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Deducibilità costi sportivi: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che la deducibilità dei costi sportivi sostenuti da un’azienda per sponsorizzare un’associazione sportiva dilettantistica non può essere negata solo perché il pagamento non è avvenuto con metodi tracciabili. La sanzione per la violazione dell’obbligo di tracciabilità, secondo la normativa vigente, ricade esclusivamente sull’associazione che riceve il pagamento, la quale perde i benefici fiscali. La Corte ha inoltre ribadito che l’Amministrazione Finanziaria non può introdurre nuove motivazioni a sostegno dell’accertamento fiscale nel corso del giudizio.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Sportivi: Pagamento non Tracciabile non Esclude il Diritto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha portato chiarezza su un tema cruciale per le aziende che investono in sponsorizzazioni: la deducibilità costi sportivi. La Suprema Corte ha stabilito che la mancata tracciabilità di un pagamento a favore di un’associazione sportiva dilettantistica (A.S.D.) non comporta automaticamente la perdita del diritto a dedurre il relativo costo dal reddito d’impresa. Questa decisione riforma l’orientamento dei giudici di merito e delinea con precisione i confini sanzionatori previsti dalla legge.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da tre avvisi di accertamento notificati dall’Amministrazione Finanziaria a una società commerciale. L’ufficio contestava la deduzione di costi, relativi a tre diverse annualità d’imposta, derivanti da fatture emesse da un’associazione sportiva dilettantistica per una convenzione pubblicitaria. La motivazione dell’accertamento si fondava esclusivamente sulla presunta violazione dell’obbligo di effettuare pagamenti tracciabili (ad esempio, tramite bonifico bancario), come previsto da una vecchia normativa ministeriale (D.M. 473/1999).

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, confermando l’indeducibilità dei costi. La Commissione Regionale, inoltre, aveva ampliato le motivazioni, affermando che la società non aveva fornito prova dell’effettiva esistenza delle prestazioni e dell’avvenuto pagamento.

La questione della Deducibilità Costi Sportivi e la Tracciabilità

La società ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi principali. Con il primo, ha sostenuto che la normativa applicata dai giudici di merito era superata. In particolare, ha evidenziato come l’art. 25 della Legge n. 133/1999, come modificato successivamente dalla Legge n. 342/2000, avesse introdotto un nuovo sistema sanzionatorio.

Secondo questa nuova disciplina, l’inosservanza dell’obbligo di tracciabilità dei pagamenti a favore delle A.S.D. comporta sanzioni esclusivamente a carico del soggetto percipiente (l’associazione sportiva), quali la decadenza dalle agevolazioni fiscali e sanzioni amministrative. La norma, tuttavia, non prevede più la sanzione dell’indeducibilità del costo per il soggetto che eroga il pagamento (l’azienda sponsor).

Il Vizio di Ultra Petitum

Con il secondo motivo, l’azienda ha lamentato il vizio di ultra petitum. Ha sostenuto che la Commissione Tributaria Regionale fosse andata oltre i limiti della controversia, introducendo una nuova ragione per negare la deducibilità: la mancata prova dell’esistenza delle prestazioni. L’accertamento originario, infatti, si basava unicamente sulla violazione delle regole di tracciabilità del pagamento e non contestava l’effettività del costo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi del ricorso, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito a favore della società contribuente.

Sul primo punto, i giudici supremi hanno confermato l’interpretazione normativa proposta dalla ricorrente. Hanno chiarito che, a seguito delle modifiche legislative intervenute nel 2000, il sistema sanzionatorio per la violazione degli obblighi di tracciabilità è stato ridefinito. La sanzione dell’indeducibilità del costo per l’erogante, prevista dal D.M. 473/1999, non trova più applicazione. Le conseguenze negative della violazione ricadono unicamente sull’associazione sportiva che riceve il pagamento, la quale perde il diritto al regime fiscale agevolato. Pertanto, negare la deducibilità dei costi sportivi all’azienda per questa ragione è illegittimo.

Sul secondo punto, la Corte ha ribadito un principio fondamentale del processo tributario: il suo carattere impugnatorio. L’oggetto del giudizio è definito esclusivamente dalle ragioni contenute nell’atto impositivo. L’Amministrazione Finanziaria non può, nel corso della causa, introdurre nuove contestazioni o modificare le motivazioni originarie. Poiché l’accertamento iniziale si limitava a contestare la modalità di pagamento, la Commissione Regionale non poteva fondare la propria decisione sulla mancata prova dell’effettività del costo, incorrendo così nel vizio di ultra petitum.

Conclusioni

Questa pronuncia rappresenta un importante punto di riferimento per le imprese che sostengono il mondo dello sport dilettantistico. La Corte di Cassazione ha chiarito in modo inequivocabile che, sebbene sia sempre consigliabile utilizzare metodi di pagamento tracciabili, la loro eventuale omissione non può essere usata dall’Amministrazione Finanziaria come motivazione per disconoscere la deducibilità dei costi di sponsorizzazione. La sanzione è a carico di chi riceve la somma in modo non tracciabile, non di chi la paga. Inoltre, la sentenza rafforza il principio di diritto secondo cui i confini del contenzioso tributario sono fissati dall’atto di accertamento, a garanzia del diritto di difesa del contribuente.

Un’azienda perde la deducibilità dei costi di sponsorizzazione sportiva se paga l’associazione con metodi non tracciabili?
No. Secondo la Cassazione, la normativa attuale (art. 25, c. 5, L. 133/1999) prevede sanzioni solo a carico dell’associazione sportiva che riceve il pagamento (decadenza dalle agevolazioni fiscali), ma non la non deducibilità del costo per l’azienda erogante.

L’Amministrazione Finanziaria può aggiungere nuove motivazioni all’accertamento fiscale durante il processo?
No. Il processo tributario ha natura impugnatoria. L’Amministrazione Finanziaria non può basare la propria pretesa su ragioni diverse da quelle originariamente indicate nell’atto di accertamento. Farlo costituirebbe un’indebita integrazione della motivazione e una violazione del diritto di difesa.

Qual è la sanzione per un’associazione sportiva dilettantistica (A.S.D.) che riceve pagamenti superiori a una certa soglia con metodi non tracciabili?
La sanzione consiste nella decadenza dalle agevolazioni fiscali previste dalla L. 398/1991 e nell’applicazione delle sanzioni amministrative previste dall’art. 11 del D.Lgs. 471/1997.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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