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Deducibilità spese sponsorizzazione: la Cassazione

Una società si è vista negare la deducibilità delle spese di sponsorizzazione a favore di un’associazione sportiva dilettantistica, poiché l’Agenzia delle Entrate le riteneva antieconomiche. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, ribadendo che l’art. 90 della L. 289/2002 stabilisce una presunzione legale assoluta sulla natura pubblicitaria di tali costi. Questa presunzione copre sia l’inerenza sia la congruità della spesa, impedendo al Fisco di contestarla sulla base di una presunta antieconomicità, a patto che siano rispettate determinate condizioni.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Spese di Sponsorizzazione: La Cassazione Fissa i Paletti

La deducibilità spese sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche rappresenta un tema di grande interesse per le imprese che investono nello sport per promuovere il proprio marchio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo la portata della presunzione legale che assiste tali spese, offrendo importanti tutele al contribuente contro le contestazioni del Fisco basate sulla presunta antieconomicità dei costi.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata. L’Ufficio contestava la deducibilità dei costi sostenuti nell’anno 2012 per la sponsorizzazione di un’associazione sportiva dilettantistica, ritenendoli non congrui, non inerenti e, in definitiva, antieconomici.
Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al Fisco, confermando la non deducibilità delle spese. La società, ritenendo errata la decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289 del 2002, norma che introduce una specifica agevolazione per questo tipo di investimenti.

La Decisione della Cassazione: una Presunzione Assoluta

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, ribaltando l’esito dei precedenti gradi di giudizio. Il punto centrale della decisione è l’interpretazione della norma citata, che secondo la Corte istituisce una presunzione legale assoluta circa la natura di spesa di pubblicità per i corrispettivi erogati a favore di compagini sportive dilettantistiche.
Questo significa che, una volta rispettate determinate condizioni, tali spese si considerano per legge come costi pubblicitari deducibili, senza che l’Amministrazione Finanziaria possa contestarne l’inerenza o la congruità sulla base di una valutazione di antieconomicità.

Le condizioni per la deducibilità spese sponsorizzazione

La Corte, richiamando la sua giurisprudenza consolidata, ha specificato i requisiti necessari affinché operi questa presunzione:
1. Soggetto sponsorizzato: Deve trattarsi di una società o associazione sportiva dilettantistica.
2. Limite quantitativo: Il corrispettivo erogato non deve superare l’importo annuo di 200.000 euro.
3. Finalità promozionale: La sponsorizzazione deve avere lo scopo di promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor.
4. Attività effettiva del beneficiario: L’ente sponsorizzato deve aver effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale (es. apposizione del marchio su divise, cartellonistica, etc.).

Se queste condizioni sono soddisfatte, la spesa è automaticamente qualificata come pubblicitaria e, di conseguenza, deducibile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che l’art. 90, comma 8, della L. 289/2002 è una disposizione speciale che deroga al regime generale di deducibilità dei costi previsto dall’art. 109 del T.U.I.R. Il legislatore ha voluto incentivare il sostegno economico allo sport dilettantistico, introducendo una semplificazione probatoria a favore delle imprese sponsor. La presunzione assoluta riguarda sia l’inerenza (il costo è per definizione legato all’attività d’impresa) sia la congruità (il costo è considerato adeguato per legge, entro il limite previsto). Di conseguenza, il Fisco non può mettere in discussione la deducibilità basandosi su una presunta sproporzione tra il costo sostenuto e il ritorno economico atteso. La Commissione Tributaria Regionale ha quindi commesso un error in iudicando (errore di giudizio) non applicando questa norma speciale al caso di specie. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Calabria, che dovrà riesaminare la controversia attenendosi ai principi espressi dalla Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento favorevole ai contribuenti e fornisce indicazioni chiare alle imprese che investono in sponsorizzazioni sportive. La deducibilità spese sponsorizzazione a favore del mondo dilettantistico è assistita da una forte tutela legale, a condizione che l’operazione sia reale e documentata. Per le aziende, è fondamentale assicurarsi che i contratti di sponsorizzazione siano redatti in modo chiaro, che i corrispettivi rientrino nel limite di legge e, soprattutto, che l’associazione sportiva realizzi concretamente le attività promozionali pattuite. In presenza di questi elementi, le contestazioni basate sulla mera antieconomicità della spesa non troveranno fondamento, come confermato dalla Suprema Corte.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche sono sempre deducibili?
Sì, sono considerate deducibili a titolo di spesa di pubblicità se rispettano quattro condizioni: il soggetto sponsorizzato è una compagine sportiva dilettantistica, l’importo annuo non supera i 200.000 euro, la sponsorizzazione mira a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor e l’associazione svolge un’effettiva attività promozionale.

L’Agenzia delle Entrate può contestare la deducibilità di queste spese ritenendole ‘antieconomiche’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma istituisce una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità. Pertanto, l’Amministrazione Finanziaria non può contestare la deducibilità sulla base di una presunta antieconomicità o sproporzione della spesa, se le condizioni previste dalla legge sono soddisfatte.

Cosa significa che la norma istituisce una ‘presunzione legale assoluta’?
Significa che la legge considera automaticamente provato che la spesa abbia natura pubblicitaria e sia inerente e congrua, senza ammettere prova contraria da parte del Fisco. Una volta che l’impresa dimostra di aver rispettato i requisiti formali e sostanziali previsti dalla norma, la deducibilità del costo non può essere messa in discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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