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Deduzione forfettaria costi: novità da Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15982/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di accertamenti fiscali basati su indagini bancarie. Un imprenditore individuale, titolare di un’attività di raccolta di veicoli fuori uso, aveva subito un accertamento per maggiori ricavi derivanti da prelevamenti non giustificati. La Corte ha accolto il ricorso del contribuente su un punto cruciale: anche in caso di accertamento analitico-induttivo, deve essere riconosciuta una deduzione forfettaria dei costi relativi ai ricavi presunti. Questa decisione, in linea con la sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2023, sancisce che non è possibile tassare i ricavi presunti senza considerare i costi, anch’essi presunti, necessari per produrli.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione forfettaria costi: la Cassazione apre ai costi presunti negli accertamenti bancari

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha introdotto un principio di fondamentale importanza per gli imprenditori sottoposti ad accertamenti fiscali basati su indagini bancarie. La Suprema Corte ha chiarito che, a fronte di ricavi accertati presuntivamente sulla base di prelevamenti non giustificati, l’Amministrazione Finanziaria deve riconoscere una deduzione forfettaria dei costi. Questa decisione riequilibra la posizione del contribuente, affermando che a ogni ricavo, anche se presunto, deve corrispondere un costo, anch’esso presunto, per produrlo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti del titolare di una ditta individuale operante nel settore della raccolta di veicoli fuori uso. L’Agenzia contestava, per l’anno d’imposta 2011, maggiori ricavi ai fini Irpef, Irap e Iva. Tali ricavi erano stati determinati in parte sulla base di un processo verbale di constatazione della Guardia di Finanza e, in parte, a seguito di verifiche bancarie che avevano evidenziato versamenti e prelevamenti ritenuti non giustificati.

La Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto l’appello dell’Agenzia, in particolare per quanto riguarda i prelevamenti, ritenendo che il contribuente non avesse fornito idonea documentazione per dimostrare la loro estraneità all’attività d’impresa. Tuttavia, la stessa Commissione aveva negato al contribuente il diritto di dedurre i costi correlati ai maggiori ricavi accertati, in assenza di prove documentali specifiche.

L’Analisi della Corte e la deduzione forfettaria costi

Il contribuente ha presentato ricorso in Cassazione, articolato in quattro motivi. La Corte ha rigettato i primi tre, ma ha accolto il quarto, che si è rivelato decisivo.

I Motivi Rigettati

La Corte ha ritenuto infondate le censure relative a presunti vizi procedurali della sentenza di secondo grado e alla non applicabilità della presunzione sui prelevamenti. In particolare, ha confermato due principi consolidati:

1. Non retroattività delle soglie di esclusione: La norma del 2016 che esclude dalla presunzione i prelevamenti inferiori a 1.000 euro giornalieri e 5.000 euro mensili non è retroattiva e non si applica, quindi, al periodo d’imposta 2011.
2. Applicabilità della presunzione agli imprenditori: La presunzione legale che considera i prelevamenti non giustificati come ricavi si applica a tutti i titolari di reddito d’impresa, inclusi gli imprenditori individuali in contabilità semplificata, a differenza di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale per i lavoratori autonomi.

L’Accoglimento del Motivo sulla Deduzione dei Costi

Il punto di svolta è rappresentato dall’accoglimento del quarto motivo, con cui il ricorrente lamentava la violazione degli artt. 32 e 39 del d.P.R. n. 600/1973 e dell’art. 53 della Costituzione. Il contribuente sosteneva l’erroneità della decisione della CTR nell’escludere il riconoscimento forfettario dei costi in presenza di un accertamento basato su presunzioni.

La Cassazione, richiamando una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 2023), ha affermato che la presunzione di ricavi derivante da prelevamenti non giustificati deve essere bilanciata dal riconoscimento di costi inerenti, la cui incidenza può essere determinata in via percentuale e forfettaria.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio di logica economica e di equità fiscale. Tassare dei ricavi “occulti” senza ammettere in deduzione i relativi costi significherebbe applicare un prelievo su un importo lordo, il che contrasta con il principio costituzionale della capacità contributiva, secondo cui la tassazione deve colpire il reddito al netto dei costi sostenuti per produrlo.

Il Giudice delle Leggi, e ora la Cassazione, ha chiarito che l’impossibilità di una ricostruzione analitica del reddito, tipica degli accertamenti induttivi, non può tradursi in un trattamento deteriore per il contribuente. Se l’Ufficio determina induttivamente i ricavi, deve parimenti determinare, anche in via presuntiva, i costi corrispondenti. Negare questa possibilità porterebbe a risultati irragionevoli e potenzialmente punitivi, tassando un reddito fittizio e superiore a quello effettivamente prodotto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante vittoria per i contribuenti e un punto fermo nella giurisprudenza tributaria. Le implicazioni pratiche sono significative: qualsiasi imprenditore che subisca un accertamento basato sulla presunzione legata ai movimenti bancari potrà legittimamente eccepire l’incidenza percentuale dei costi, anche in assenza di documentazione specifica. La Corte di giustizia tributaria, in sede di rinvio, dovrà ora rideterminare il reddito imponibile del contribuente, riconoscendo una deduzione in misura percentuale forfettaria dei costi in relazione ai maggiori ricavi accertati. Questo principio rafforza le garanzie del contribuente e assicura una maggiore aderenza dell’accertamento fiscale alla reale capacità economica del soggetto.

È possibile per un imprenditore ottenere una deduzione forfettaria dei costi a fronte di ricavi accertati tramite indagini bancarie?
Sì. La Corte di Cassazione, sulla scia della Corte Costituzionale (sent. n. 10/2023), ha stabilito che a fronte della presunzione legale di ricavi occulti scaturenti da prelevamenti bancari non giustificati, il contribuente imprenditore può sempre eccepire l’incidenza percentuale dei costi relativi, che devono essere detratti dall’ammontare dei ricavi presunti.

La legge che esclude dalla presunzione i prelevamenti sotto una certa soglia è retroattiva?
No. La Corte ha confermato che la disposizione introdotta nel 2016 (art. 7-quater, d.lgs. n. 193/2016), che esclude dalla presunzione i prelevamenti fino a 1.000 euro giornalieri e 5.000 euro mensili, non ha carattere retroattivo e si applica solo a partire dal 3 dicembre 2016. Per i periodi d’imposta precedenti, come il 2011 nel caso di specie, tutti i prelevamenti devono essere giustificati.

La presunzione legale sui prelevamenti bancari si applica anche agli imprenditori individuali con contabilità semplificata?
Sì. La Corte ha ribadito che la presunzione legale secondo cui i prelevamenti non giustificati costituiscono ricavi (art. 32 d.P.R. n. 600/1973) continua ad applicarsi a tutti i titolari di reddito di impresa, comprese le imprese che hanno adottato il regime della contabilità semplificata e gli imprenditori individuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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