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Deduzione costi figli: non ammessa per professionisti

Un professionista, a seguito di un accertamento fiscale per omessa dichiarazione dei redditi, si era visto riconoscere dal giudice di merito il diritto a dedurre dal reddito il 50% delle spese per il mantenimento dei figli. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la deduzione costi figli non è ammissibile per i redditi da lavoro autonomo. Queste spese, infatti, sono di natura personale e non rispettano il principio di inerenza all’attività professionale, requisito fondamentale per la deducibilità di un costo. La Corte ha distinto nettamente tra deduzione di un costo e detrazione per carichi di famiglia.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Costi Figli: la Cassazione Nega il Diritto ai Professionisti

La recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande interesse per i lavoratori autonomi e i professionisti: la possibilità di considerare le spese per i figli come costi deducibili dal reddito. La pronuncia chiarisce in modo definitivo che la deduzione costi figli non è ammessa nel calcolo del reddito professionale, ribadendo la netta separazione tra spese personali e costi inerenti all’attività lavorativa.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da tre avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a un avvocato per gli anni d’imposta dal 2006 al 2008. A fronte dell’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, l’Ufficio aveva determinato induttivamente un maggior imponibile ai fini Irpef, Irap e Iva.

Il professionista aveva impugnato gli atti, e la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva accolto una delle sue doglianze. In particolare, la CTR aveva ordinato all’Agenzia delle Entrate di ricalcolare il reddito imponibile tenendo conto del 50% delle “spese relative al mantenimento dei figli”. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per Cassazione contro questa decisione, ritenendola illegittima.

La Questione Giuridica sulla Deduzione Costi Figli

Il nodo centrale della controversia era stabilire se le spese per il mantenimento dei figli potessero essere considerate un costo deducibile dal reddito di un lavoratore autonomo. Secondo la CTR, tali spese dovevano incidere sulla determinazione del reddito. L’Agenzia delle Entrate, al contrario, ha sostenuto che queste spese non avessero alcun requisito di inerenza con l’attività professionale e che la decisione dei giudici di merito fosse priva di fondamento giuridico e probatorio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i motivi di ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata. Le motivazioni si fondano su principi cardine del diritto tributario.

1. Errore di Diritto e Violazione del Principio di Inerenza

Il punto cruciale della decisione è l’errore di diritto commesso dalla CTR. I giudici di legittimità hanno affermato in modo inequivocabile che i costi per il mantenimento dei figli non possono in alcun modo essere dedotti dal reddito da lavoro autonomo. L’articolo 54 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (t.u.i.r.) stabilisce che sono deducibili esclusivamente le spese sostenute nell’esercizio dell’arte o della professione, a condizione che siano “inerenti” all’attività stessa. Le spese familiari, per loro natura, sono estranee a tale perimetro e rientrano nella sfera puramente personale del contribuente.

2. Confusione tra Deduzione e Detrazione

La Corte ha evidenziato come la sentenza della CTR fosse viziata da una profonda confusione concettuale tra “deduzione” di un costo e “detrazione” d’imposta. Mentre la deduzione agisce sul reddito imponibile, la detrazione si applica sull’imposta lorda. L’ordinamento prevede, all’articolo 12 del t.u.i.r., specifiche detrazioni per i carichi di famiglia (come i figli a carico), che rappresentano l’unico strumento fiscale per dare rilievo a tali spese personali nel calcolo dell’imposta dovuta. La CTR, invece, aveva erroneamente qualificato le spese per i figli come un costo da dedurre dal reddito, operazione non consentita dalla legge.

3. Carenza di Motivazione e Onere della Prova

Infine, la Cassazione ha censurato la sentenza impugnata per grave carenza di motivazione. La CTR aveva disposto la deduzione delle spese senza che il contribuente avesse fornito alcuna prova della loro esistenza e del loro ammontare. La Corte ha ribadito il principio secondo cui l’onere di provare i fatti posti a fondamento di una pretesa (in questo caso, la deducibilità di un costo) grava sempre sul contribuente che li allega. Ammettere una deduzione “al buio” costituisce una palese violazione delle regole processuali.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame riafferma con forza un principio fondamentale: la rigida separazione tra la sfera professionale e quella personale del contribuente ai fini della determinazione del reddito. Per i professionisti e i lavoratori autonomi, le uniche spese che possono ridurre l’imponibile sono quelle strettamente connesse all’attività svolta. La deduzione costi figli è esclusa, poiché il sostegno alla famiglia trova riconoscimento fiscale solo attraverso lo strumento delle detrazioni per carichi di famiglia, secondo le modalità e i limiti previsti dalla legge. Questa sentenza serve da monito sulla necessità di una corretta qualificazione giuridica delle spese e sul rispetto del principio di inerenza, pilastro del sistema di tassazione del reddito professionale.

Un professionista può dedurre le spese per il mantenimento dei figli dal proprio reddito di lavoro autonomo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali spese sono di natura personale e non inerenti all’attività professionale, quindi non possono essere dedotte dal reddito ai sensi dell’art. 54 del t.u.i.r.

Qual è la differenza tra deduzione e detrazione fiscale in questo contesto?
La deduzione riduce il reddito imponibile (la base su cui si calcolano le tasse), mentre la detrazione si sottrae direttamente dall’imposta lorda già calcolata. Le spese per i figli a carico possono dare diritto a una detrazione d’imposta (art. 12 t.u.i.r.), non a una deduzione come costo professionale.

Chi ha l’onere di provare l’esistenza di un costo deducibile?
L’onere della prova spetta sempre al contribuente. La sentenza ha censurato la decisione del giudice di merito che aveva ammesso la deduzione delle spese pur in totale assenza di prove sulla loro effettiva esistenza e sul loro ammontare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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