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Deducibilità spese sponsorizzazione: la Cassazione decide

Una società che gestisce supermercati locali si è vista contestare la deduzione di costi di sponsorizzazione per una squadra sportiva dilettantistica, ritenuti antieconomici dall’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, stabilendo che la legge prevede una presunzione assoluta per la deducibilità spese sponsorizzazione a favore di sport amatoriali, rendendole integralmente deducibili a prescindere da valutazioni di congruità economica.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Spese Sponsorizzazione: Via Libera dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18726/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla deducibilità spese sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche. Questa decisione rafforza la posizione delle imprese che investono nello sport amatoriale, stabilendo che tali costi godono di una presunzione legale assoluta di deducibilità, non sindacabile dall’Amministrazione Finanziaria sulla base di criteri di economicità o congruità. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante provvedimento.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società che gestisce due supermercati in piccoli centri urbani. L’Ufficio contestava la deduzione di costi per un importo complessivo di 56.000,00 euro, sostenuti per la sponsorizzazione di una squadra sportiva locale. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, la spesa era incongrua e antieconomica, data la ridotta dimensione territoriale dell’attività dell’impresa e la genericità del messaggio pubblicitario, ritenuto incapace di generare un ritorno economico adeguato.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Agenzia, affermando che la spesa non era giustificata da una logica imprenditoriale e che gravava sull’impresa l’onere di provare la congruità dell’investimento. La società, ritenendo errata tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione sulla Deducibilità Spese Sponsorizzazione e l’Antieconomicità

Il nodo centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma qualifica come spese di pubblicità, e non di rappresentanza, i corrispettivi erogati a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche per la promozione dell’immagine o dei prodotti dello sponsor.

La domanda era: questa norma speciale prevale sui principi generali di inerenza e congruità dei costi previsti dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR)? L’Agenzia delle Entrate può comunque contestare la deducibilità spese sponsorizzazione se le ritiene eccessive o prive di un ritorno commerciale diretto e misurabile?

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni del contribuente, ribaltando la sentenza di secondo grado. I giudici hanno riaffermato un principio consolidato nella loro giurisprudenza: l’art. 90, comma 8, della L. 289/2002 introduce una presunzione legale assoluta sulla natura pubblicitaria di tali spese. Ciò significa che, una volta rispettate le condizioni previste dalla norma (soggetto sponsorizzato dilettantistico, effettiva attività promozionale, etc.), il costo è considerato pubblicitario per definizione di legge e, come tale, interamente deducibile.

La Corte ha specificato che questa presunzione rende irrilevante qualsiasi valutazione da parte del Fisco circa l’economicità o la congruità della spesa. La scelta imprenditoriale di promuovere il proprio marchio attraverso lo sport dilettantistico non è sindacabile nel merito. La voluntas legis è chiara: favorire, tramite la leva fiscale, gli investimenti in attività sportive considerate socialmente utili e meritevoli di tutela.

Inoltre, la Cassazione ha chiarito che il concetto di inerenza non deve essere interpretato in modo restrittivo. Non è necessario un legame territoriale stringente tra l’area geografica in cui opera l’impresa e quella della sponsorizzazione, né una correlazione diretta tra il costo sostenuto e un preciso ricavo. È sufficiente che la spesa sia correlata a un’attività potenzialmente idonea a generare utili, anche in via indiretta o futura, come l’aumento della notorietà del marchio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per le imprese che credono nel valore sociale ed economico dello sport. La decisione offre una solida certezza giuridica: la deducibilità spese sponsorizzazione a favore di enti sportivi dilettantistici è un diritto pieno, non soggetto a contestazioni basate su valutazioni discrezionali di convenienza economica da parte dell’Agenzia delle Entrate. Le aziende possono quindi pianificare i propri investimenti pubblicitari in questo settore con maggiore serenità, sapendo che, rispettati i requisiti formali, il beneficio fiscale è garantito dalla legge. Questo incentivo non solo supporta il tessuto sportivo locale, ma si traduce anche in un legittimo vantaggio fiscale per l’impresa.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche sono sempre deducibili?
Sì, secondo l’ordinanza, se vengono rispettate le condizioni previste dall’art. 90, comma 8, della Legge 289/2002, tali spese sono assistite da una presunzione legale assoluta di deducibilità come costi di pubblicità, e quindi sono integralmente deducibili.

L’Agenzia delle Entrate può contestare la deducibilità di una sponsorizzazione perché la considera troppo costosa o ‘antieconomica’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il regime speciale previsto per le sponsorizzazioni sportive dilettantistiche impedisce all’Amministrazione Finanziaria di sindacare la scelta imprenditoriale e di negare la deducibilità sulla base di valutazioni di congruità o antieconomicità del costo.

È necessario dimostrare un ritorno commerciale immediato o un legame territoriale per dedurre i costi di sponsorizzazione?
No, la sentenza ha ribadito che non è richiesta la prova di un ritorno commerciale diretto né un legame territoriale stretto tra l’attività dell’impresa e quella sponsorizzata. L’inerenza è soddisfatta dalla potenziale idoneità della spesa a produrre utili, anche indirettamente, attraverso la promozione dell’immagine aziendale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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