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Deducibilità perdite su crediti: estinzione del giudizio

Una società ha impugnato un avviso di accertamento che negava la deducibilità di perdite su crediti e di costi di manutenzione. La controversia è giunta in Cassazione, ma il giudizio è stato dichiarato estinto perché il contribuente ha aderito alla definizione agevolata delle liti pendenti, risolvendo la questione al di fuori delle aule di tribunale.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità perdite su crediti: quando la definizione agevolata estingue il processo

L’ordinanza n. 5336/2024 della Corte di Cassazione offre un interessante spunto di riflessione non tanto sul merito di una complessa questione fiscale, quanto sull’impatto delle procedure di definizione agevolata sulle liti pendenti. Il caso riguardava la deducibilità perdite su crediti e altri costi aziendali, ma si è concluso con una declaratoria di estinzione del giudizio, evidenziando l’efficacia di questi strumenti deflattivi del contenzioso.

I Fatti del Contenzioso Tributario

Una società di servizi si era vista notificare un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2014, con cui l’Agenzia Fiscale contestava la deducibilità di alcuni costi e recuperava maggiori imposte dirette e IVA. Le contestazioni principali erano due:

1. Perdite su crediti: La società aveva dedotto una perdita su un credito vantato verso un debitore ammesso a una procedura di concordato preventivo. Secondo la Commissione Tributaria Regionale, tale perdita avrebbe dovuto essere imputata all’esercizio precedente (2013), anno di ammissione del debitore alla procedura, e non al 2014.
2. Costi di manutenzione: Erano stati disconosciuti dei costi per manutenzione e acquisto di pezzi di ricambio perché, secondo i giudici di merito, le fatture non specificavano il numero di targa o di telaio dei veicoli a cui erano destinati. La società sosteneva invece di aver acquistato i ricambi ‘in blocco’, inserendoli a magazzino e gestendone l’utilizzo tramite buoni di prelievo interni, assolvendo così all’onere della prova.

Dopo la soccombenza sia in primo che in secondo grado, l’azienda ha proposto ricorso per cassazione.

Le Ragioni dell’Appello in Cassazione e la questione sulla deducibilità perdite su crediti

La società contribuente ha affidato il proprio ricorso a tre motivi principali.

Il primo motivo verteva proprio sulla violazione delle norme relative alla deducibilità perdite su crediti. Si contestava l’interpretazione restrittiva dei giudici di merito, sostenendo che una modifica normativa successiva (introdotta con il D.Lgs. 147/2015) consentiva la deduzione della perdita anche in esercizi successivi a quello di apertura della procedura concorsuale, contrastando la tesi che la ‘certezza’ della perdita coincidesse rigidamente con l’ammissione al concordato.

Con un secondo motivo, si lamentava l’omessa pronuncia dei giudici d’appello sulla questione della retroattività di tale disciplina. Infine, con il terzo motivo, si contestava la decisione sui costi di manutenzione, ritenendo eccessivamente formalistico il requisito dell’indicazione della targa su fatture per acquisti massivi di ricambi, a fronte della prova fornita tramite le scritture di magazzino.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle questioni sollevate. La sua decisione si è fermata a un dato procedurale dirimente: il giudizio in oggetto rientrava nell’elenco delle controversie per le quali era stata presentata domanda di definizione agevolata, ai sensi della Legge n. 197/2022. La società, avvalendosi di questa ‘pace fiscale’, ha di fatto scelto di chiudere la pendenza con il Fisco attraverso il pagamento di una somma forfettaria, rinunciando alla prosecuzione del contenzioso.

Di conseguenza, venendo meno l’oggetto stesso del contendere, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto della situazione e dichiarare l’estinzione del giudizio. Le spese legali, come di prassi in questi casi, sono state compensate, rimanendo a carico delle parti che le avevano anticipate.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza, pur non fornendo chiarimenti sostanziali sulla complessa disciplina della deducibilità perdite su crediti, dimostra in modo emblematico il funzionamento e lo scopo delle normative sulla definizione agevolata. Tali strumenti offrono al contribuente una via d’uscita dal lungo e incerto percorso del contenzioso tributario, garantendo allo stesso tempo un’entrata certa per l’Erario. La scelta di aderire a una sanatoria, come in questo caso, porta all’estinzione del processo, lasciando irrisolte le questioni di diritto sottostanti ma ponendo fine alla lite in modo definitivo. Per le aziende, si tratta di una valutazione strategica tra il costo certo della definizione agevolata e i rischi, i tempi e i costi di un giudizio dall’esito incerto.

Perché il processo davanti alla Corte di Cassazione è stato dichiarato estinto?
Il processo è stato dichiarato estinto perché la società contribuente ha aderito alla ‘definizione agevolata delle controversie’, una procedura speciale (prevista dalla L. 197/2022) che permette di chiudere le liti con il fisco pagando un importo ridotto, ponendo così fine al contenzioso.

Qual era il principale motivo di disaccordo sulla deducibilità delle perdite su crediti?
Il disaccordo riguardava il momento corretto per dedurre la perdita. La Commissione Tributaria Regionale riteneva che la perdita dovesse essere imputata all’anno in cui il debitore era stato ammesso al concordato preventivo (2013), mentre la società l’aveva dedotta nell’anno successivo (2014).

La Corte di Cassazione ha deciso chi avesse ragione nel merito della questione fiscale?
No, la Corte di Cassazione non si è pronunciata sul merito delle questioni fiscali (né sulla perdita su crediti, né sui costi di manutenzione). L’adesione della società alla definizione agevolata ha fatto venir meno l’oggetto della controversia, obbligando la Corte a dichiarare semplicemente l’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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