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Deducibilità derivati: la Cassazione sui limiti

Una società di costruzioni ha contestato un avviso di accertamento che limitava la deducibilità dei costi derivanti dalla chiusura anticipata di contratti derivati di copertura. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso della società, stabilendo che la deducibilità di tali costi non è integrale ma segue le stesse regole e limiti previsti per gli interessi passivi (art. 96 TUIR), in quanto i derivati erano legati a mutui produttori di interessi. La Corte ha confermato il principio di simmetria fiscale tra l’elemento di copertura (il derivato) e l’elemento coperto (il mutuo).

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Derivati di Copertura: La Cassazione Fissa i Limiti

La corretta gestione fiscale degli strumenti finanziari complessi è una sfida costante per le imprese. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla deducibilità dei derivati utilizzati a scopo di copertura, stabilendo un principio di stretta correlazione tra lo strumento di copertura e il rischio coperto. La decisione sottolinea come i costi derivanti da tali contratti non siano sempre integralmente deducibili, ma debbano seguire le stesse regole fiscali dell’elemento sottostante, in questo caso gli interessi passivi su mutui.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore delle costruzioni edili impugnava un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria aveva contestato, per l’anno d’imposta 2010, due specifiche deduzioni:

1. La deduzione integrale di interessi passivi su mutui fondiari, ritenuti dall’Agenzia non interamente capitalizzabili e quindi deducibili solo nei limiti del ROL (Reddito Operativo Lordo) secondo l’art. 96 del TUIR.
2. La deduzione integrale di una sopravvenienza passiva di oltre 650.000 euro, originata dalla chiusura anticipata di alcuni contratti derivati stipulati per coprire il rischio di variazione dei tassi di interesse sui mutui stessi.

Mentre i giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione alla società sul primo punto, riconoscendo la piena deducibilità degli interessi passivi, avevano invece confermato la tesi dell’Agenzia Fiscale sul secondo punto. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con la società che lamentava l’errata applicazione delle norme sulla deducibilità dei derivati.

La Questione sulla Deducibilità dei Derivati

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione delle norme fiscali applicabili ai componenti negativi di reddito scaturiti da contratti derivati con finalità di copertura. La società contribuente sosteneva che tali costi dovessero essere considerati pienamente deducibili secondo le regole generali sulla competenza e inerenza dei costi d’impresa (art. 109 TUIR). Al contrario, l’Amministrazione Finanziaria e i giudici di merito ritenevano applicabile la disciplina più restrittiva prevista per gli interessi passivi (art. 96 TUIR).

La società, inoltre, contestava la decisione dei giudici di appello per violazione delle regole sull’onere della prova, sostenendo che la relazione del collegio sindacale, attestante la correttezza contabile dell’operazione, avrebbe dovuto essere considerata prova sufficiente, in assenza di prove contrarie documentali da parte dell’Agenzia.

L’Analisi della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso principale della società sia quello incidentale dell’Amministrazione Finanziaria, fornendo motivazioni chiare su entrambi i fronti.

Il Principio di Simmetria Fiscale

La Corte ha chiarito che il punto di riferimento normativo è l’articolo 112 del TUIR, che disciplina il trattamento fiscale degli strumenti finanziari derivati. Questa norma introduce un principio di valutazione simmetrica: il trattamento fiscale dei componenti positivi e negativi del derivato di copertura deve seguire le medesime disposizioni che regolano i componenti di reddito dell’attività o passività coperta.

Poiché nel caso di specie i contratti derivati avevano lo scopo di coprire i rischi legati ai tassi di interesse su mutui, i costi da essi derivanti (la sopravvenienza passiva) non possono che seguire la stessa sorte fiscale degli interessi passivi. Di conseguenza, la loro deducibilità è soggetta ai limiti quantitativi previsti dall’art. 96 del TUIR, ovvero fino a concorrenza degli interessi attivi e, per l’eccedenza, nel limite del 30% del ROL. La Corte ha quindi ritenuto infondata la tesi della società che mirava a una deduzione integrale.

L’Irrilevanza della Relazione del Revisore

In merito alla presunta violazione dell’onere della prova, i giudici hanno specificato che la relazione del revisore o del collegio sindacale attesta la veridicità delle scritture contabili e dei fatti economici rappresentati in bilancio, ma non può determinare l’interpretazione della disciplina fiscale. La questione della deducibilità dei derivati è un problema di qualificazione giuridica e di interpretazione normativa, che spetta al giudice e non è influenzata dalla certificazione contabile.

Reiezione del Ricorso Incidentale dell’Agenzia

Anche il ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate, che contestava la piena deducibilità degli interessi passivi sui mutui, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha osservato che l’Agenzia contestava la valutazione delle prove documentali fatta dai giudici di merito, i quali avevano ritenuto dimostrato il collegamento tra i mutui e l’attività di costruzione. Tale valutazione rientra nel merito della causa e non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale per la fiscalità d’impresa: la deducibilità dei derivati di copertura è strettamente legata alla natura dell’elemento che essi proteggono. Le aziende che utilizzano questi strumenti devono prestare massima attenzione al regime fiscale del rischio sottostante. Se un derivato copre un rischio su passività che generano interessi, i suoi componenti negativi saranno soggetti alle stesse limitazioni quantitative previste per gli interessi passivi. Questa decisione impone una rigorosa analisi preventiva e una corretta qualificazione fiscale delle operazioni in derivati per evitare future contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

I costi derivanti dalla chiusura anticipata di contratti derivati di copertura sono sempre interamente deducibili?
No, la loro deducibilità segue le regole fiscali previste per l’elemento coperto. Se coprono rischi su passività produttive di interessi, come i mutui, i costi negativi sono soggetti agli stessi limiti di deducibilità degli interessi passivi previsti dall’art. 96 del TUIR (limite del 30% del ROL).

La relazione del collegio sindacale che attesta la correttezza di una posta di bilancio è sufficiente a provarne la deducibilità fiscale?
No. La Corte ha chiarito che la relazione del revisore attesta la veridicità delle scritture contabili, ma non vincola l’interpretazione della normativa fiscale applicabile. La questione della deducibilità è una questione di diritto, non di fatto contabile.

Perché il ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato inammissibile?
Perché contestava la valutazione dei fatti e delle prove (profili meritali) effettuata dalla Commissione Tributaria Regionale, la quale aveva ritenuto provato che gli interessi passivi sui mutui fossero inerenti ad attività di costruzione. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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