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Deducibilità perdite su crediti: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 303/2025, ha chiarito i requisiti per la deducibilità perdite su crediti. Un contribuente si era visto negare la deduzione di una perdita relativa all’anno 2010, poiché il debitore era stato dichiarato fallito solo nel 2012. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che la perdita è deducibile solo nell’anno in cui si acquisisce la certezza della sua irrecuperabilità, sulla base di elementi certi e precisi. L’onere della prova spetta al contribuente, che non può scegliere arbitrariamente il periodo d’imposta in cui operare la deduzione.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Perdite su Crediti: Quando un Credito è Davvero ‘Perso’ per il Fisco?

La gestione dei crediti insoluti è una sfida costante per ogni imprenditore. Oltre al danno economico diretto, sorgono complesse questioni fiscali, prima fra tutte quella relativa alla deducibilità perdite su crediti. Quando è possibile scaricare dal reddito imponibile un credito che non si riesce a incassare? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i principi cardine che governano questa materia, sottolineando come la scelta del momento in cui dedurre la perdita non sia a discrezione del contribuente, ma debba ancorarsi a requisiti oggettivi di certezza e precisione.

I Fatti del Caso: Un Credito Inesigibile e una Deduzione Contestata

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un contribuente che aveva dedotto, nel proprio reddito relativo all’anno 2010, una perdita su un credito vantato nei confronti di una società a responsabilità limitata. L’Amministrazione Finanziaria aveva contestato tale deduzione, emettendo un avviso di accertamento e recuperando a tassazione le somme. La Commissione Tributaria Regionale, riformando la decisione di primo grado favorevole al contribuente, aveva dato ragione all’Agenzia. Il motivo? La società debitrice era stata dichiarata fallita solo nel 2012. Secondo i giudici di merito, nel 2010 mancavano gli ‘elementi certi e precisi’ richiesti dalla legge per considerare quella perdita come definitiva e, di conseguenza, deducibile.

La Decisione della Cassazione sulla Deducibilità Perdite su Crediti

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del contribuente, confermando la linea dei giudici d’appello e offrendo importanti chiarimenti sulla corretta applicazione dell’art. 101, comma 5, del TUIR.

Il Principio di Competenza e l’Onere della Prova

Il fulcro della decisione risiede nel rigoroso rispetto del principio di competenza fiscale. Questo principio, inderogabile nella determinazione del reddito d’impresa, impone che la deduzione di un costo avvenga nell’esercizio in cui si acquisisce la certezza della sua esistenza e la sua definitiva inerenza. Applicato alle perdite su crediti, ciò significa che la deduzione è ammessa solo nell’anno in cui il credito diventa inequivocabilmente e definitivamente irrecuperabile.

La Corte ha ribadito che l’onere di dimostrare la sussistenza di tali presupposti grava interamente sul contribuente. Non è sufficiente il semplice mancato pagamento da parte del debitore. L’imprenditore deve provare di aver esperito tutte le azioni utili per il recupero del credito e che tali azioni si sono rivelate infruttuose. Nel caso specifico, il contribuente non aveva fornito prove adeguate, come ad esempio la notifica di assegni protestati o la dimostrazione di tentativi di esecuzione forzata senza successo, che potessero attestare l’irrecuperabilità del credito già nel 2010.

L’importanza del Momento Esatto per la Deducibilità delle Perdite

I giudici hanno sottolineato che la successiva dichiarazione di fallimento del debitore, avvenuta nel 2012, non poteva sanare la carenza probatoria relativa al 2010. Sebbene l’apertura di una procedura concorsuale rappresenti uno degli elementi che, per legge, certificano l’irrecuperabilità del credito, essa produce i suoi effetti fiscali dal momento in cui si verifica. Consentire al contribuente di scegliere a proprio piacimento l’anno in cui dedurre la perdita snaturerebbe il principio di competenza, trasformandolo in un criterio soggettivo e arbitrario, finalizzato magari a ottenere il massimo vantaggio fiscale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione sul principio secondo cui la deducibilità della perdita su crediti non è una scelta discrezionale del contribuente, ma un diritto che sorge in un preciso momento: quello in cui si materializzano gli ‘elementi certi e precisi’ che attestano l’irrecuperabilità del credito. Questi elementi devono essere oggettivi e dimostrabili. Lasciare al contribuente la facoltà di decidere quando operare la deduzione violerebbe il principio di competenza, che è un criterio oggettivo e inderogabile per la determinazione del reddito d’impresa. La perdita deve essere imputata all’esercizio in cui si acquista la ragionevole certezza che non potrà più essere riscossa, non in un esercizio precedente o successivo scelto per convenienza.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito per tutte le imprese: la gestione fiscale dei crediti inesigibili richiede rigore e una documentazione impeccabile. Per poter beneficiare della deducibilità perdite su crediti, è essenziale non solo che il credito esista, ma che la sua perdita sia divenuta definitiva nell’anno d’imposta prescelto. Le imprese devono quindi conservare diligentemente tutta la documentazione che attesti i tentativi di recupero (solleciti, messe in mora, azioni legali) e le condizioni patrimoniali del debitore. Agire con leggerezza, anticipando o posticipando la deduzione rispetto al momento in cui si concretizza la perdita, espone al rischio concreto di accertamenti fiscali e al disconoscimento del costo, con conseguente recupero delle imposte e applicazione di sanzioni.

Quando un imprenditore può dedurre fiscalmente una perdita su un credito?
Un imprenditore può dedurre una perdita su un credito solo nell’anno d’imposta in cui si acquisisce la certezza che il credito stesso sia definitivamente irrecuperabile. Tale certezza deve essere supportata da ‘elementi certi e precisi’ che dimostrino l’impossibilità di riscossione.

Chi ha l’onere di provare che una perdita su crediti è deducibile?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente. È lui che deve fornire all’Amministrazione Finanziaria la prova dei fatti costitutivi del suo diritto, ovvero non solo l’esistenza del credito, ma anche la presenza degli elementi oggettivi che ne dimostrino la definitiva irrecuperabilità in un determinato anno fiscale.

La dichiarazione di fallimento del debitore in un anno successivo può giustificare la deduzione della perdita in un anno precedente?
No. La perdita su un credito va dedotta nell’anno in cui si realizzano i presupposti di certezza e precisione. Una dichiarazione di fallimento in un anno successivo (es. 2012) non può essere utilizzata per giustificare la deducibilità di una perdita in un anno precedente (es. 2010) se in quell’anno non esistevano ancora prove oggettive dell’irrecuperabilità del credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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