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Deduzione spese trasporto: piena deducibilità rimborso

Una associazione professionale si è vista negare la piena deduzione spese trasporto rimborsate ai soci per l’uso dei veicoli personali. La Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il limite del 40% (art. 164 TUIR) si applica solo ai veicoli dell’associazione, non ai rimborsi per mezzi di terzi. Tali spese sono integralmente deducibili se inerenti all’attività, secondo l’art. 54 TUIR.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Spese Trasporto: Piena Deducibilità per i Rimborsi ai Soci

La corretta deduzione spese trasporto rappresenta un tema cruciale per professionisti e associazioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, distinguendo nettamente tra i costi relativi a veicoli di proprietà dell’associazione e i rimborsi spese corrisposti ai singoli soci che utilizzano i propri mezzi. La decisione apre alla possibilità di dedurre integralmente tali rimborsi, a patto di rispettare precise condizioni.

Il Caso: Deducibilità al 100% o al 40%?

Una associazione professionale aveva dedotto l’intero costo dei rimborsi chilometrici erogati ai propri associati. Questi ultimi avevano utilizzato le loro auto personali per svolgere incarichi professionali per conto dell’associazione, compilando apposite schede di viaggio. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, aveva contestato tale operazione, emettendo un avviso di accertamento. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, la deducibilità doveva essere limitata al 40%, applicando la disciplina prevista dall’art. 164 del TUIR per i veicoli a uso promiscuo. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al Fisco, portando l’associazione a ricorrere in Cassazione.

La Questione Giuridica e la deduzione spese trasporto

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione e nell’ambito di applicazione dell’art. 164 del TUIR. La norma limita forfettariamente la deducibilità dei costi relativi ai mezzi di trasporto a motore per tener conto del loro potenziale uso promiscuo, sia personale che professionale. La domanda centrale era: questa limitazione si applica anche quando l’associazione non sostiene direttamente il costo del veicolo (perché non ne è proprietaria), ma si limita a rimborsare il socio per l’utilizzo del suo mezzo privato per uno specifico incarico professionale?

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’associazione, cassando la sentenza precedente e stabilendo un principio di diritto di notevole importanza. I giudici hanno operato una distinzione fondamentale tra due diverse fattispecie.

Beni Strumentali vs. Rimborso Spese

La Corte ha chiarito che l’art. 164 TUIR è una norma speciale che si applica alle “spese e altri componenti negativi relativi ai mezzi di trasporto a motore” utilizzati dal contribuente. Questa disciplina è pensata per i beni intestati o strumentali all’attività del professionista o dell’impresa, per i quali il legislatore presume un uso promiscuo e stabilisce una deducibilità forfettaria.

Il caso del rimborso spese al socio è diverso. In questa ipotesi, il veicolo non è un bene dell’associazione, ma di un terzo (il socio). Il costo sostenuto dall’associazione non è relativo a un proprio bene strumentale, ma costituisce il rimborso di una spesa viva, affrontata dal socio per compiere una specifica prestazione professionale. Pertanto, a questa fattispecie non si applica la norma speciale dell’art. 164, bensì la regola generale sulla deducibilità dei costi, contenuta nell’art. 54 del TUIR.

Il Principio di Diritto Affermato

La Cassazione ha affermato che, qualora ricorra il requisito della stretta strumentalità della spesa all’attività professionale dell’associazione, il costo rimborsato al singolo professionista associato per l’utilizzo del proprio mezzo è integralmente deducibile. L’onere della prova di tale stretta inerenza ricade sul contribuente, che deve essere in grado di documentare come ogni singolo viaggio fosse esclusivamente e inequivocabilmente legato a un incarico professionale.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che la limitazione percentuale dell’art. 164 TUIR è concepita per i beni di proprietà del contribuente (in questo caso, l’associazione), per i quali si presume un uso promiscuo. La norma non può essere estesa ai mezzi di terzi. Il rimborso chilometrico non rappresenta un costo di gestione di un bene aziendale, ma il corrispettivo per una specifica prestazione di trasporto funzionale a un incarico. Per corroborare questa tesi, i giudici hanno richiamato, per analogia, l’art. 95 del TUIR, che prevede la deducibilità dei rimborsi spese per i dipendenti che utilizzano il proprio veicolo, secondo criteri specifici e non secondo il limite forfettario del 40%. Di conseguenza, il criterio dirimente per la deducibilità integrale non è la natura del bene (autoveicolo), ma la natura del costo: se si tratta di una spesa per un servizio specifico, inerente e documentato, essa è interamente deducibile ai sensi dell’art. 54 TUIR.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un punto fermo a favore dei professionisti associati. I rimborsi per le spese di trasporto sostenute dai soci con mezzi propri non soggiacciono al limite del 40% previsto dall’art. 164 TUIR. Tali costi sono integralmente deducibili dal reddito dell’associazione, a condizione che sia rigorosamente provata la loro stretta inerenza all’attività professionale. La decisione sottolinea l’importanza cruciale di una documentazione precisa e puntuale (come schede viaggio, relazioni di incarico, fatture collegate) che possa dimostrare, in caso di controllo fiscale, il collegamento esclusivo tra la spesa e l’attività svolta. La causa è stata rinviata al giudice d’appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questo principio e verificando la documentazione prodotta dall’associazione.

L’associazione professionale può dedurre integralmente le spese di trasporto rimborsate ai soci che usano la propria auto?
Sì, a condizione che l’associazione possa provare con documentazione adeguata che la spesa è strettamente e inequivocabilmente legata all’attività professionale.

Il limite di deducibilità del 40% previsto dall’art. 164 TUIR si applica ai rimborsi chilometrici per i soci?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che tale limite si applica solo alle spese relative ai mezzi di trasporto di proprietà o utilizzati strumentalmente dall’associazione, non ai rimborsi per l’uso di veicoli di terzi, come quelli personali dei soci.

Qual è il principio generale che regola la deducibilità di questi rimborsi?
La deducibilità è regolata dal principio generale di inerenza sancito dall’art. 54 del TUIR, che richiede un collegamento diretto e necessario tra il costo sostenuto e l’attività professionale svolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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