevista dall’art. 5 della L. n. 130 del 2022 si applica a tutti i processi pendenti in Cassazione, ad eccezione dei casi espressamente esclusi. È venuto meno, quindi, il presupposto della “sussistenza di una controversia avente ad oggetto un atto impositivo”, che caratterizzava le precedenti sanatorie.

La ratio di questa nuova disciplina, secondo la Corte, è chiaramente quella di ridurre il numero di cause pendenti in sede di legittimità (intento deflattivo), indipendentemente dalla natura dell’atto che ha dato origine al contenzioso. L’accesso alla procedura non è quindi subordinato a una verifica sulla sussistenza di un atto espressivo della potestà impositiva. Di conseguenza, il diniego opposto dall’Agenzia delle Entrate, basato su un presupposto non più richiesto dalla legge, è stato annullato.

Conclusioni

L’accoglimento del ricorso sul diniego ha portato all’estinzione del giudizio tributario principale per cessazione della materia del contendere. Questa ordinanza rappresenta una svolta significativa, ampliando la portata della definizione agevolata e offrendo una possibilità di chiusura del contenzioso a un numero maggiore di contribuenti. La decisione sottolinea l’importanza di analizzare attentamente il testo delle nuove normative, poiché, come in questo caso, possono superare consolidati orientamenti del passato. Per i contribuenti con liti pendenti in Cassazione, si apre quindi una prospettiva più ampia per risolvere definitivamente le proprie pendenze con il Fisco.

La definizione agevolata prevista dalla L. n. 130/2022 si applica solo a liti su atti impositivi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, a differenza delle precedenti normative, la definizione agevolata del 2022 si applica a tutte le controversie tributarie pendenti in Cassazione, indipendentemente dal fatto che l’atto impugnato sia un “atto impositivo”.

Perché la Corte ha accolto il ricorso della contribuente contro il diniego di definizione agevolata?
La Corte ha accolto il ricorso perché il motivo del diniego opposto dall’Amministrazione finanziaria (cioè che la lite non riguardava un atto impositivo) si basava su un presupposto non più richiesto dalla legge n. 130/2022, la cui finalità è quella di ridurre il contenzioso pendente in Cassazione.

Qual è la conseguenza dell’accoglimento dell’istanza di definizione agevolata sulla causa principale?
L’accoglimento del ricorso contro il diniego della definizione agevolata comporta l’estinzione del giudizio principale per cessazione della materia del contendere. La controversia originaria, quindi, si chiude definitivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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