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Deducibilità sponsorizzazioni sportive: la presunzione

Una società di software si è vista contestare la deducibilità dei costi per la sponsorizzazione di associazioni sportive dilettantistiche. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, stabilendo che la legge prevede una presunzione legale assoluta per la deducibilità delle sponsorizzazioni sportive a favore di ASD. Questo principio impedisce all’Amministrazione Finanziaria di sindacare l’inerenza e la congruità di tali spese, a patto che siano rispettate determinate condizioni oggettive.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Sponsorizzazioni Sportive: La Cassazione Conferma la Presunzione Assoluta

L’ordinanza n. 3470/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per le imprese che investono in marketing sportivo: la deducibilità delle sponsorizzazioni sportive a favore di associazioni dilettantistiche (ASD) è assistita da una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità. Questa pronuncia chiarisce i limiti del potere di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria in questo specifico settore, offrendo maggiore certezza giuridica alle aziende. Il caso nasce dalla contestazione mossa dall’Agenzia delle Entrate a una società di software, che si era vista negare la deduzione integrale dei costi sostenuti per promuovere la propria immagine tramite due ASD.

I Fatti del Caso: Una Contestazione Fiscale

Una società operante nel settore dello sviluppo software aveva dedotto integralmente i costi sostenuti per sponsorizzare due associazioni sportive dilettantistiche. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, emetteva un avviso di accertamento recuperando a tassazione parte di tali costi. Secondo l’ufficio, le spese non erano pienamente inerenti all’attività d’impresa e quindi erano deducibili solo in minima parte (nella misura del 20% dell’utile conseguibile).

Le ragioni della contestazione si basavano su una serie di presunzioni:
1. Mancata corrispondenza territoriale: l’azienda aveva un bacino di utenza internazionale, mentre la pubblicità (striscioni e cartelli sui campi da gioco) raggiungeva un pubblico prettamente locale.
2. Diversità del target: i clienti della società erano altre imprese, mentre il pubblico delle manifestazioni sportive era composto da tifosi locali.
3. Sproporzione economica: l’entità della spesa era ritenuta eccessiva rispetto agli utili dell’azienda.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Agenzia delle Entrate, confermando che l’ufficio potesse valutare la congruità e l’inerenza dei costi anche in assenza di irregolarità contabili.

Il Ricorso in Cassazione e la Deducibilità delle Sponsorizzazioni Sportive

L’azienda ha impugnato la decisione della Commissione Tributaria Regionale dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando, tra gli altri motivi, la violazione e falsa applicazione dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289 del 2002. Questa norma disciplina specificamente le erogazioni liberali e le sponsorizzazioni nel settore sportivo dilettantistico. La tesi della società era che tale articolo introducesse una presunzione legale di inerenza, precludendo all’Amministrazione Finanziaria qualsiasi valutazione discrezionale sulla congruità o sull’opportunità economica della spesa.

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato questo motivo, accogliendo il ricorso della società e cassando con rinvio la sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha chiarito che l’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002 costituisce una norma speciale che deroga alla disciplina generale sulla deducibilità dei costi prevista dall’art. 109 del TUIR. Il legislatore, con questa disposizione, ha voluto introdurre un regime fiscale di favore per incentivare gli investimenti nello sport dilettantistico, riconoscendone l’utilità sociale.

Questa norma stabilisce una presunzione legale assoluta circa la natura di spesa pubblicitaria (e non di rappresentanza) dei corrispettivi erogati per sponsorizzazioni a favore di ASD. Di conseguenza, una volta verificate le condizioni oggettive previste dalla legge, tali spese si considerano automaticamente inerenti e congrue, senza che l’Amministrazione Finanziaria possa contestarle sulla base di valutazioni di antieconomicità o di mancato ritorno commerciale.

La Corte ha specificato che il sindacato del Fisco è precluso non solo riguardo all’inerenza (aspetto qualitativo), ma anche riguardo alla congruità (aspetto quantitativo). Negare la deducibilità sulla base di una presunta assenza di un’aspettativa di ritorno economico contraddice la ratio della norma, che è proprio quella di agevolare questo tipo di investimenti. La scelta imprenditoriale di promuovere il proprio marchio tramite lo sport dilettantistico non può essere messa in discussione dall’ufficio fiscale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

La decisione della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole alle imprese e offre importanti indicazioni pratiche. Le aziende che intendono investire in sponsorizzazioni sportive possono beneficiare della piena deducibilità delle sponsorizzazioni sportive, a condizione che vengano rispettati i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge:

1. Il soggetto sponsorizzato deve essere una compagine sportiva dilettantistica (ASD).
2. La sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor.
3. Il soggetto sponsorizzato deve aver effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.
4. Devono essere rispettati i limiti quantitativi di spesa previsti dalla normativa.

Se queste condizioni sono soddisfatte, l’impresa ha diritto alla deduzione integrale del costo, e l’Agenzia delle Entrate non può disconoscerla basandosi su valutazioni discrezionali circa l’opportunità o l’efficacia della campagna pubblicitaria. La sentenza, quindi, rafforza la certezza del diritto per le aziende che scelgono di sostenere lo sport dilettantistico come veicolo di promozione.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche (ASD) sono sempre deducibili?
Sì, sono considerate integralmente deducibili in quanto la legge stabilisce una presunzione legale assoluta sulla loro natura di spesa pubblicitaria, a condizione che siano rispettati specifici requisiti oggettivi previsti dall’art. 90, comma 8, della L. 289/2002.

L’Agenzia delle Entrate può contestare l’inerenza o la congruità di una spesa di sponsorizzazione verso una ASD?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma speciale sull’argomento (art. 90, L. 289/2002) impedisce all’Amministrazione Finanziaria di sindacare la scelta dell’imprenditore e di contestare l’inerenza o la congruità (cioè l’economicità) del costo, una volta che i presupposti di legge sono soddisfatti.

Quali sono le condizioni per applicare la presunzione assoluta di deducibilità per le sponsorizzazioni sportive?
Le condizioni sono: a) il soggetto sponsorizzato deve essere una compagine sportiva dilettantistica; b) deve essere rispettato il limite quantitativo di spesa; c) la sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine e i prodotti dello sponsor; d) il soggetto sponsorizzato deve aver effettivamente svolto una specifica attività promozionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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