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Deducibilità costi swap: l’onere della prova

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30590/2024, ha stabilito principi chiari sulla deducibilità dei costi derivanti da contratti swap. La Corte ha affermato che l’onere di provare la finalità di copertura (e quindi l’inerenza del costo) spetta esclusivamente al contribuente. Un precedente accordo con l’Amministrazione Finanziaria per un’annualità diversa non crea un legittimo affidamento per gli anni successivi. La decisione del giudice di merito è stata cassata per errata ripartizione dell’onere probatorio e la causa rinviata per un nuovo esame.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Swap: La Cassazione Ribalta l’Onere della Prova

La questione della deducibilità costi swap e di altri strumenti finanziari derivati è da sempre un tema complesso per le imprese non operanti nel settore finanziario. Con la recente sentenza n. 30590 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo in modo inequivocabile su chi gravi l’onere di dimostrare la finalità di tali contratti. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Una Controversia Pluriennale

Una società manifatturiera si è vista notificare un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria contestava la deducibilità, ai fini Ires e Irap per l’annualità 2004, degli oneri sostenuti per alcuni contratti di Interest Rate Swap. L’azienda sosteneva che tali costi fossero pienamente inerenti alla propria attività, in quanto i contratti erano stati stipulati con finalità di copertura dal rischio di variazione dei tassi di interesse.

A sostegno della propria tesi, la società evidenziava come, per l’anno precedente (2003), la stessa Amministrazione Finanziaria avesse riconosciuto l’inerenza di costi analoghi nell’ambito di un accertamento con adesione. La Commissione Tributaria Regionale (CTR), chiamata a decidere in sede di rinvio, aveva accolto le ragioni del contribuente, ritenendo violato il principio del legittimo affidamento e sostenendo che l’Ufficio non avesse provato la natura speculativa dei contratti.

La Deducibilità dei Costi Swap e l’Onere della Prova

Il punto centrale della decisione della Cassazione riguarda la ripartizione dell’onere probatorio. La CTR aveva erroneamente ritenuto che spettasse all’Amministrazione Finanziaria dimostrare la finalità speculativa dei contratti di swap per poter negare la deducibilità dei relativi costi.

La Suprema Corte ha ribaltato questa impostazione, affermando un principio consolidato: è il contribuente che, volendo dedurre un costo, ha l’onere di provare l’esistenza dei requisiti richiesti dalla legge. Nel caso della deducibilità costi swap, spetta all’impresa dimostrare che i contratti non avevano una finalità speculativa, bensì di copertura di un rischio specifico e direttamente collegato alla propria attività imprenditoriale. Non è sufficiente una mera affermazione, ma è necessario fornire prove concrete.

Cosa Deve Provare il Contribuente?

Perché un’operazione su derivati possa essere qualificata “di copertura”, devono essere soddisfatti e provati specifici requisiti, tra cui:

* Intento palese: La volontà di realizzare una copertura deve essere manifesta e documentata (es. tramite delibere del CdA).
* Correlazione: Deve esistere una chiara correlazione tecnica e finanziaria tra lo strumento di copertura e la passività o l’attività da cui origina il rischio.
* Documentazione: L’esistenza delle condizioni precedenti deve essere dimostrabile attraverso documenti come note integrative, relazioni dei revisori e scritture contabili specifiche.

In assenza di tale prova, gli strumenti derivati sono considerati “di negoziazione”, ovvero speculativi, e i relativi costi non sono deducibili per le imprese non finanziarie.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha cassato la sentenza della CTR per due ragioni fondamentali. In primo luogo, ha chiarito che un accertamento con adesione relativo a un determinato anno d’imposta ha natura transattiva e non crea alcun vincolo né legittimo affidamento per l’Amministrazione Finanziaria riguardo alle annualità successive. Le circostanze, infatti, possono cambiare di anno in anno.

In secondo luogo, e in modo ancora più netto, i giudici hanno censurato l’errata inversione dell’onere della prova. Come stabilito dall’art. 2697 del codice civile e dalla normativa tributaria, chi intende far valere un diritto in giudizio (in questo caso, il diritto alla deduzione di un costo) deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. La CTR, addossando all’Ufficio la prova della natura speculativa, ha violato questa regola fondamentale, rendendo la sua motivazione viziata e apparente.

Le Conclusioni

La decisione è stata annullata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi stabiliti dalla Cassazione. Le implicazioni pratiche per le imprese sono significative. Le aziende che utilizzano strumenti derivati a fini di copertura devono istituire e mantenere un solido apparato documentale in grado di dimostrare, senza ombra di dubbio, la finalità di hedging e l’inerenza dei costi all’attività d’impresa. Un accordo raggiunto per un anno non costituisce una garanzia per il futuro. La sentenza ribadisce che, in materia fiscale, la proattività e la precisione documentale sono essenziali per difendere le proprie ragioni.

Un accordo con l’Agenzia delle Entrate su un anno d’imposta vale anche per gli anni successivi?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che un accertamento con adesione, avendo natura transattiva e limitata a una specifica annualità, non vincola l’Amministrazione Finanziaria per gli anni futuri e non crea un legittimo affidamento per il contribuente.

Chi deve provare la finalità di un contratto di swap ai fini della deducibilità dei costi?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente. È l’azienda che deve dimostrare che il contratto di swap è stato stipulato con una finalità di copertura di un rischio aziendale (e quindi il costo è inerente) e non per scopi speculativi.

Quali prove deve fornire un’azienda per dimostrare che un contratto di swap ha finalità di copertura?
L’azienda deve fornire prove documentali concrete, come delibere del consiglio di amministrazione che esplicitino l’intento di copertura, documentazione che attesti la correlazione tecnica tra lo strumento derivato e il rischio da coprire (scadenze, tassi, ecc.), e riscontri contabili come la nota integrativa al bilancio e relazioni dei revisori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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