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Deducibilità costi swap: la Cassazione chiarisce

Una società produttrice si è vista negare la deducibilità dei costi derivanti da contratti di Interest Rate Swap. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30591/2024, ha stabilito che la deducibilità di tali costi per le imprese non finanziarie è subordinata alla prova, a carico del contribuente, della loro finalità di copertura (hedging) e non speculativa. La Corte ha inoltre chiarito che un accertamento con adesione relativo a un’annualità precedente non crea un legittimo affidamento per gli anni successivi. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione e per l’applicazione di sanzioni più miti previste da una nuova legge.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Swap: la Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

La gestione finanziaria di un’impresa comporta spesso l’uso di strumenti complessi come i derivati. Tuttavia, la loro gestione fiscale può nascondere insidie, specialmente per quanto riguarda la deducibilità costi swap. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30591 del 27 novembre 2024) ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, stabilendo principi netti sull’onere della prova e sul concetto di inerenza per le imprese non finanziarie.

I Fatti del Caso: La Controversia tra l’Azienda e il Fisco

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società operante nel settore della costruzione e commercializzazione di componenti per veicoli industriali. L’Amministrazione Finanziaria contestava la deducibilità, ai fini IRES e IRAP per l’anno 2005, dei costi sostenuti in relazione a contratti di Interest Rate Swap (IRS).

La società si opponeva, sostenendo che tali contratti avessero una finalità di copertura (hedging) contro il rischio di variazione dei tassi di interesse e fossero quindi pienamente inerenti all’attività d’impresa. A supporto della propria tesi, l’azienda evidenziava come, per un’annualità precedente (2003), la stessa Agenzia delle Entrate avesse riconosciuto l’inerenza di costi analoghi derivanti dai medesimi contratti, nell’ambito di un accertamento con adesione. Dopo aver ottenuto ragione sia in primo che in secondo grado, la questione è giunta all’attenzione della Corte di Cassazione su ricorso dell’Agenzia delle Entrate.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Onere della Prova

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza risiede nella corretta ripartizione dell’onere probatorio.

I giudici hanno affermato che, per le società non operanti nel settore creditizio o finanziario, la deducibilità dei costi derivanti da strumenti finanziari come gli swap è soggetta a una condizione precisa: il contribuente deve dimostrare che tali operazioni sono state poste in essere con una finalità di copertura del rischio e non con scopi puramente speculativi. In altre parole, la questione non è se l’Agenzia debba provare la natura speculativa, ma se il contribuente abbia fornito la prova della finalità di copertura.

Deducibilità Costi Swap e il Principio dell’Inerenza

La Corte ha ribadito che il requisito dell’inerenza, sancito dall’art. 109 del TUIR, impone una correlazione tra il costo e l’attività d’impresa. Nel caso dei derivati, questa correlazione non è presunta ma deve essere provata. Il contribuente deve dimostrare:

1. L’intento palese di realizzare una copertura.
2. La correlazione tecnica e finanziaria tra lo strumento di copertura e la passività o l’attività da coprire.
3. L’esistenza di documentazione a supporto (delibere, note integrative, scritture contabili) che comprovi le condizioni precedenti.

In assenza di tale prova, gli strumenti derivati sono considerati ‘di negoziazione’, ovvero speculativi, e i relativi costi non sono deducibili dal reddito d’impresa.

Il Rigetto del Principio del Legittimo Affidamento

La Corte ha anche respinto l’argomento della società basato sul legittimo affidamento. Il fatto che l’Agenzia delle Entrate avesse raggiunto un accordo transattivo (accertamento con adesione) per l’anno 2003, riconoscendo l’inerenza dei costi, non crea alcun vincolo né alcuna legittima aspettativa per le annualità successive. Ogni periodo d’imposta è autonomo e l’Amministrazione non è vincolata dalle proprie valutazioni passate, specialmente se effettuate in un contesto di definizione agevolata della pretesa.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione delle norme fiscali e dei principi civilistici in materia di onere della prova (art. 2697 c.c.). I giudici di legittimità hanno censurato la sentenza di secondo grado per aver erroneamente invertito l’onere probatorio, ritenendo che spettasse all’Agenzia dimostrare la natura speculativa degli swap. La Cassazione ha chiarito che spetta sempre al contribuente che intende portare in deduzione un costo fornire la prova dei fatti che ne costituiscono il fondamento, inclusa la sua inerenza all’attività d’impresa. L’assenza di una chiara indagine sulla finalità di copertura da parte dei giudici di merito ha quindi reso la loro decisione viziata e meritevole di annullamento.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza rappresenta un monito importante per tutte le imprese non finanziarie che utilizzano strumenti derivati. Per assicurare la deducibilità costi swap, è fondamentale non solo che vi sia una reale finalità di copertura, ma anche che questa sia supportata da una documentazione robusta, chiara e preesistente, in grado di superare il vaglio dell’Amministrazione Finanziaria. La decisione conferma inoltre la piena autonomia di ciascun periodo d’imposta, ridimensionando la portata del legittimo affidamento derivante da precedenti accordi con il fisco. Infine, la Corte ha accolto il motivo di ricorso della società relativo all’applicazione di un regime sanzionatorio più favorevole (ius superveniens), confermando un principio di garanzia per il contribuente.

Chi deve provare che un contratto di Interest Rate Swap ha una finalità di copertura e non speculativa ai fini della deducibilità dei costi?
La prova spetta interamente al contribuente. Per le società non finanziarie, la deducibilità dei costi derivanti da contratti di swap è ammessa solo se l’impresa dimostra che l’operazione è stata conclusa per coprire un rischio specifico legato alla propria attività e non per scopi speculativi.

Un accordo con l’Agenzia delle Entrate (accertamento con adesione) su un anno d’imposta crea un’aspettativa vincolante per gli anni successivi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un accertamento con adesione relativo a un determinato anno d’imposta non vincola l’Amministrazione Finanziaria per gli anni successivi e non genera un legittimo affidamento per il contribuente, data l’autonomia di ciascun periodo d’imposta.

Se cambia la legge sulle sanzioni tributarie rendendola più favorevole, si può applicare ai processi ancora in corso?
Sì. La Corte ha confermato il principio dello ius superveniens favorevole (o favor rei), secondo cui, se una nuova legge introduce un regime sanzionatorio più mite, questo deve essere applicato anche ai giudizi non ancora definitivi, come nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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