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Deducibilità TFM amministratori: la Cassazione decide

Una società manifatturiera ha contestato un avviso di accertamento che negava la deducibilità di un accantonamento per il Trattamento di Fine Mandato (TFM) dei suoi amministratori. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, confermando la piena deducibilità TFM amministratori secondo il principio di competenza, a condizione che l’emolumento sia previsto da un atto scritto con data certa anteriore all’inizio del rapporto. La Corte ha stabilito che i limiti quantitativi previsti per il TFR dei dipendenti non si applicano al TFM degli amministratori.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità TFM Amministratori: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su un tema di grande interesse per le società e i loro amministratori: la deducibilità TFM amministratori. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale, distinguendo nettamente le regole applicabili al Trattamento di Fine Mandato (TFM) da quelle previste per il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei lavoratori dipendenti e stabilendo precise condizioni per la deducibilità degli accantonamenti.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della fabbricazione idraulica si è vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’Ufficio contestava, ai fini IRES e IRAP per l’anno d’imposta 2009, la deducibilità di un accantonamento di oltre 160.000 euro destinato al TFM di otto amministratori. Secondo l’amministrazione finanziaria, tale accantonamento non rispettava i limiti quantitativi previsti dalla normativa sul TFR dei dipendenti.

La società ha impugnato l’atto, dando inizio a un contenzioso che, dopo i primi due gradi di giudizio con esiti alterni, è approdato dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La contribuente ha basato il proprio ricorso su due motivi principali:

1. Error in procedendo: La società lamentava che la Commissione Tributaria Regionale avesse omesso di pronunciarsi sulla violazione del contraddittorio preventivo. In particolare, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso l’avviso di accertamento senza rispettare il termine dilatorio di 60 giorni previsto dall’art. 12 dello Statuto del Contribuente, che decorre dalla conclusione delle verifiche.
2. Violazione di legge: Il motivo centrale del ricorso riguardava l’errata applicazione, da parte dei giudici di merito, dell’art. 105 del T.U.I.R. La società sosteneva che i limiti di deducibilità previsti per il TFR dei dipendenti non potessero essere estesi analogicamente al TFM degli amministratori.

Analisi della Corte sulla deducibilità TFM amministratori

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

Sul primo punto, relativo al vizio procedurale, la Cassazione ha ritenuto il motivo infondato. Ha chiarito che l’obbligo di rispettare il termine dilatorio di 60 giorni sussiste solo in caso di accertamenti preceduti da accessi, ispezioni o verifiche fisiche presso la sede del contribuente. Nel caso di specie, trattandosi di una verifica “a tavolino” basata su dati cartolari, tale garanzia non si applicava.

Sul secondo e cruciale punto, la Corte ha invece dato piena ragione alla società. Ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui la disciplina del TFR (art. 105 T.U.I.R.) non è applicabile al TFM. La deducibilità TFM amministratori segue regole proprie.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di principi fiscali ben definiti. In tema di redditi d’impresa, gli accantonamenti per il TFM sono deducibili secondo il principio di competenza, a patto che siano soddisfatte due condizioni essenziali:

1. Il diritto all’indennità deve risultare da un atto scritto avente data certa anteriore all’inizio del rapporto di amministrazione.
2. Tale atto deve specificare l’importo del trattamento o i criteri per la sua determinazione.

In assenza di questi requisiti, il costo diventa deducibile solo al momento dell’effettiva corresponsione, secondo il principio di cassa (art. 95, comma 5, T.U.I.R.).

Nel caso esaminato, era pacifico che esistesse un atto scritto con data certa che legava la misura del TFM a una percentuale dei ricavi. Pertanto, la pretesa del Fisco di applicare i limiti quantitativi del TFR era illegittima. La decisione della Commissione Tributaria Regionale, che aveva avallato l’operato dell’Agenzia, è stata cassata perché non in linea con questi principi.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso della società, cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, annulla l’originario avviso di accertamento. La pronuncia rafforza la certezza del diritto per le imprese, confermando che la deducibilità TFM amministratori è un diritto pieno se l’emolumento è stato correttamente deliberato e formalizzato. Per le società è quindi fondamentale assicurarsi di avere una delibera assembleare o un altro atto con data certa che definisca chiaramente il diritto al TFM e le sue modalità di calcolo, al fine di poter dedurre correttamente gli accantonamenti annuali ed evitare contenziosi con il Fisco.

A quali condizioni è deducibile l’accantonamento per il Trattamento di Fine Mandato (TFM) degli amministratori?
L’accantonamento per il TFM è deducibile secondo il principio di competenza se il diritto all’indennità risulta da un atto scritto avente data certa, anteriore all’inizio del rapporto di amministrazione, che ne specifichi anche l’importo o i criteri di calcolo. In caso contrario, il costo è deducibile per cassa al momento del pagamento.

I limiti di deducibilità previsti per il TFR dei dipendenti si applicano anche al TFM degli amministratori?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito chiaramente che le norme e i limiti quantitativi di deducibilità previsti dall’art. 105 del T.U.I.R. per il TFR dei lavoratori dipendenti non si applicano al TFM degli amministratori, che segue una disciplina autonoma.

L’Agenzia delle Entrate deve sempre attendere 60 giorni dopo una verifica prima di emettere un avviso di accertamento?
No. L’obbligo di rispettare il termine dilatorio di 60 giorni, a garanzia del contraddittorio, si applica solo in caso di accertamenti preceduti da attività di verifica fisica presso la sede del contribuente (come accessi o ispezioni). Non si applica, invece, per le verifiche cosiddette “a tavolino”, condotte sulla base di documenti e dati già in possesso dell’Ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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