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Deduzione forfettaria costi: la Cassazione accoglie

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito in un caso di accertamento fiscale basato su movimentazioni bancarie. La Corte ha stabilito che, a fronte di ricavi presunti, il contribuente ha diritto a opporre una deduzione forfettaria costi, principio sancito dalla Corte Costituzionale. La causa è stata rinviata al giudice di secondo grado per una nuova valutazione che tenga conto di tale deduzione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Forfettaria Costi: La Cassazione Apre alla Difesa del Contribuente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale per la difesa del contribuente sottoposto ad accertamento fiscale basato su indagini finanziarie. Quando l’Amministrazione Finanziaria presume maggiori ricavi dalle movimentazioni bancarie, il contribuente ha il diritto di vedersi riconosciuta una deduzione forfettaria costi. Questa decisione, in linea con un precedente intervento della Corte Costituzionale, segna un punto importante per un più equo bilanciamento tra le pretese del fisco e i diritti del cittadino.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un contribuente che aveva ricevuto un avviso di accertamento per maggiori imposte relative all’anno 2011. L’accertamento si basava sulle risultanze di indagini finanziarie che avevano analizzato le movimentazioni su due conti correnti, ritenuti riconducibili al contribuente, e le avevano qualificate come ricavi non dichiarati.

Il contribuente aveva impugnato l’atto impositivo, ma il suo ricorso era stato respinto sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che, in appello, dalla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva ritenuto che la documentazione prodotta non fosse sufficiente a vincere la presunzione legale di rilevanza imponibile delle operazioni bancarie contestate. Contro questa decisione, il contribuente ha proposto ricorso in Cassazione, articolando cinque motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e l’Importanza della Deduzione Forfettaria Costi

Tra i vari motivi, il primo si è rivelato decisivo. Il ricorrente lamentava che i giudici di merito non si fossero pronunciati su una censura specifica: l’ufficio finanziario, nell’accertare in via induttiva i maggiori ricavi, non aveva provveduto a ricostruire, sempre in via induttiva, i maggiori costi correlati a tali ricavi. In sostanza, il contribuente sosteneva che non è equo tassare un presunto ricavo per intero, senza considerare i costi che un’impresa deve sostenere per produrlo.

Questo argomento assume un’importanza cruciale alla luce della sentenza n. 10 del 2023 della Corte Costituzionale. La Consulta ha stabilito che, di fronte alla presunzione legale di ricavi occulti derivanti da prelevamenti bancari non giustificati, l’imprenditore può sempre difendersi eccependo una deduzione forfettaria costi di produzione. Tali costi devono essere detratti dall’ammontare dei maggiori ricavi presunti, per arrivare a una determinazione più realistica del reddito imponibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso. Ha osservato che la Commissione Tributaria Regionale, pur dando atto della questione sollevata dal contribuente riguardo alla mancata deduzione dei costi, non aveva speso alcuna argomentazione in merito. Questa omissione di pronuncia integra una violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.

La Cassazione ha evidenziato come, proprio sulla questione della deduzione forfettaria costi, sia intervenuta la Corte Costituzionale dopo la proposizione del ricorso. Pertanto, spetterà al giudice del rinvio valutare la questione, tenendo conto dell’evoluzione giurisprudenziale e applicando il principio secondo cui al contribuente deve essere riconosciuta una deduzione percentuale dei costi sui maggiori ricavi accertati. Gli altri motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili per difetto di specificità o infondati, come quello relativo alla presunta irrilevanza delle movimentazioni di modesto valore, principio non previsto da alcuna norma.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, assorbendo quello relativo alle spese, e ha cassato la sentenza impugnata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Toscana. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso, in diversa composizione, e decidere applicando il principio sancito dalla Corte Costituzionale. La decisione rappresenta una tutela significativa per i contribuenti: l’accertamento basato sulle movimentazioni bancarie non può tradursi in una tassazione automatica dell’intero importo come se fosse reddito netto. Deve essere sempre considerata l’incidenza dei costi di produzione, anche attraverso un meccanismo di deduzione forfettaria, per garantire che l’imposizione fiscale sia giusta e aderente alla reale capacità contributiva.

Quando l’Amministrazione Finanziaria accerta maggiori ricavi da movimentazioni bancarie, il contribuente può dedurre i costi di produzione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, che richiama una sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 2023), a fronte della presunzione legale di ricavi non contabilizzati, il contribuente imprenditore può sempre opporre la prova contraria eccependo un’incidenza percentuale forfettaria di costi di produzione da detrarre dai maggiori ricavi presunti.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici d’appello hanno omesso di pronunciarsi su un motivo specifico sollevato dal contribuente, relativo proprio alla mancata ricostruzione e deduzione dei costi a fronte dei maggiori ricavi accertati induttivamente. Questa omissione costituisce una violazione procedurale.

Le movimentazioni bancarie di scarso valore possono essere utilizzate per un accertamento fiscale?
Sì. La Corte ha ritenuto infondato il motivo di ricorso su questo punto, affermando che nessuna norma preclude di dare rilievo a movimentazioni di scarso valore. L’art. 32 del d.P.R. n. 600/1973 non contiene alcuna previsione che limiti la rilevanza delle operazioni bancarie in base al loro importo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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