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Deducibilità TFM: la Cassazione e le erogazioni liberali

Due società impugnano un avviso di accertamento che negava la deducibilità di erogazioni liberali e di una quota del Trattamento di Fine Mandato (TFM). I giudici di merito confermavano la pretesa fiscale. Giunto in Cassazione, il processo è stato sospeso con ordinanza interlocutoria perché le parti hanno comunicato di aver raggiunto un accordo conciliativo. La Corte ha concesso 90 giorni per depositare il verbale di conciliazione, rinviando la causa a nuovo ruolo. Il caso solleva importanti questioni sui requisiti per la deducibilità TFM e delle donazioni.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità TFM e Donazioni: La Cassazione Sospende il Giudizio per Accordo tra le Parti

La questione della deducibilità TFM e delle erogazioni liberali rappresenta un tema caldo nel diritto tributario, spesso al centro di contenziosi tra imprese e Amministrazione Finanziaria. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha recentemente sospeso un giudizio su questo argomento, offrendo uno spunto interessante sull’evoluzione dei processi tributari e sulle strategie difensive delle aziende.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a due società, una consolidante e una consolidata. L’Ufficio contestava la deduzione di due tipologie di costi relativi all’anno d’imposta 2008:
1. Erogazioni liberali: somme donate a un’associazione riconducibile alla compagine sociale.
2. Trattamento di Fine Mandato (TFM): una quota dell’accantonamento destinato all’amministratore.

Secondo l’Agenzia, le donazioni non erano deducibili perché l’associazione beneficiaria, di fatto, non svolgeva le attività di assistenza sociale e sanitaria previste dal suo statuto. Per quanto riguarda il TFM, l’Ufficio riteneva che l’importo deducibile dovesse essere limitato secondo i criteri previsti per il TFR dei lavoratori dipendenti.

Le società contribuenti avevano impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria. Le aziende hanno quindi deciso di ricorrere alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Le società ricorrenti hanno basato la loro difesa su quattro motivi principali, contestando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale sotto diversi profili.

La questione della deducibilità delle erogazioni liberali

Il primo motivo di ricorso si concentrava sulla presunta violazione dell’art. 100 del TUIR. Le società sostenevano che la norma non richiede, ai fini della deducibilità, una verifica delle attività effettivamente svolte dall’ente beneficiario, essendo sufficiente che le finalità istituzionali previste dallo statuto rientrino tra quelle contemplate dalla legge. A loro avviso, la C.T.R. aveva introdotto un requisito non previsto dalla norma.

La contestazione sulla deducibilità del TFM

Il quarto motivo di ricorso affrontava la questione cruciale della deducibilità TFM. Le ricorrenti lamentavano la violazione dell’art. 105, comma 4, del TUIR. Sostenevano che questa norma rinvia alle disposizioni contrattuali che regolano il rapporto con l’amministratore, senza imporre i limiti quantitativi previsti dall’art. 2120 c.c. per il TFR dei dipendenti. Essendo l’accantonamento avvenuto nella misura stabilita convenzionalmente tra le parti, a loro dire, l’importo avrebbe dovuto essere interamente deducibile.

L’Intervento della Corte: L’Ordinanza Interlocutoria

Prima che la Corte potesse pronunciarsi nel merito dei complessi motivi di ricorso, è intervenuto un colpo di scena. Le società ricorrenti hanno depositato un’istanza di rinvio, comunicando di aver raggiunto un accordo conciliativo con l’Agenzia delle Entrate, già corredato da parere favorevole dell’Ufficio ma non ancora formalizzato.

Di fronte a questa novità, la Corte di Cassazione ha deciso di non entrare nel vivo delle questioni legali.

Le Motivazioni della Sospensione

La Corte, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto opportuno rinviare la causa a nuovo ruolo. La motivazione di questa scelta risiede nella volontà di permettere alle parti di formalizzare l’accordo raggiunto. I giudici hanno quindi invitato le parti a depositare il verbale di conciliazione entro 90 giorni dalla comunicazione dell’ordinanza. Questa decisione dimostra come gli strumenti di definizione agevolata delle liti possano trovare applicazione anche nel grado più alto della giustizia tributaria, favorendo l’economia processuale e il rispetto della volontà conciliativa delle parti.

Conclusioni

Sebbene l’ordinanza non risolva le questioni di diritto sulla deducibilità TFM e delle erogazioni liberali, essa offre importanti indicazioni pratiche. In primo luogo, conferma la validità e l’efficacia degli accordi conciliativi anche in Cassazione. In secondo luogo, il caso rimane un monito per le imprese sulla necessità di documentare con attenzione non solo la finalità statutaria degli enti beneficiari di donazioni, ma anche l’effettività delle loro attività. Infine, la questione dei limiti alla deducibilità del TFM resta un’area di potenziale attrito con il Fisco, che richiede una definizione contrattuale chiara e coerente con la prassi di mercato.

Per la deducibilità di una donazione è sufficiente lo scopo previsto nello statuto dell’ente beneficiario?
Secondo la tesi delle società ricorrenti, lo scopo statutario previsto dalla norma (art. 100, comma 2, lett. a) TUIR) sarebbe sufficiente. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate e i giudici di merito hanno ritenuto necessario che l’ente svolgesse effettivamente l’attività prevista, un punto su cui la Cassazione non si è pronunciata a causa della sospensione del giudizio.

Quali limiti si applicano alla deducibilità del Trattamento di Fine Mandato (TFM) di un amministratore?
Le società ricorrenti hanno sostenuto che la deducibilità TFM è regolata dalle disposizioni contrattuali tra la società e l’amministratore (art. 105, comma 4, TUIR) e non dai limiti previsti dall’art. 2120 c.c. per il TFR dei dipendenti. L’Agenzia delle Entrate, invece, riteneva applicabili tali limiti. La questione è rimasta irrisolta in questa fase del giudizio.

È possibile raggiungere un accordo con l’Agenzia delle Entrate quando una causa è già pendente in Cassazione?
Sì, come dimostra questo provvedimento. Le parti hanno comunicato alla Corte di aver raggiunto un accordo conciliativo (ex art. 48, D.Lgs. 546/1992) non ancora formalizzato. La Corte ha preso atto della volontà delle parti e ha rinviato la causa per consentire il deposito del verbale di conciliazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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