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Deducibilità erogazioni liberali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15248/2024, ha chiarito due importanti principi fiscali. Ha negato la deducibilità delle erogazioni liberali a favore di un’associazione che, pur avendo finalità sociali nello statuto, investiva i fondi in attività finanziarie anziché destinarli concretamente all’attività solidaristica. Al contempo, ha affermato la piena deducibilità dei costi di ristrutturazione sostenuti su un immobile in locazione, in quanto l’inerenza all’attività d’impresa prevale sulla proprietà del bene.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Erogazioni Liberali: la Sentenza della Cassazione

La recente sentenza n. 15248/2024 della Corte di Cassazione offre chiarimenti cruciali sulla deducibilità delle erogazioni liberali e dei costi di ristrutturazione su immobili di terzi. Questa decisione delinea con precisione i confini tra finalità statutarie e attività effettiva per gli enti no-profit, e riafferma la centralità del principio di inerenza per i costi d’impresa. Un’analisi fondamentale per aziende e consulenti fiscali.

I Fatti del Caso: La Doppia Contestazione Fiscale

Il caso trae origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava a due società collegate (una consolidata e la sua consolidante) la deducibilità di due tipologie di costi relativi all’anno d’imposta 2008.

La prima contestazione riguardava le erogazioni liberali a favore di un’associazione con personalità giuridica, riconducibile alla stessa famiglia proprietaria delle società eroganti. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, tali donazioni non erano deducibili perché l’ente beneficiario, di fatto, non svolgeva l’attività di assistenza sociale e sanitaria prevista dal suo statuto. Le indagini avevano rivelato che la quasi totalità dei fondi ricevuti era stata investita in strumenti finanziari, mentre solo una minima parte (meno del 12%) era stata destinata alle finalità istituzionali.

La seconda contestazione verteva sui costi di manutenzione e ristrutturazione sostenuti per un immobile di proprietà di terzi, ma detenuto in locazione da una delle società. L’Ufficio riteneva tali costi indeducibili, sostenendo che l’unico beneficiario dei miglioramenti fosse il locatore e che mancasse, quindi, il nesso di inerenza con l’attività d’impresa della società conduttrice.

La Decisione della Cassazione: Due Pesi e Due Misure

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso delle società, ha adottato una decisione divisa, accogliendo una delle doglianze e respingendo l’altra, stabilendo principi chiari per entrambe le fattispecie.

Analisi sulla Deducibilità Erogazioni Liberali: Attività Effettiva e non solo Formale

Sul primo punto, la Corte ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate, rigettando i motivi di ricorso delle contribuenti. Gli Ermellini hanno stabilito che, per beneficiare della deducibilità delle erogazioni liberali ai sensi dell’art. 100 del T.U.I.R., non è sufficiente che l’ente beneficiario abbia formalmente nel proprio statuto delle finalità solidaristiche. È necessario, invece, che tali finalità siano perseguite ‘esclusivamente’ e, soprattutto, ‘concretamente’.

La Corte ha ritenuto che l’impiego ‘irrisorio’ dei fondi per gli scopi sociali, a fronte di un massiccio investimento in attività finanziarie, dimostrasse l’assenza di quell’effettiva destinazione all’attività solidaristica che la norma agevolativa richiede. L’onere della prova di tale effettività, in caso di contestazione, spetta al contribuente che intende usufruire del beneficio fiscale.

Sui Costi di Ristrutturazione: Il Principio di Inerenza Prevale

In merito alla seconda questione, la Cassazione ha accolto il ricorso delle società, cassando la sentenza impugnata. La Corte ha affermato che i costi per lavori di ristrutturazione o manutenzione su immobili di terzi, condotti in locazione, sono deducibili dal reddito d’impresa.

Il principio cardine è quello dell’inerenza dei costi. Se le spese sono funzionali all’esercizio dell’attività d’impresa, anche solo in via potenziale, esse sono deducibili. È irrilevante che il proprietario dell’immobile possa trarne un beneficio finale. Ciò che conta è il nesso di strumentalità tra il costo sostenuto e l’attività produttiva di reddito dell’impresa che lo detiene in locazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra la logica delle norme agevolative e quella dei principi generali di determinazione del reddito d’impresa.

Per le erogazioni liberali, la norma (art. 100 T.U.I.R.) rappresenta una deroga al principio di inerenza, giustificata dal principio di sussidiarietà orizzontale. Lo Stato incentiva i privati a sostenere attività di utilità sociale, ma tale incentivo è subordinato alla realizzazione effettiva di tali attività. La Corte ha sottolineato che il carattere eccezionale della norma impone un’interpretazione rigorosa: il beneficio fiscale è legato a un ‘effettivo beneficio sociale di natura solidaristica’, che non può consistere in una mera enunciazione statutaria o in un’attività simbolica.

Per i costi di ristrutturazione, invece, la Corte ha applicato il principio generale di inerenza sancito dall’art. 109, comma 5, del T.U.I.R. Richiamando anche un precedente delle Sezioni Unite in materia di IVA, i giudici hanno ribadito che l’inerenza ha una valenza qualitativa. Si deve valutare se il costo è funzionale all’attività, non chi sia il proprietario del bene su cui il costo è sostenuto. Negare la deducibilità in base al solo titolo di detenzione (locazione anziché proprietà) creerebbe una distinzione non prevista dalla legge e violerebbe il principio di correlazione tra costi e ricavi.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni per le imprese. In primo luogo, quando si effettuano donazioni a enti no-profit, è fondamentale accertarsi non solo della loro natura statutaria, ma anche della loro concreta operatività nel settore sociale. La mera gestione finanziaria del patrimonio non è sufficiente a garantire la deducibilità dell’erogazione per il donante. In secondo luogo, viene confermata la piena deducibilità delle spese di miglioramento su beni di terzi, purché strumentali all’attività. Le imprese che investono per adeguare gli immobili in affitto alle proprie esigenze produttive possono legittimamente dedurre i relativi costi, rafforzando così il principio secondo cui la sostanza economica dell’operazione prevale sulla forma giuridica della proprietà.

È sufficiente che un’associazione abbia uno scopo sociale nello statuto per rendere deducibili le donazioni ricevute da un’impresa?
No. Secondo la Cassazione, non è sufficiente il requisito formale dello statuto. È necessario che l’ente svolga in modo effettivo e concreto l’attività solidaristica dichiarata. L’impiego prevalente dei fondi in attività finanziarie, a fronte di un uso irrisorio per gli scopi sociali, esclude la deducibilità per l’impresa erogante.

I costi di ristrutturazione sostenuti da un’azienda su un immobile in affitto sono deducibili?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che i costi per lavori di ristrutturazione e manutenzione su un immobile condotto in locazione sono deducibili se sussiste il requisito dell’inerenza, ovvero un nesso di strumentalità, anche solo potenziale, tra la spesa e l’attività d’impresa. Non rileva il fatto che il proprietario dell’immobile ne tragga un beneficio.

Cosa significa che un costo deve essere ‘inerente’ all’attività d’impresa per essere deducibile?
Significa che deve esistere un collegamento funzionale tra la spesa sostenuta e l’attività svolta dall’impresa, finalizzata alla produzione di reddito. L’inerenza ha una valenza qualitativa e non dipende dal titolo di proprietà del bene, ma dalla sua effettiva o potenziale utilità per il business.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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