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Deduzione forfettaria costi: sì anche per professionisti

In un caso di accertamento per compensi non fatturati a un professionista, la Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio. Anche quando il Fisco rettifica una dichiarazione presentata, ricostruendo maggiori redditi, è dovuta una deduzione forfettaria dei costi. Questo principio, già noto per i redditi d’impresa, viene esteso per logica ai lavoratori autonomi e ai professionisti, poiché anche la loro attività economica genera necessariamente dei costi. La sentenza ha quindi respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e accolto quello del contribuente, rinviando il caso per una nuova valutazione che tenga conto di questo e di altri aspetti, come la corretta applicazione delle sanzioni.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Forfettaria Costi: La Cassazione Apre ai Professionisti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di accertamenti fiscali sui professionisti. La questione centrale riguarda la possibilità di applicare una deduzione forfettaria costi anche quando l’Agenzia delle Entrate ricostruisce maggiori compensi non dichiarati, partendo da una dichiarazione già presentata. La Corte ha risposto affermativamente, estendendo un principio logico già consolidato per le imprese anche al mondo del lavoro autonomo.

I Fatti del Caso: La Controversia tra Professionista e Fisco

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un professionista per l’anno d’imposta 2009. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’omessa fatturazione di numerosi compensi.
In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso del contribuente. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in appello, riformava parzialmente la decisione: pur confermando la legittimità della rettifica dei maggiori compensi, riconosceva al professionista il diritto a scomputare dal reddito accertato i costi correlati, determinandoli in via forfettaria nella misura del 70%.
Contro questa decisione, sia l’Agenzia delle Entrate (con ricorso principale) sia il professionista (con ricorso incidentale) si sono rivolti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Deduzione Forfettaria Costi

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia e accolto quello del contribuente, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un nuovo esame.

L’Appello Principale dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia lamentava principalmente due aspetti:
1. Erronea applicazione della norma processuale: sosteneva che i giudici d’appello non avrebbero dovuto concedere la deduzione dei costi, poiché la questione non era stata specificamente riproposta dal contribuente in quella sede. La Corte ha respinto questo motivo, ritenendolo inammissibile perché dagli atti risultava che il contribuente avesse insistito sulle sue richieste originarie.
2. Inapplicabilità della deduzione forfettaria: l’Agenzia affermava che l’abbattimento forfettario non fosse dovuto, trattandosi di redditi da lavoro autonomo (compensi) e non d’impresa (ricavi), e poiché l’accertamento non era puramente induttivo. Anche questo motivo è stato giudicato infondato.

L’Appello Incidentale del Contribuente

Il professionista, a sua volta, ha sollevato tre motivi di ricorso, che sono stati accolti:
1. Motivazione apparente: la CTR non aveva adeguatamente motivato l’irrilevanza di un altro accordo fiscale relativo allo stesso anno d’imposta.
2. Insufficienza degli indizi: la presenza di un altro accertamento per lo stesso anno avrebbe richiesto un’analisi più approfondita per evitare duplicazioni di imposta.
3. Violazione dello jus superveniens: le sanzioni erano state confermate senza tener conto delle modifiche normative più favorevoli introdotte successivamente (D.Lgs. 158/2015).

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nel principio di diritto affermato dalla Cassazione. La Corte ha stabilito che la necessità di documentare le spese si applica quando i componenti di reddito sono desumibili dalle scritture contabili. Tuttavia, quando il reddito viene determinato o integrato con un metodo induttivo, a una ricostruzione dei maggiori ricavi o compensi deve necessariamente corrispondere il riconoscimento dei costi inerenti alla loro produzione.
Questa esigenza logica si applica non solo in caso di totale omissione della dichiarazione, ma anche, come nel caso di specie, quando si ricostruiscono maggiori redditi rispetto a quelli dichiarati. La Corte ha sottolineato che questo principio vale tanto per gli imprenditori quanto per i lavoratori autonomi e i professionisti. Questi ultimi, infatti, svolgono attività economiche soggette a costi, e la legislazione europea li equipara sostanzialmente agli imprenditori per tali finalità.
Di conseguenza, è stato enunciato il seguente principio:

> “Il principio per cui è dovuta la deduzione forfettaria dei costi posti in relazione ai ricavi determinati induttivamente in assenza di una dichiarazione dei redditi, si estende per esigenza logica ai redditi che vengono analogamente ricostruiti in aggiunta rispetto a quelli dichiarati; tale principio si applica così agli imprenditori come ai lavoratori autonomi ed in particolare ai professionisti, che al pari dei primi svolgono attività economiche soggette a costi e che la legislazione unionale equipara a tali fini”.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante presidio a tutela del contribuente. Si afferma con chiarezza che a maggiori ricavi o compensi accertati induttivamente devono corrispondere maggiori costi riconosciuti, anche in via forfettaria. La decisione è rilevante perché estende in modo esplicito questa tutela ai professionisti, superando un’interpretazione restrittiva legata alla distinzione tra ‘ricavi’ e ‘compensi’.
Per i professionisti sottoposti ad accertamento, ciò significa poter contare su una base imponibile più equa, che tenga conto della reale struttura dei costi della loro attività, anche qualora non siano in grado di documentarli analiticamente. Inoltre, la sentenza ribadisce l’obbligo per i giudici di merito di fornire motivazioni complete e di considerare tutti gli elementi processuali, come altri accertamenti per la stessa annualità, al fine di evitare indebite duplicazioni d’imposta.

Un professionista ha diritto alla deduzione forfettaria dei costi se il Fisco gli accerta maggiori compensi non dichiarati?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il principio della deduzione forfettaria dei costi, applicato in relazione ai ricavi determinati induttivamente, si estende per logica anche ai compensi dei professionisti ricostruiti in aggiunta a quelli dichiarati.

Questo principio vale solo se la dichiarazione dei redditi è stata omessa?
No, la Corte ha chiarito che l’esigenza logica di riconoscere i costi si ripropone non solo in caso di totale omissione della dichiarazione, ma anche quando l’amministrazione finanziaria ricostruisce maggiori redditi rispetto a quelli già dichiarati dal contribuente.

Le sanzioni fiscali devono essere aggiornate se dopo l’accertamento interviene una legge più favorevole?
Sì, il giudice deve tener conto dello jus superveniens, ovvero delle nuove leggi più favorevoli al contribuente entrate in vigore dopo la commissione della violazione. In questo caso, la CTR aveva errato nel non considerare le modifiche sui minimi edittali delle sanzioni introdotte dal D.Lgs. n. 158/2015.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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