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Definizione agevolata cartella: sì al cessionario

La Corte di Cassazione ha stabilito che la cartella di pagamento notificata a una società cessionaria di un ramo d’azienda, per debiti tributari della società cedente, ha natura impositiva. Di conseguenza, tale atto rientra nel perimetro della definizione agevolata delle controversie. La Corte ha accolto il ricorso di una società contro il diniego dell’Agenzia delle Entrate, dichiarando estinto il giudizio a seguito della presentazione della domanda di condono e del pagamento della prima rata. La decisione si fonda sul principio che la cartella è il primo atto con cui la pretesa fiscale viene esercitata nei confronti del nuovo soggetto obbligato in solido.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata cartella: la Cassazione apre al cessionario d’azienda

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di definizione agevolata della cartella di pagamento, estendendone l’applicabilità anche al cessionario di un ramo d’azienda responsabile in solido per i debiti tributari del cedente. Questa pronuncia chiarisce la natura “impositiva” della cartella notificata al nuovo soggetto, risolvendo un’importante questione interpretativa e rafforzando le tutele del contribuente.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore dei servizi ambientali aveva impugnato una cartella di pagamento notificatale in qualità di cessionaria di un ramo d’azienda. Il debito era originariamente sorto in capo alla società cedente. Dopo aver visto respinto il proprio appello dalla Commissione Tributaria Regionale, la società ha proposto ricorso in Cassazione.

Nel frattempo, avvalendosi della normativa sulla “pace fiscale” (D.L. n. 119/2018), la società ha presentato domanda di definizione agevolata della lite, pagando la prima rata dell’importo dovuto. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta, sostenendo che la cartella fosse un mero atto di riscossione derivante da un controllo automatizzato (ex art. 36-bis D.P.R. 600/73) e, pertanto, non rientrasse tra gli atti “definibili”. La società ha quindi presentato un secondo ricorso in Cassazione, questa volta contro il diniego di condono.

La questione giuridica: quando una cartella è “impositiva”?

Il cuore della controversia risiedeva nel determinare la natura della cartella di pagamento notificata al cessionario del ramo d’azienda. L’Amministrazione finanziaria la considerava un semplice atto esecutivo, non impugnabile per motivi di merito e non suscettibile di definizione agevolata.

La società ricorrente, invece, sosteneva che, per essa, quella cartella rappresentava il primo e unico atto con cui l’Amministrazione manifestava la propria pretesa fiscale. Di conseguenza, l’atto doveva essere considerato di natura impositiva, poiché stabiliva per la prima volta l’obbligazione a suo carico, consentendole di contestare il merito della pretesa e di accedere alla definizione agevolata.

Le motivazioni della Corte sulla definizione agevolata della cartella

La Corte di Cassazione, esaminando con priorità il ricorso contro il diniego di condono, lo ha ritenuto fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio già espresso in casi analoghi, anche a Sezioni Unite: ai fini della definizione agevolata, un atto è considerato “impositivo” quando rende edotto per la prima volta il contribuente della pretesa vantata nei suoi confronti, determinandola nell’ an (se è dovuta) e nel quantum (l’importo).

Nel caso specifico del cessionario di ramo d’azienda, responsabile in solido per i debiti del cedente (ex art. 2560 c.c.), la cartella di pagamento è proprio l’atto che assolve a questa funzione. È il primo e unico documento mediante il quale la pretesa fiscale viene formalmente esercitata nei confronti del nuovo soggetto giuridico. Pertanto, la cartella assume natura impositiva e la relativa controversia può essere oggetto di definizione agevolata.

La Corte ha specificato che le contestazioni sollevate dalla società non riguardavano vizi formali della cartella, ma investivano proprio la fondatezza della pretesa impositiva, ovvero la sussistenza della sua responsabilità solidale per debiti che, a suo dire, non erano inerenti al ramo d’azienda trasferito.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Accogliendo il ricorso, la Corte ha dichiarato estinto l’intero giudizio. La società aveva infatti prodotto la domanda di definizione agevolata e la prova del pagamento della prima rata, soddisfacendo i requisiti di legge.

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Si afferma con chiarezza che il cessionario di un’azienda o di un suo ramo ha il diritto di utilizzare gli strumenti di definizione agevolata per le controversie relative a debiti fiscali ereditati, a condizione che la cartella di pagamento sia il primo atto con cui tale pretesa gli viene notificata. Ciò garantisce al cessionario le medesime tutele del debitore originario, consentendogli di contestare nel merito la richiesta del Fisco e di beneficiare di eventuali procedure di condono.

Una cartella di pagamento notificata al cessionario di un ramo d’azienda per debiti del cedente è ammissibile alla definizione agevolata delle liti?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, tale cartella costituisce il primo atto con cui la pretesa fiscale viene esercitata nei confronti del cessionario. Pertanto, ha natura impositiva e la controversia che ne scaturisce può essere oggetto di definizione agevolata.

Perché la Corte di Cassazione considera la cartella di pagamento un atto di natura impositiva in questo caso specifico?
Perché è il primo e unico atto che rende edotto il cessionario d’azienda della pretesa fiscale, determinandola sia nell’esistenza (an) sia nell’importo (quantum). Per il nuovo soggetto, non è un mero atto di riscossione di un debito già noto, ma l’atto che fonda la sua obbligazione.

Qual è la conseguenza dell’accoglimento del ricorso contro il diniego di condono?
L’accoglimento del ricorso, unitamente alla prova della presentazione della domanda di definizione agevolata e del pagamento della prima rata, comporta la dichiarazione di estinzione dell’intero giudizio tributario. Le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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