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Deducibilità costi stock option: i requisiti chiave

Un’azienda ha contestato il mancato riconoscimento della deducibilità costi stock option per un amministratore. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito che negavano la deducibilità per assenza dei presupposti di legge, come la delibera assembleare. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove non può essere riesaminata in sede di legittimità.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Stock Option: la Cassazione fissa i paletti

La corretta gestione fiscale dei piani di incentivazione è cruciale per le aziende. La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla deducibilità costi stock option, specialmente nei gruppi societari internazionali. La pronuncia sottolinea l’importanza dei requisiti formali, come le delibere assembleari, per poter legittimamente sottrarre tali costi dal reddito imponibile, evitando così onerose rettifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

I Fatti del Caso: La Controversia Fiscale

La vicenda trae origine da una verifica fiscale a carico di una società italiana, controllata da una capogruppo danese. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di vari costi, tra cui un compenso erogato a un amministratore sotto forma di riaddebito, da parte della controllante, del valore di alcune stock option.

Secondo l’amministrazione finanziaria, tale costo non era deducibile ai sensi dell’art. 109 del TUIR per diverse ragioni:

1. Mancanza di un rapporto di lavoro dipendente al momento della stipula del piano.
2. Assenza di una delibera dell’assemblea dei soci della società italiana che autorizzasse tale compenso, come richiesto dall’art. 2389 del codice civile.
3. Il piano era stato sottoscritto direttamente dalla controllata, ma senza il necessario avallo societario.

Di conseguenza, l’Agenzia recuperava a tassazione l’importo, ritenendolo un costo non inerente e non provato secondo i criteri di certezza e obiettiva determinabilità.

L’Iter Giudiziario e la questione sulla deducibilità costi stock option

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) avevano confermato la tesi dell’Agenzia delle Entrate, rigettando le pretese della società contribuente. In particolare, i giudici di merito avevano ritenuto fondata la contestazione relativa alla mancanza dei presupposti legali per la deduzione del costo delle stock option.

La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’accordo di distacco dell’amministratore e l’accordo successivo per l’attribuzione delle stock option fossero sufficienti a garantire i requisiti di certezza e obiettiva determinazione del costo. Prima di entrare nel merito, la Corte ha dovuto esaminare un’eccezione preliminare dell’Agenzia delle Entrate sulla presunta tardività del ricorso, rigettandola dopo un’attenta analisi del calcolo dei termini processuali e della sospensione feriale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo di ricorso inammissibile. La motivazione di fondo risiede nella natura stessa del giudizio di legittimità. La società ricorrente, infatti, non denunciava una violazione o falsa applicazione di norme di diritto, ma contestava il valore e l’interpretazione che i giudici di merito avevano attribuito agli elementi probatori acquisiti durante il processo.

In altre parole, l’azienda tentava di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che l’accertamento di fatto svolto dalla CTR, basato sull’assenza di una delibera assembleare e sulla mancanza di altri presupposti formali, non poteva essere messo in discussione. Inoltre, i giudici hanno evidenziato come la decisione della CTR fosse perfettamente allineata con l’orientamento consolidato della stessa Corte di Cassazione sul punto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

L’ordinanza in esame fornisce una lezione fondamentale per tutte le società, in particolare quelle inserite in contesti multinazionali. Per garantire la deducibilità costi stock option e di altri compensi agli amministratori, non è sufficiente un mero accordo tra società del gruppo o un semplice riaddebito di costi. È indispensabile rispettare rigorosamente i requisiti formali previsti dalla normativa civilistica e fiscale. In particolare, è essenziale che i compensi siano prestabiliti nello statuto o, come in questo caso, deliberati formalmente dall’assemblea dei soci della società che effettivamente sostiene il costo. L’assenza di tale delibera mina i requisiti di certezza e determinabilità del costo, esponendo l’impresa a un elevato rischio di contestazioni fiscali con conseguente recupero a tassazione degli importi e applicazione di sanzioni.

Quando un costo per stock option è deducibile per una società?
Un costo relativo a stock option è deducibile se rispetta i principi generali dell’art. 109 TUIR, tra cui la certezza e l’obiettiva determinabilità. Secondo quanto emerge dalla decisione, tali requisiti sono soddisfatti quando il compenso è prestabilito dallo statuto o, in alternativa, deliberato formalmente dall’assemblea dei soci, come previsto dal codice civile.

È sufficiente un accordo tra società (controllante e controllata) per giustificare la deducibilità del costo di una stock option?
No. La sentenza conferma che un semplice accordo tra le società del gruppo per il riaddebito dei costi non è sufficiente a renderli deducibili. È necessario che la società italiana, che si deduce il costo, adempia ai requisiti formali interni, come l’approvazione del compenso da parte della propria assemblea.

Si può contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, il ricorso è stato dichiarato inammissibile proprio perché la società ricorrente contestava la valutazione degli elementi probatori (come gli accordi societari) compiuta dai giudici delle precedenti istanze. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge, e non può riesaminare nel merito i fatti del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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