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Definizione agevolata cartella: sì al cessionario

Una società, cessionaria di un ramo d’azienda, ha ricevuto una cartella di pagamento per debiti della cedente. La società ha richiesto la definizione agevolata della lite, ma l’Agenzia delle Entrate l’ha negata, sostenendo che la cartella fosse un mero atto di riscossione. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che, per il cessionario, la cartella è il primo atto che afferma la pretesa fiscale e ha quindi natura impositiva. Di conseguenza, è ammissibile alla definizione agevolata, portando all’estinzione del giudizio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione Agevolata: Quando la Cartella al Cessionario d’Azienda è Atto Impositivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per le operazioni di trasferimento d’azienda: la natura della cartella di pagamento notificata al cessionario per debiti tributari del cedente e la sua ammissibilità alla definizione agevolata. La pronuncia chiarisce che, in determinate circostanze, tale atto non è mera riscossione, ma un vero e proprio atto impositivo, aprendo così la porta alla chiusura tombale della lite.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una cartella di pagamento emessa a seguito di un controllo automatizzato (ex art. 36-bis D.P.R. 600/73) e notificata a una società in qualità di conferitaria di un ramo d’azienda. La pretesa fiscale si riferiva a debiti tributari maturati dalla società cedente. La società cessionaria impugnava la cartella, contestando la propria responsabilità.

Mentre il giudizio pendeva dinanzi alla Corte di Cassazione, la società presentava domanda di definizione agevolata della lite, versando la prima rata richiesta dalla normativa. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, respingeva la richiesta, sostenendo che la cartella di pagamento fosse un semplice atto di riscossione e, come tale, non rientrasse tra gli atti definibili in via agevolata. Contro tale diniego, la società proponeva un ulteriore ricorso.

La Natura Impositiva della Cartella e la Definizione Agevolata

La Corte di Cassazione ha deciso di esaminare con priorità il ricorso contro il diniego di condono, ritenendolo fondato. Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra atto di mera riscossione e atto impositivo. Secondo i giudici, una cartella di pagamento emessa nei confronti della società cessionaria per la sua responsabilità sussidiaria (ex art. 2560 c.c.) non è un semplice sollecito di pagamento di un debito già noto.

Al contrario, essa costituisce il primo e unico atto con cui l’Amministrazione Finanziaria esercita la propria pretesa fiscale direttamente nei confronti di quel soggetto. È l’atto che, per la prima volta, rende il cessionario edotto della pretesa e gli “impone” un’obbligazione patrimoniale. Per questa ragione, la cartella assume una “natura impositiva”, diventando così un atto suscettibile di essere oggetto di definizione agevolata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha rafforzato il suo ragionamento richiamando un principio consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite. Ai fini della definizione agevolata, l’individuazione dell’atto impositivo non dipende dalla discrezionalità dell’amministrazione, ma dalla circostanza oggettiva che si tratti del primo atto che porta a conoscenza del contribuente una pretesa determinata nell’ammontare e nella causa.

Nel caso specifico, la società cessionaria non contestava solo vizi formali della cartella, ma la fondatezza stessa della pretesa, negando che i debiti della cedente fossero inerenti al ramo d’azienda trasferito. La controversia verteva quindi sul merito della responsabilità tributaria. Di conseguenza, la cartella non poteva essere declassata a mero atto esecutivo, ma andava considerata come l’atto impositivo che dava origine alla lite. Essendo un atto definibile, e avendo la società adempiuto ai requisiti (presentazione della domanda e pagamento della prima rata), il giudizio doveva essere dichiarato estinto.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela per le imprese coinvolte in operazioni di trasferimento d’azienda. Stabilisce chiaramente che il cessionario, quando viene chiamato a rispondere per debiti fiscali del cedente tramite una cartella di pagamento, non è un mero “bersaglio” di un’azione di riscossione. Quell’atto è, a tutti gli effetti, l’origine della pretesa nei suoi confronti e come tale può essere non solo impugnato nel merito, ma anche incluso nelle procedure di definizione agevolata previste dalla legge. Ciò consente di chiudere la controversia in modo più rapido e certo, evitando i lunghi e costosi strascichi del contenzioso tributario.

Una cartella di pagamento notificata al cessionario di un’azienda per debiti del cedente è sempre un atto di riscossione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, quando è il primo atto con cui la pretesa fiscale viene esercitata nei confronti del cessionario, la cartella ha natura impositiva e non di mera riscossione.

Il cessionario di un’azienda può richiedere la definizione agevolata per una cartella di pagamento relativa a debiti del cedente?
Sì. Se la cartella ha natura impositiva, come nel caso in cui sia il primo atto a contestare la responsabilità del cessionario, e la controversia riguarda il merito della pretesa, il cessionario può accedere alla procedura di definizione agevolata per estinguere la lite.

Cosa distingue un atto impositivo da un atto di mera riscossione ai fini della definizione agevolata?
L’atto impositivo è quello che ‘impone’ per la prima volta al contribuente una prestazione, rendendolo edotto di una specifica pretesa fiscale. Un atto di mera riscossione, invece, si limita a richiedere il pagamento di un debito già accertato e notificato con un precedente atto impositivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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