LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Deducibilità perdite su crediti: i chiarimenti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7885/2024, ha chiarito le condizioni per la deducibilità perdite su crediti. Una società aveva dedotto perdite tramite note di credito, ma l’Agenzia delle Entrate ha contestato l’operazione. Dopo due sentenze favorevoli al contribuente, la Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, stabilendo che la semplice emissione di una nota di credito non basta. Il contribuente deve dimostrare le ragioni sostanziali che giustificano la perdita, come una transazione, una remissione motivata o l’esito infruttuoso di azioni di recupero.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità perdite su crediti: i chiarimenti della Cassazione

La corretta gestione fiscale dei crediti inesigibili è cruciale per la salute finanziaria di un’impresa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7885 del 22 marzo 2024) ha fornito importanti chiarimenti sulla deducibilità perdite su crediti, stabilendo che la semplice emissione di una nota di credito non è sufficiente a giustificare la deduzione fiscale della perdita. È necessario dimostrare la sostanza dell’operazione che ha portato alla definitiva estinzione del credito. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a una società agroalimentare per gli anni d’imposta 2007 e 2008. L’Amministrazione Finanziaria contestava, per il 2007, la mancata dichiarazione di ricavi a seguito dell’emissione di note di credito e, per il 2008, l’indebita deduzione di sopravvenienze passive derivanti dalla cancellazione di crediti.

La società contribuente si era difesa sostenendo la legittimità delle operazioni, riconducibili a resi, abbuoni e sconti concessi alla clientela. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società, annullando gli avvisi di accertamento. I giudici di merito avevano ritenuto che, in assenza di contestazioni sulla falsità materiale delle note di credito, la deduzione fosse legittima.

L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta della decisione di secondo grado, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione degli articoli 101 e 109 del TUIR. Secondo l’Agenzia, i giudici di merito avevano erroneamente confuso il concetto di nota di credito con quello di sopravvenienza passiva deducibile, senza verificare la sussistenza dei requisiti di legge per la deducibilità della perdita.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa corte per un nuovo esame. La Suprema Corte ha ritenuto fondata la censura mossa dall’Amministrazione Finanziaria, evidenziando l’errore commesso dai giudici di merito nel non aver distinto correttamente le diverse fattispecie fiscali.

Analisi sulla deducibilità perdite su crediti

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra la perdita derivante da una svalutazione del credito (che mantiene una sua astratta esigibilità) e quella derivante dal suo definitivo venir meno (perdita di realizzo). Secondo la Corte, per poter dedurre una perdita ai sensi dell’art. 101 del TUIR, non basta l’emissione di una nota di credito che annulla contabilmente il ricavo. È indispensabile che il contribuente fornisca la prova delle ragioni sottostanti a tale operazione.

La Corte ha specificato che l’estinzione del credito e la conseguente perdita devono essere la conseguenza di eventi specifici e documentabili, come:
* Una cessione onerosa del credito.
* Una transazione con il debitore.
* Una remissione del debito, di cui però vanno illustrate le ragioni economiche (escludendo intenti puramente donativi).
* La dimostrazione di aver tentato il recupero del credito con azioni legali rimaste infruttuose.

In assenza di tale prova, la cancellazione del credito rimane una scelta discrezionale dell’imprenditore, priva di rilevanza fiscale ai fini della deducibilità.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la Commissione Tributaria Regionale si è limitata a confermare la decisione di primo grado basandosi sull’assenza di contestazioni circa la falsità materiale delle note di credito. Questo approccio è stato giudicato errato e superficiale. I giudici di merito avrebbero dovuto operare una verifica sostanziale, accertando se la società avesse effettivamente comprovato l’effettività delle operazioni descritte nelle note di credito (resi, sconti, abbuoni) e, di conseguenza, la corretta imputazione delle perdite tra le sopravvenienze passive, nel rispetto dei requisiti previsti dall’art. 109 del TUIR.

La CTR, invece, ha operato una “commistione tra sopravvenienze e note di credito”, ritenendo automaticamente legittima la deduzione senza indagare sulla causa reale della perdita. L’onere della prova circa l’esistenza di elementi certi e precisi che giustificano la perdita su un credito grava sempre sul contribuente. La sola emissione di un documento contabile, pur formalmente corretto, non è sufficiente a soddisfare tale onere.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce un principio fondamentale in materia fiscale: la prevalenza della sostanza sulla forma. Per la deducibilità perdite su crediti, non è sufficiente un’annotazione contabile o l’emissione di un documento come la nota di credito. L’imprenditore deve essere in grado di dimostrare, con prove concrete e oggettive, le ragioni economiche e giuridiche che hanno portato alla definitiva inesigibilità del credito. Le aziende devono quindi porre massima attenzione alla documentazione di supporto per ogni operazione di storno o cancellazione di crediti, al fine di evitare contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria e garantire la corretta applicazione delle norme sulla deducibilità dei costi.

È sufficiente emettere una nota di credito per poter dedurre fiscalmente la perdita su un credito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola emissione di una nota di credito non è sufficiente. Il contribuente deve dimostrare le ragioni sostanziali e gli eventi specifici (come una transazione, una remissione motivata o l’esito infruttuoso di azioni di recupero) che hanno causato la perdita definitiva del credito.

Quali condizioni devono essere soddisfatte per la deducibilità perdite su crediti?
La perdita deve essere definitiva e giustificata da elementi certi e precisi. Il contribuente ha l’onere di provare che l’estinzione del credito non è una sua scelta discrezionale, ma la conseguenza di eventi oggettivi che ne dimostrano l’irrecuperabilità, come previsto dall’art. 101 del TUIR.

Quale errore ha commesso la Commissione Tributaria Regionale secondo la Cassazione?
La Commissione Tributaria Regionale ha erroneamente confuso i concetti di nota di credito e di sopravvenienza passiva deducibile. Ha ritenuto legittima la deduzione basandosi unicamente sull’assenza di contestazioni sulla falsità materiale delle note di credito, senza verificare se la società avesse provato l’effettività delle operazioni sottostanti e il rispetto dei requisiti di legge per la deducibilità della perdita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati