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Deduzione forfettaria costi: obbligo per il Fisco

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio cruciale in materia di accertamenti fiscali. Se l’Agenzia delle Entrate presume un maggior reddito basandosi su versamenti in conto corrente (accertamento induttivo), è obbligata a riconoscere una deduzione forfettaria dei costi. Questa decisione, fondata sul principio costituzionale della capacità contributiva, mira a garantire che la tassazione avvenga su un reddito netto realistico. La Corte ha cassato la precedente sentenza e rinviato il caso per un nuovo calcolo che includa tale deduzione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Forfettaria Costi: La Cassazione Obbliga il Fisco a Riconoscerla

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha rafforzato le tutele per i contribuenti sottoposti ad accertamento induttivo. Il principio affermato è chiaro: se l’Agenzia delle Entrate presume maggiori ricavi, deve necessariamente applicare una deduzione forfettaria dei costi per garantire una tassazione equa. Questa decisione si fonda sul principio costituzionale di capacità contributiva e chiarisce che a una presunzione di guadagno deve sempre corrispondere una presunzione di spesa.

I Fatti del Caso: La Lunga Battaglia di un Professionista

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a un avvocato per l’anno d’imposta 2002. L’Agenzia delle Entrate, attraverso un accertamento induttivo basato sui movimenti bancari, aveva contestato redditi professionali non dichiarati. Il contribuente aveva impugnato l’atto, dando inizio a un lungo percorso giudiziario.

Dopo le decisioni dei giudici di primo e secondo grado, la Corte di Cassazione era già intervenuta una prima volta, annullando la sentenza d’appello. Il motivo era legato a una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 228/2014) che aveva dichiarato illegittima la presunzione legale di evasione per i prelevamenti dai conti correnti dei liberi professionisti.

Il caso era quindi tornato davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Lazio, la quale aveva parzialmente accolto le ragioni del contribuente. Tuttavia, gli eredi del professionista, nel frattempo deceduto, hanno nuovamente presentato ricorso in Cassazione, ritenendo la decisione ancora insoddisfacente su alcuni punti cruciali.

La Decisione della Corte: Obbligatoria la Deduzione Forfettaria Costi

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi di ricorso presentati dagli eredi. Mentre il primo motivo, relativo a un presunto vizio procedurale sulla riassunzione del giudizio, è stato respinto, il secondo è stato accolto per la parte più rilevante.

Gli eredi lamentavano che il giudice del rinvio non avesse riconosciuto una quota forfettaria di costi sui maggiori redditi accertati. La Suprema Corte ha dato loro ragione, richiamando un’importante sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 2023). Secondo questo principio, quando l’amministrazione finanziaria accerta un maggior imponibile tramite un metodo induttivo, da tale importo deve essere sempre dedotta una quota forfettaria di costi necessari a produrre quel reddito.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si ancora a un pilastro del nostro ordinamento: il principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione. I giudici hanno spiegato che tassare un maggior ricavo presunto senza considerare i costi, anch’essi presunti, necessari per generarlo, porterebbe a un prelievo fiscale ingiusto e sproporzionato rispetto alla reale capacità economica del contribuente.

In altre parole, la presunzione di maggiori ricavi non può vivere in isolamento. Deve essere bilanciata da una presunzione speculare di maggiori costi proporzionali. Se si presume che un professionista abbia incassato di più, è logico e costituzionalmente necessario presumere che abbia anche speso di più per produrre quel reddito aggiuntivo. L’omessa deduzione di questi costi renderebbe l’accertamento illegittimo perché in contrasto con il canone della capacità contributiva. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa al giudice di merito per una nuova valutazione che tenga conto di questo fondamentale principio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per tutti i contribuenti, in particolare liberi professionisti e imprenditori. Essa stabilisce che il Fisco non può limitarsi a presumere maggiori incassi basandosi sui dati bancari, ma ha l’obbligo di applicare d’ufficio una deduzione forfettaria dei costi. Ciò rappresenta una garanzia fondamentale contro accertamenti puramente presuntivi che potrebbero risultare eccessivamente onerosi. Per i contribuenti, significa avere una base legale più solida per contestare atti impositivi che non tengano conto di questa necessaria correlazione tra ricavi e costi. Per l’amministrazione finanziaria, costituisce un monito a condurre accertamenti più equilibrati e rispettosi dei principi costituzionali.

Se il Fisco accerta un maggior reddito basandosi sui versamenti bancari, è obbligato a riconoscere anche dei costi?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di accertamento induttivo che presume un maggior reddito, l’amministrazione finanziaria deve dedurre una quota forfettaria di costi necessari per la produzione di tale reddito, in ossequio al principio costituzionale della capacità contributiva.

Nel processo tributario, chi deve riattivare la causa dopo un annullamento con rinvio da parte della Cassazione?
L’onere di riassumere il giudizio di rinvio incombe sul contribuente. Se il contribuente non provvede entro i termini di legge, il processo si estingue e l’atto impositivo originariamente impugnato diventa definitivo.

La sentenza che definisce un debito tributario deve sempre indicare una cifra esatta?
No, non è strettamente necessario. Secondo la Corte, è sufficiente che l’importo del debito sia determinabile in modo univoco e non ambiguo, anche tramite riferimento (per relationem) ai criteri indicati nella motivazione della sentenza stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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