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Deducibilità perdita su crediti: la Cassazione decide

Una società deduceva una minusvalenza dalla cessione di crediti. L’Agenzia delle Entrate contestava l’operazione come elusiva. La Cassazione ha stabilito che la deducibilità perdita su crediti ceduti pro soluto richiede la prova di elementi certi e precisi che ne giustifichino la svalutazione, non essendo sufficiente il solo accordo tra le parti. La Corte ha confermato l’indeducibilità della perdita ma ha accolto il ricorso sulle sanzioni per l’applicazione di una norma più favorevole.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità perdita su crediti: i paletti della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8714 del 3 aprile 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per le imprese: la deducibilità perdita su crediti ceduti pro soluto a un prezzo inferiore al loro valore nominale. La pronuncia ribadisce un orientamento consolidato, sottolineando che la mera cessione non basta a garantire la deducibilità. È onere del contribuente dimostrare, con elementi concreti, la sussistenza dei requisiti di certezza e precisione della perdita, nonché l’inerenza dell’operazione all’attività d’impresa.

I Fatti del Caso

Una società di servizi aveva dedotto dal proprio reddito una cospicua minusvalenza, pari a quasi 13 milioni di euro, derivante dalla cessione pro soluto di un pacchetto di crediti a un’altra società. Il corrispettivo della cessione consisteva nell’estinzione di un debito preesistente che la società cedente aveva nei confronti della società acquirente.

L’Amministrazione Finanziaria ha contestato l’operazione, emettendo un avviso di accertamento. Secondo il Fisco, la cessione configurava una fattispecie elusiva ai sensi dell’art. 37-bis del D.P.R. 600/1973. L’obiettivo dell’impresa non sarebbe stato economico, ma puramente fiscale: trasformare una perdita su crediti, di fatto indeducibile per mancanza dei requisiti di legge, in una minusvalenza da cessione, considerata integralmente deducibile. A sostegno della propria tesi, l’Agenzia evidenziava la tempistica dell’operazione (effettuata a fine anno) e i legami economici e personali tra le società coinvolte, che facevano pensare a un gruppo economico di fatto.

Dopo un esito favorevole in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’Amministrazione Finanziaria. La società contribuente ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Qualificazione della Perdita: Minusvalenza o Perdita su Crediti?

Il primo e centrale motivo di ricorso si basava sulla presunta errata applicazione dell’art. 101 del TUIR. La società sosteneva che la perdita derivante da un atto di realizzo, come la cessione, dovesse essere qualificata come minusvalenza (art. 101, comma 1) e, in quanto tale, deducibile senza dover dimostrare i presupposti di certezza e precisione richiesti per le perdite su crediti (art. 101, comma 5).

La Suprema Corte ha rigettato questa tesi, confermando la propria giurisprudenza. La perdita scaturente dalla cessione pro soluto di un credito a un valore inferiore a quello nominale deve essere ricondotta alla disciplina specifica delle perdite su crediti. Non si tratta di una generica minusvalenza patrimoniale, ma della constatazione di una inesigibilità, anche solo parziale, del credito stesso.

Deducibilità perdita su crediti: l’Onere della Prova

Di conseguenza, per ottenere la deducibilità della perdita, il contribuente non può limitarsi a presentare l’atto di cessione. Deve invece adempiere a un onere probatorio rigoroso, fornendo all’Amministrazione Finanziaria e, in caso di contenzioso, al giudice, tutti gli “elementi certi e precisi” che dimostrino l’oggettiva e definitiva inesigibilità del credito.

Questi elementi non possono esaurirsi nella pattuizione di un corrispettivo basso, ma devono riguardare le ragioni a monte che hanno reso necessaria la svalutazione: la situazione patrimoniale del debitore, le infruttuose azioni di recupero, la riduzione delle garanzie patrimoniali. In assenza di una procedura concorsuale a carico del debitore, non esiste alcun automatismo nella deducibilità.

Il Principio di Inerenza e l’Abuso del Diritto

La Corte ha inoltre ribadito che, indipendentemente dalla qualificazione della perdita, ogni componente negativo di reddito deve rispettare il requisito fondamentale dell’inerenza (art. 109, comma 5, TUIR). Un’operazione palesemente antieconomica, come la cessione di un credito per un corrispettivo irrisorio senza valide ragioni commerciali, può essere considerata non inerente e, quindi, indeducibile.

Nel caso specifico, la Cassazione ha avallato l’impostazione della Commissione Tributaria Regionale, che aveva ravvisato nell’operazione una finalità elusiva. La trasformazione di una perdita su crediti in una minusvalenza era stata vista come un aggiramento delle norme fiscali, privo di sostanza economica e volto unicamente a conseguire un vantaggio fiscale indebito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato quasi tutti i motivi di ricorso, ritenendoli infondati o inammissibili. Ha sottolineato che la valutazione degli elementi indiziari che hanno portato i giudici di merito a ritenere l’operazione elusiva (legami tra le società, tempistica, antieconomicità) costituisce un apprezzamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità. L’unico motivo accolto è stato quello relativo alle sanzioni. Poiché dopo la sentenza d’appello è entrato in vigore il D.Lgs. 158/2015, che ha introdotto un regime sanzionatorio potenzialmente più favorevole, la Corte ha cassato la sentenza su questo punto, rinviando al giudice del merito il compito di rideterminare le sanzioni applicando il principio del favor rei.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza n. 8714/2024 rappresenta un’importante conferma dei principi che regolano la deducibilità delle perdite su crediti. Per le imprese, le implicazioni sono chiare e stringenti:
1. Documentazione Rigorosa: Qualsiasi operazione di cessione di crediti a un valore ridotto deve essere supportata da una solida documentazione che attesti le ragioni economiche e la situazione di difficoltà del debitore.
2. Onere della Prova: L’onere di dimostrare la legittimità della deduzione grava interamente sul contribuente. Non è sufficiente invocare la natura pro soluto della cessione.
3. Attenzione all’Abuso del Diritto: Le operazioni devono avere una sostanza economica e non essere finalizzate al solo risparmio fiscale. La presenza di legami societari o tempistiche sospette può essere interpretata come un indicatore di elusione.
In sintesi, la cessione del credito non è una scorciatoia per dedurre perdite altrimenti indeducibili. È uno strumento di gestione che, ai fini fiscali, richiede trasparenza, coerenza economica e una robusta capacità di prova.

Quando è deducibile la perdita derivante dalla cessione di un credito a un prezzo inferiore al suo valore?
La perdita è deducibile solo a condizione che il contribuente fornisca la prova di “elementi certi e precisi” che dimostrino la definitiva inesigibilità del credito e le valide ragioni economiche che giustificano l’accettazione di un corrispettivo inferiore. Il semplice contratto di cessione non è una prova sufficiente.

La perdita da cessione di crediti pro soluto è una minusvalenza o una perdita su crediti ai fini fiscali?
Secondo la Corte di Cassazione, tale perdita deve essere qualificata come “perdita su crediti” e soggetta alla disciplina dell’art. 101, comma 5, del TUIR. Questa norma impone requisiti probatori più stringenti rispetto a quelli previsti per le generiche minusvalenze patrimoniali.

Un’operazione di cessione di crediti può essere considerata elusiva dall’Amministrazione Finanziaria?
Sì, un’operazione di cessione di crediti può essere considerata elusiva se risulta priva di valide ragioni economiche ed è posta in essere al solo scopo di ottenere un vantaggio fiscale indebito, come ad esempio trasformare una perdita non deducibile in un componente negativo deducibile. In tal caso, l’operazione è inopponibile al Fisco.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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