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Deducibilità perdita su crediti: il nesso con l’attività

Un’azienda tessile concede una fideiussione milionaria a un’altra società, sostenendo fosse parte di una strategia commerciale. A seguito del fallimento della società garantita, l’azienda paga il debito e deduce la perdita. L’Agenzia delle Entrate nega la deducibilità, ritenendo l’operazione estranea all’oggetto sociale. La Cassazione conferma, sottolineando che l’azienda non ha fornito prove concrete del collegamento tra la garanzia e la propria attività d’impresa, rendendo la deducibilità della perdita su crediti illegittima.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Perdita su Crediti: Quando un’Operazione Finanziaria è Inerente all’Attività d’Impresa?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per le imprese: la deducibilità della perdita su crediti derivante da operazioni finanziarie straordinarie, come la concessione di una fideiussione. La decisione chiarisce che, per poter dedurre fiscalmente una perdita di tale natura, è indispensabile dimostrare in modo inequivocabile il nesso di inerenza tra l’operazione e l’attività principale dell’azienda. In assenza di prove concrete, il costo viene considerato estraneo alla gestione aziendale e, di conseguenza, non deducibile.

I Fatti del Caso: Una Fideiussione Contestata

Una società operante nel settore tessile aveva concesso una fideiussione di 3 milioni di euro per garantire un fido bancario di un’altra società. L’operazione, secondo l’azienda garante, rientrava in una più ampia strategia commerciale volta ad acquisire la società garantita come cliente principale nel suo mercato di riferimento. A fronte di questa garanzia, era stata emessa una fattura per un corrispettivo di 20.000 euro.

Successivamente, la società garantita entrava in crisi, veniva posta in liquidazione e infine dichiarata fallita. La banca creditrice escuteva quindi la fideiussione, costringendo l’azienda tessile a versare l’intera somma garantita. Di conseguenza, l’azienda contabilizzava una perdita su crediti di 3 milioni di euro, portandola in deduzione dal proprio reddito imponibile.

L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, contestava l’operazione, ritenendo la prestazione di garanzia estranea all’attività d’impresa della società tessile. Disconosceva quindi la deducibilità della perdita e notificava due avvisi di accertamento per rettificare il reddito imponibile degli anni d’imposta successivi.

La Decisione della Corte e la Deducibilità della Perdita su Crediti

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano i ricorsi della società, confermando la posizione dell’Amministrazione Finanziaria. La questione giungeva infine dinanzi alla Corte di Cassazione, che dichiarava il ricorso inammissibile, consolidando il principio secondo cui l’onere di provare l’inerenza del costo grava interamente sul contribuente.

Il Principio di Inerenza e l’Onere della Prova

Il fulcro della controversia ruota attorno al concetto di ‘inerenza’, sancito dall’art. 109, comma 5, del D.P.R. 917/1986 (TUIR). Un costo è inerente, e quindi deducibile, se è funzionale all’attività d’impresa e finalizzato alla produzione di ricavi. Non è sufficiente che l’operazione sia semplicemente prevista dallo statuto sociale; deve esistere un legame causale e diretto con l’attività tipica dell’azienda.

Nel caso di specie, la società ricorrente sosteneva che la fideiussione fosse un passo strategico per una futura collaborazione commerciale. Tuttavia, non è riuscita a fornire prove documentali sufficienti, come contratti, proposte formali o corrispondenza, che dimostrassero l’esistenza di un accordo concreto e strutturato.

La Valutazione dei Giudici sulla Deducibilità della Perdita su Crediti

I giudici di merito, la cui decisione è stata avallata dalla Cassazione, hanno evidenziato come la concessione di una garanzia così rilevante, basata unicamente su ‘assicurazioni verbali’ e senza adeguate controgaranzie o una valutazione approfondita dei rischi, apparisse incoerente con una corretta e attenta gestione aziendale. L’assenza di documentazione probante ha portato a considerare l’operazione finanziaria come estranea alla gestione tipica, impedendo di fatto la deducibilità della perdita su crediti che ne è derivata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, ha ritenuto che le censure mosse dalla società non si confrontassero con la ratio decidendi della sentenza impugnata, ma mirassero a ottenere un nuovo esame del merito dei fatti e delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

La Corte ha ribadito che la Commissione Tributaria Regionale non aveva negato in astratto la possibilità che un’operazione del genere potesse rientrare in una strategia commerciale, ma aveva escluso che, nel caso concreto, l’inerenza fosse stata adeguatamente dimostrata. La ricorrente non aveva fornito elementi sufficienti per provare che l’operazione fosse realmente finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo aziendale di massimizzazione del profitto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza offre un importante monito per le imprese che intraprendono operazioni finanziarie straordinarie. Per garantire la deducibilità della perdita su crediti o di altri costi derivanti da tali operazioni, è fondamentale:

1. Documentare ogni passaggio: Qualsiasi accordo strategico, specialmente se comporta un rischio finanziario significativo, deve essere supportato da contratti, lettere di intenti, verbali e corrispondenza formale.
2. Valutare i rischi: Gli organi societari devono dimostrare di aver condotto un’analisi approfondita della fattibilità, solidità e sostenibilità dell’operazione, valutando anche la necessità di controgaranzie.
3. Provare il nesso causale: L’azienda deve essere in grado di dimostrare in modo chiaro e inequivocabile come l’operazione, anche se atipica, sia funzionale a generare un vantaggio economico e a perseguire l’oggetto sociale.

In assenza di questi elementi, il rischio che l’Amministrazione Finanziaria disconosca la deducibilità del costo è estremamente elevato, con conseguenze significative sul carico fiscale dell’impresa.

Quando una perdita su crediti derivante da una fideiussione è deducibile?
La perdita è deducibile solo se l’azienda contribuente dimostra con prove concrete che la concessione della garanzia era un’operazione inerente alla propria attività d’impresa, ovvero strettamente legata e finalizzata a produrre un vantaggio economico per l’azienda stessa.

A chi spetta l’onere di provare l’inerenza di un costo all’attività d’impresa?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente. È l’azienda che deve fornire tutta la documentazione necessaria (contratti, corrispondenza, piani aziendali) per dimostrare il collegamento tra il costo sostenuto e l’attività svolta.

È sufficiente una generica ‘strategia commerciale’ per giustificare la deducibilità di una perdita?
No. Secondo la Corte, non è sufficiente affermare che l’operazione rientrava in una strategia commerciale. È necessario fornire prove documentali fondate che attestino l’esistenza di accordi concreti e la loro effettiva connessione con l’obiettivo di massimizzare il profitto aziendale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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