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Deducibilità royalties: ok al rinnovo tacito del contratto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13202/2025, ha stabilito la legittimità della deducibilità royalties pagate in base a un contratto di licenza marchio rinnovato tacitamente. Anche in assenza di un accordo scritto formale, i costi inerenti all’attività d’impresa sono deducibili se l’accordo prosegue per ‘fatti concludenti’, annullando la pretesa dell’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità royalties: per la Cassazione vale il rinnovo tacito del contratto

L’ordinanza n. 13202/2025 della Corte di Cassazione introduce un principio fondamentale in materia fiscale: la deducibilità royalties non può essere negata solo perché il contratto scritto è formalmente scaduto. Se le parti continuano a comportarsi come se l’accordo fosse ancora in vigore, il rinnovo tacito per ‘fatti concludenti’ è sufficiente a giustificare la deduzione dei costi, a patto che questi siano inerenti all’attività d’impresa. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: La contestazione dell’Agenzia delle Entrate

Una società operante nel settore della distribuzione di calzature e accessori si era vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’Ufficio contestava la deduzione di alcuni costi per l’anno 2013, tra cui le royalties corrisposte a un’altra società per l’utilizzo di un noto marchio.

La motivazione del Fisco era prettamente formale: il contratto di licenza d’uso del marchio risultava scaduto a novembre 2013. Di conseguenza, secondo l’Amministrazione Finanziaria, i costi sostenuti dopo quella data non erano supportati da un valido titolo giuridico e, pertanto, non potevano essere dedotti dal reddito d’impresa.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente dato ragione alla società, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Deducibilità Royalties

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza della Commissione Regionale e rinviando la causa a un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nel superamento di un approccio eccessivamente formalistico alla valutazione dei costi aziendali.

I giudici di legittimità hanno chiarito che, ai fini della deducibilità royalties, non è determinante la sola esistenza di un contratto scritto e in corso di validità. Ciò che conta è la sostanza economica dell’operazione. Se il rapporto tra le parti prosegue di fatto anche dopo la scadenza formale del contratto, attraverso comportamenti concludenti (come il pagamento e l’accettazione delle royalties e il continuo utilizzo del marchio), il contratto si intende tacitamente rinnovato.

Le Motivazioni: Rinnovo Tacito e Principio di Inerenza

La Corte ha basato il proprio ragionamento su principi cardine del diritto civile e tributario.

Innanzitutto, ha richiamato il principio della libertà delle forme (art. 1350 c.c.) e dell’autonomia privata (art. 1322 c.c.). Per i contratti di licenza di marchio, la legge non impone una forma scritta ad substantiam (cioè a pena di nullità). Pertanto, un accordo del genere può essere validamente concluso o rinnovato anche verbalmente o, come nel caso di specie, attraverso ‘fatti concludenti’. Se il contratto è civilisticamente valido ed efficace, non c’è ragione per considerarlo ‘scaduto’ o ‘invalido’ ai fini fiscali.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito la centralità del principio di inerenza. Per la deducibilità di un costo (ai fini delle imposte dirette) e per la detraibilità della relativa IVA, è necessario che tale costo sia correlato all’attività d’impresa. Nel caso in esame, nessuno aveva messo in dubbio che le royalties fossero state effettivamente pagate e che l’utilizzo del marchio fosse funzionale all’attività della società contribuente. Negare la deducibilità solo per un vizio formale, come la mancata formalizzazione del rinnovo, significherebbe violare questo principio fondamentale, oltre a quello di neutralità dell’IVA.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza offre un’importante tutela per le imprese, valorizzando la sostanza economica rispetto alla forma. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. La realtà prevale sulla forma: Ai fini fiscali, un contratto che continua a essere eseguito da entrambe le parti dopo la sua scadenza formale si considera tacitamente rinnovato. La prova di tale prosecuzione può essere fornita attraverso fatture, pagamenti e altri comportamenti concludenti.
2. L’inerenza è la chiave: La vera condizione per la deducibilità di un costo è la sua connessione con l’attività aziendale. Se un costo è sostenuto nell’interesse dell’impresa, la sua deducibilità non può essere negata per mere questioni formali, a meno che non sia la legge a prevedere una forma specifica a pena di nullità.
3. Tutela per il contribuente: Le aziende possono legittimamente dedurre i costi derivanti da accordi non formalizzati per iscritto, purché siano in grado di dimostrare l’effettività dell’operazione e la sua inerenza all’attività svolta.

È possibile dedurre i costi per royalties se il contratto scritto è scaduto?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il contratto prosegue nei fatti, attraverso comportamenti concludenti delle parti (come il pagamento e l’accettazione delle somme e il continuo utilizzo del marchio), esso si considera tacitamente rinnovato. La deducibilità è quindi ammessa se il costo è inerente all’attività d’impresa.

Cosa significa che un contratto si rinnova per “fatti concludenti” ai fini fiscali?
Significa che, anche in assenza di un nuovo documento scritto, il comportamento delle parti dimostra in modo inequivocabile la loro volontà di continuare il rapporto contrattuale. Questo rinnovo, valido sul piano civilistico, ha piena efficacia anche ai fini fiscali per giustificare la deducibilità dei costi.

La mancanza di un contratto scritto formale impedisce la detrazione dell’IVA sui costi?
No. In base al principio di neutralità fiscale dell’IVA, se il costo è stato effettivamente sostenuto ed è inerente all’attività d’impresa, la relativa IVA è detraibile. La mancanza di un rinnovo contrattuale scritto non è di per sé sufficiente a negare la detrazione, a meno che non vi sia un intento fraudolento o evasivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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