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Deducibilità TFM amministratori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16354/2025, ha stabilito che i limiti quantitativi previsti per la deducibilità del TFR dei dipendenti non si applicano al Trattamento di Fine Mandato (TFM) degli amministratori. Ai fini della deducibilità TFM amministratori per competenza, è sufficiente che l’indennità sia prevista da un atto scritto con data certa, anteriore all’inizio del rapporto. La Corte ha inoltre chiarito che il termine dilatorio di 60 giorni prima dell’emissione dell’avviso di accertamento non si applica alle verifiche fiscali ‘a tavolino’.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità TFM Amministratori: la Cassazione fa chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 16354 del 2025, ha fornito chiarimenti cruciali sulla deducibilità TFM amministratori, un tema di grande interesse per le società e i professionisti. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: le regole e i limiti quantitativi previsti per il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei lavoratori dipendenti non si estendono al Trattamento di Fine Mandato (TFM) degli amministratori. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai contribuenti, delineando con precisione le condizioni per la corretta deduzione fiscale di tali accantonamenti.

I Fatti di Causa: la contestazione dell’Agenzia delle Entrate

Il caso trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava a una società per azioni la deduzione di un accantonamento per il TFM destinato a otto amministratori, relativo all’esercizio 2008. L’Amministrazione Finanziaria riteneva che a tale accantonamento dovessero applicarsi i limiti quantitativi di deducibilità previsti dall’art. 105 del TUIR, norma specificamente dettata per il TFR dei lavoratori dipendenti.

La società ha impugnato l’atto impositivo, ottenendo una prima vittoria parziale in Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, accogliendo l’appello dell’Ufficio, aveva riformato la decisione, applicando al TFM le stesse limitazioni del TFR. Contro questa sentenza, la società ha proposto ricorso per cassazione, basato su due motivi principali: un vizio procedurale e un errore di diritto.

Il problema della deducibilità TFM amministratori: le questioni legali

La controversia verteva su due punti nodali:
1. Violazione del termine dilatorio: La società lamentava la mancata osservanza, da parte dell’Agenzia, del termine di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente, che deve intercorrere tra la consegna della documentazione e l’emissione dell’avviso di accertamento.
2. Errata applicazione della normativa sul TFR: Il punto centrale era se fosse corretto, come sostenuto dall’Agenzia e confermato dai giudici d’appello, applicare analogicamente le norme sulla deducibilità del TFR dei dipendenti (art. 105 TUIR) anche al TFM degli amministratori.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito a favore del contribuente.

Le Motivazioni

La Corte ha affrontato separatamente i due motivi di ricorso.

Sul primo punto, relativo al vizio procedurale, i giudici hanno ritenuto il motivo infondato. Hanno chiarito che l’obbligo di rispettare il termine dilatorio di 60 giorni si applica solo nei casi di accertamenti preceduti da accessi, ispezioni o verifiche nei locali aziendali. Poiché nel caso di specie si trattava di una verifica ‘a tavolino’, basata solo sull’analisi di documenti, tale garanzia procedurale non era applicabile.

Sul secondo motivo, invece, la Corte ha dato piena ragione alla società. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato nella loro giurisprudenza: in assenza di una norma specifica che lo imponga, non è possibile applicare al TFM degli amministratori le regole previste per il TFR dei dipendenti (art. 2120 c.c. e art. 105 TUIR).

La deducibilità TFM amministratori segue il principio di competenza, a condizione che la sua corresponsione sia stabilita da un atto scritto avente data certa anteriore all’inizio del rapporto di amministrazione. Tale atto deve, inoltre, specificarne l’importo o i criteri di calcolo. In mancanza di questi requisiti, la deduzione avverrà secondo il più restrittivo principio di cassa, ovvero nell’anno di effettivo pagamento. Nel caso in esame, era pacifico che esistesse un atto scritto con data certa che determinava la misura del TFM, rendendo quindi legittimo l’accantonamento per competenza operato dalla società.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un punto fermo per le imprese. La Cassazione chiarisce definitivamente che il TFM degli amministratori e il TFR dei dipendenti sono due istituti distinti, con discipline fiscali non sovrapponibili. Per garantire la deducibilità TFM amministratori secondo il principio di competenza, è essenziale che le società si dotino di una delibera assembleare o di un atto scritto con data certa, precedente alla nomina, che regoli in modo chiaro e inequivocabile l’indennità. In questo modo, le aziende possono correttamente pianificare i costi legati alla governance e dedurli fiscalmente nell’esercizio di maturazione, senza rischiare contestazioni da parte del Fisco basate su un’errata assimilazione al TFR.

I limiti di deducibilità previsti per il TFR dei dipendenti si applicano anche al TFM degli amministratori?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di una norma specifica, le regole e i limiti quantitativi di deducibilità previsti dall’art. 105 T.U.I.R. per il TFR dei lavoratori dipendenti non si applicano al Trattamento di Fine Mandato degli amministratori.

Quali sono le condizioni per dedurre per competenza gli accantonamenti al TFM?
Le quote accantonate per il TFM sono deducibili in ciascun esercizio secondo il principio di competenza a condizione che la previsione di tale trattamento risulti da un atto scritto, avente data certa anteriore all’inizio del rapporto di amministrazione, che ne specifichi anche l’importo o i criteri di determinazione. In assenza di tali requisiti, si applica il principio di cassa.

Il termine dilatorio di 60 giorni prima dell’emissione di un avviso di accertamento vale anche per le verifiche ‘a tavolino’?
No, la Corte ha chiarito che il rispetto del termine dilatorio di 60 giorni è limitato ai casi di accertamento preceduti da un accesso, un’ispezione o una verifica fiscale effettuata presso i locali del contribuente. Non si applica, quindi, alle verifiche condotte unicamente presso gli uffici dell’Amministrazione finanziaria (cosiddette ‘a tavolino’).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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