LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Deduzione ammortamenti: chi deduce in affitto d’azienda?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il locatore (concedente) di un ramo d’azienda può legittimamente effettuare la deduzione ammortamenti sui beni aziendali, a condizione che nel contratto sia presente un’esplicita deroga alla disciplina del Codice Civile. Questa deroga deve attribuire al locatore l’onere di conservare l’efficienza dell’organizzazione e degli impianti. La Corte ha chiarito che la validità di tale clausola non è inficiata dalla presenza di altre pattuizioni che pongono a carico dell’affittuario le spese di manutenzione ordinaria, in quanto si tratta di due tipologie di costi ben distinte.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Ammortamenti: la Cassazione fa chiarezza sull’Affitto d’Azienda

La gestione fiscale dei contratti di affitto di ramo d’azienda presenta spesso complessità, specialmente per quanto riguarda la deduzione ammortamenti dei beni strumentali. Chi ha il diritto di dedurre questi costi? Il proprietario dei beni (locatore) o chi li utilizza (affittuario)? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per dirimere una controversia tra l’Amministrazione Finanziaria e una società immobiliare, fornendo criteri interpretativi fondamentali per la corretta stesura e applicazione delle clausole contrattuali.

I Fatti di Causa

Una società che svolge attività di acquisizione e gestione di centri commerciali e cinematografi concedeva in affitto i propri rami d’azienda a terzi. Nei contratti stipulati, era inserita una clausola specifica che, in deroga alla disciplina del Codice Civile, manteneva in capo alla società concedente l’obbligo di conservare l’efficienza degli impianti e dell’organizzazione aziendale. Di conseguenza, la società procedeva alla deduzione delle quote di ammortamento relative a tali beni.

L’Amministrazione Finanziaria, a seguito di una verifica, contestava questa pratica. Secondo l’Agenzia, altre clausole contrattuali, che ponevano a carico degli affittuari le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, creavano una contraddizione. A suo avviso, l’onere economico della conservazione dei beni ricadeva di fatto sugli affittuari, i quali sarebbero stati gli unici titolari del diritto alla deduzione. Veniva quindi notificato un avviso di accertamento per recuperare a tassazione i costi di ammortamento considerati indeducibili.

La società contribuente impugnava l’atto impositivo, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. L’Amministrazione Finanziaria ricorreva quindi per Cassazione.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale e riconoscendo la piena legittimità dell’operato della società. L’ordinanza si basa su una netta distinzione tra diverse tipologie di costi e sull’importanza della volontà espressa dalle parti nel contratto.

Le Motivazioni: la corretta interpretazione della deduzione ammortamenti

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione coordinata della normativa civilistica (art. 2561 c.c.) e fiscale (art. 102, comma 8, del TUIR). La regola generale prevede che l’obbligo di conservazione dell’efficienza dell’azienda gravi sull’affittuario, che di conseguenza ha il diritto di dedurre gli ammortamenti. Tuttavia, la norma fiscale consente esplicitamente una ‘deroga convenzionale’.

La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno correttamente interpretato i contratti, riconoscendo la validità della clausola che lasciava al concedente l’onere (e il diritto alla deduzione). Secondo la Cassazione, l’Agenzia Fiscale è incorsa in un equivoco nel non distinguere tra:

1. Spese per la conservazione dell’efficienza dell’organizzazione e degli impianti: Si tratta dei costi legati al deperimento e all’obsolescenza tecnologica dei beni, che ne mantengono il valore nel tempo. Questi costi, per effetto della deroga, erano correttamente a carico del concedente e giustificavano la deduzione degli ammortamenti.
2. Spese di manutenzione ordinaria e gestione: Costi come pulizia, vigilanza, servizi antincendio e altre spese di gestione quotidiana. Questi erano a carico degli affittuari, ma non sono equivalenti ai primi e non ne inficiano la distinzione.

La clausola principale del contratto era chiara nel prevedere che l’affittuaria fosse ‘esonerata dalla responsabilità per il loro deperimento e degrado d’uso’. Questa pattuizione è stata considerata prevalente e non contraddittoria rispetto alle altre clausole relative ai costi di gestione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione offre preziose indicazioni per le imprese. Innanzitutto, conferma che è possibile, attraverso una chiara ed esplicita ‘deroga convenzionale’, attribuire al concedente il diritto alla deduzione ammortamenti in un contratto di affitto di ramo d’azienda. Per fare ciò, è essenziale che il contratto rifletta la reale volontà delle parti di porre a carico del concedente il rischio economico legato al deperimento e all’obsolescenza dei beni. In secondo luogo, evidenzia l’importanza di redigere contratti con clausole precise, che distinguano nettamente tra i costi per il mantenimento dell’efficienza strutturale (a carico del concedente, se derogato) e i costi di manutenzione e gestione ordinaria (tipicamente a carico dell’affittuario). Una redazione contrattuale accurata è lo strumento migliore per prevenire contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Chi ha diritto, in via generale, alla deduzione degli ammortamenti in un contratto di affitto d’azienda?
Di norma, il diritto spetta all’affittuario, in quanto su di lui grava l’obbligo, previsto dal Codice Civile (art. 2561), di conservare l’efficienza dei beni aziendali e di sopportare il rischio del loro deperimento.

È possibile modificare contrattualmente il soggetto che beneficia della deduzione degli ammortamenti?
Sì, la disciplina fiscale (art. 102, comma 8, del TUIR) consente alle parti di inserire nel contratto una ‘deroga convenzionale’ alle norme del Codice Civile. Con questa clausola, l’obbligo di conservazione dell’efficienza dei beni e il conseguente diritto alla deduzione degli ammortamenti possono rimanere in capo al concedente (locatore).

Se il contratto pone a carico dell’affittuario le spese di manutenzione ordinaria, la deroga che riserva gli ammortamenti al concedente è ancora valida?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che la deroga rimane valida. Le spese di manutenzione ordinaria (es. pulizia, vigilanza) sono distinte dalle spese per la conservazione dell’efficienza dell’organizzazione e degli impianti (legate a deperimento e obsolescenza). L’addebito delle prime all’affittuario non invalida la clausola che lascia le seconde, e quindi gli ammortamenti, a carico del concedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati