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Deducibilità quote ammortamento: la Cassazione decide

Una società alberghiera si è vista respingere il ricorso dalla Corte di Cassazione riguardo alla deducibilità delle quote di ammortamento e altri oneri per l’anno 2008. La Corte ha confermato che per i tributi non armonizzati, come IRES e IRAP, non è obbligatorio il contraddittorio preventivo per gli accertamenti “a tavolino”. Inoltre, ha dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso per vizi procedurali, ribadendo l’impossibilità di riesaminare i fatti in sede di legittimità e la necessità di rispettare il principio di autosufficienza del ricorso.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deduzione Quote Ammortamento e Affitto d’Azienda: L’Ordinanza della Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su temi cruciali per le imprese, come la deducibilità quote ammortamento in caso di affitto d’azienda e i limiti dell’obbligo di contraddittorio preventivo da parte dell’Amministrazione Finanziaria. La decisione analizza con rigore i requisiti procedurali per l’accesso al giudizio di legittimità, offrendo importanti spunti di riflessione per contribuenti e professionisti.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore alberghiero impugnava un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2008. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di diverse voci di costo, tra cui le quote di ammortamento, i canoni di leasing e alcuni oneri condominiali relativi a immobili concessi in affitto.
Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le ragioni della società, confermando la legittimità dell’atto impositivo. La controversia è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con la società che ha articolato il proprio ricorso su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla deducibilità quote ammortamento

La società ricorrente ha basato la propria difesa su tre argomentazioni principali:

1. Violazione dello Statuto del Contribuente: Si lamentava la mancata osservanza del termine dilatorio di 60 giorni tra la chiusura delle operazioni di verifica e la notifica dell’avviso di accertamento, previsto dall’art. 12, comma 7, dello Statuto del Contribuente.
2. Errata Applicazione delle Norme sull’Ammortamento: La società sosteneva che la Commissione Tributaria Regionale avesse erroneamente ignorato una specifica clausola del contratto di affitto d’azienda che, in deroga alla regola generale, le consentiva la deduzione delle quote di ammortamento dei beni aziendali.
3. Omesso Esame di un Fatto Decisivo: Infine, si contestava alla sentenza d’appello di non aver esaminato la questione relativa al diritto di dedurre i canoni di leasing e gli oneri condominiali.

La Decisione della Corte Suprema

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 24 luglio 2025, ha rigettato integralmente il ricorso, condannando la società al pagamento delle spese processuali. La decisione si fonda su un’analisi puntuale di ciascun motivo, evidenziando vizi procedurali che hanno reso le doglianze inammissibili o infondate.

Il Ragionamento della Corte

Approfondiamo le argomentazioni giuridiche che hanno portato al rigetto del ricorso.

Il Contraddittorio Preventivo nei Tributi non Armonizzati

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo generalizzato di contraddittorio endoprocedimentale, a pena di nullità dell’atto, vige esclusivamente per i tributi “armonizzati” a livello europeo (come l’IVA). Per i tributi “non armonizzati” (come IRES e IRAP, oggetto del caso di specie), un tale obbligo non sussiste nella legislazione nazionale, specialmente nel caso di accertamenti cosiddetti “a tavolino”, basati cioè sull’esame di documenti presso l’ufficio. Di conseguenza, la presunta violazione del termine di 60 giorni è stata ritenuta infondata.

L’Inammissibilità per “Doppia Conforme” e Divieto di Riesame del Fatto

Il secondo motivo, relativo alla deducibilità quote ammortamento, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha osservato che, dietro l’apparente denuncia di una violazione di legge, la società chiedeva in realtà un nuovo esame del merito della controversia, ovvero l’interpretazione di una clausola contrattuale. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità. Inoltre, trovava applicazione il principio della “doppia conforme”: poiché le sentenze di primo e secondo grado erano giunte alla stessa conclusione, il ricorso per vizio di motivazione era ammissibile solo dimostrando che le due decisioni si basavano su ragioni fattuali diverse, onere che la ricorrente non ha assolto.

Il Difetto di Autosufficienza

Anche il terzo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per difetto di “autosufficienza”. La Corte ha spiegato che il ricorso non riportava in modo specifico il motivo d’appello con cui la questione della deducibilità dei canoni di leasing e degli oneri condominiali sarebbe stata sollevata in secondo grado. Il principio di autosufficienza impone che il ricorso contenga tutti gli elementi necessari per essere deciso, senza che la Corte debba ricercare atti e documenti nei fascicoli dei gradi precedenti. Non avendolo fatto, la società ha impedito alla Corte di valutare se vi fosse stata effettivamente un’omessa pronuncia da parte del giudice d’appello.

Implicazioni Pratiche e Conclusioni

Questa ordinanza offre spunti fondamentali. In primo luogo, conferma la netta distinzione, ai fini del contraddittorio preventivo, tra tributi armonizzati e non. In secondo luogo, sottolinea l’estremo rigore formale richiesto per i ricorsi in Cassazione: non è possibile trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito. Infine, ribadisce l’importanza cruciale del principio di autosufficienza: ogni affermazione contenuta nel ricorso deve essere supportata da precisi e puntuali riferimenti agli atti di causa, pena l’inammissibilità.

È sempre obbligatorio per l’Agenzia delle Entrate avviare un contraddittorio prima di emettere un avviso di accertamento?
No. Secondo la Corte, l’obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo, a pena di invalidità dell’atto, sussiste solo per i tributi “armonizzati” a livello europeo (es. IVA). Per i tributi non armonizzati come IRES e IRAP, non vi è una prescrizione generale in tal senso, soprattutto per gli accertamenti basati solo su documenti d’ufficio (“a tavolino”).

In un contratto di affitto d’azienda, chi può dedurre le quote di ammortamento dei beni?
La regola generale, non direttamente decisa nel merito ma presupposta dalla Corte, è che la deduzione delle quote di ammortamento spetti al proprietario dei beni (il locatore). Sebbene le parti possano pattuire diversamente in un contratto, per far valere tale deroga in un processo è necessario che la questione sia correttamente introdotta e provata nei gradi di merito, non potendo essere riesaminata per la prima volta in Cassazione.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile anche se le argomentazioni sembrano valide?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per motivi procedurali, indipendentemente dalla fondatezza delle argomentazioni. Nel caso specifico, i motivi sono stati l’inammissibilità dovuta alla “doppia conforme” (che limita il riesame dei fatti) e il difetto di “autosufficienza”, ovvero la mancata inclusione nel ricorso di tutti gli elementi e riferimenti documentali necessari alla Corte per poter decidere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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