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Deducibilità costi sponsorizzazione: onere della prova

Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento relativo a costi di sponsorizzazione ritenuti indeducibili per l’anno d’imposta 2007. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23393/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale sulla deducibilità costi sponsorizzazione: la presunzione legale di inerenza e congruità delle spese, prevista per le sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, non esonera il contribuente dall’onere di provare l’effettività della prestazione. Se l’Amministrazione finanziaria fornisce elementi (anche presuntivi) che mettono in dubbio la reale esecuzione del servizio, spetta all’impresa dimostrare il contrario. La Corte ha anche confermato la legittimità del raddoppio dei termini di accertamento applicabile all’epoca dei fatti.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Sponsorizzazione: La Prova dell’Effettività è Sempre Necessaria

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 23393 del 30 agosto 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per le imprese: la deducibilità costi sponsorizzazione. La decisione chiarisce che la presunzione legale a favore del contribuente non è sufficiente se l’Amministrazione finanziaria contesta la reale esistenza dell’operazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Fatto in Causa

Il caso ha origine dal ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2007, con il quale l’Agenzia delle Entrate aveva recuperato a tassazione costi di sponsorizzazione ritenuti indeducibili. Dopo un parziale accoglimento in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale aveva confermato la pretesa fiscale per le imposte dirette e l’IVA. Il contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, un’errata interpretazione della normativa sulla presunzione di deducibilità di tali spese.

La Presunzione Legale sulla Deducibilità Costi Sponsorizzazione

Il fulcro della difesa del ricorrente si basava sull’art. 90, comma 8, della legge n. 289/2002. Questa norma introduce una presunzione legale assoluta secondo cui i corrispettivi erogati a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche (fino a 200.000 euro) costituiscono, per l’impresa erogante, spese di pubblicità, interamente deducibili. Questa presunzione riguarda la natura pubblicitaria (e non di rappresentanza) del costo, e quindi la sua inerenza e congruità, a patto che siano rispettate determinate condizioni:
1. Il beneficiario sia una compagine sportiva dilettantistica.
2. Venga rispettato il limite quantitativo di spesa.
3. La sponsorizzazione miri a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor.
4. Il beneficiario ponga in essere una specifica attività promozionale.

L’Onere della Prova e la Decisione della Cassazione

Nonostante la presunzione legale, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, allineandosi a un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno chiarito che la presunzione prevista dalla legge non riguarda l’effettività del costo. In altre parole, essa non esonera il contribuente dal dimostrare che la spesa sia stata realmente sostenuta e che, a fronte di essa, vi sia stata una concreta controprestazione promozionale da parte dell’associazione sportiva.

Nel caso specifico, l’Agenzia delle Entrate aveva fornito una serie di elementi presuntivi che minavano la credibilità dell’operazione: la genericità dei contratti, l’assenza di prove sull’effettiva esecuzione delle prestazioni, l’incongruità della spesa rispetto ad altre sponsorizzazioni. Di fronte a questo quadro, il contribuente si era limitato a produrre il contratto, la fattura e la prova del pagamento, elementi ritenuti insufficienti a superare i dubbi sollevati dal Fisco.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che l’Amministrazione finanziaria può contestare l’effettiva corresponsione delle somme o la loro destinazione promozionale. Quando ciò avviene, l’onere della prova ritorna in capo al contribuente, che deve fornire elementi concreti per dimostrare la realtà dell’operazione. La presunzione legale, quindi, aiuta il contribuente sollevandolo dal dover dimostrare l’inerenza e la congruità, ma non lo protegge da contestazioni sulla veridicità dei fatti.

Inoltre, la Corte ha affrontato altri due punti sollevati dal ricorrente:
1. Valore della sentenza penale: Il contribuente era stato assolto in sede penale dall’accusa di emissione di fatture per operazioni inesistenti. La Cassazione ha ribadito che una sentenza penale di assoluzione, pur potendo essere considerata come fonte di prova, non ha efficacia automatica di giudicato nel processo tributario. Quest’ultimo si basa su regole probatorie diverse, che ammettono anche le presunzioni semplici, spesso insufficienti per una condanna penale.
2. Raddoppio dei termini di accertamento: La Corte ha respinto la doglianza relativa a una presunta disparità di trattamento, confermando che, per gli avvisi notificati prima delle modifiche legislative del 2015, il raddoppio dei termini era legittimamente legato alla sola esistenza dell’obbligo di denuncia penale, a prescindere dalla sua effettiva presentazione.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione per le imprese che investono in sponsorizzazioni sportive. La deducibilità costi sponsorizzazione, sebbene agevolata da una presunzione legale, non è automatica. È fondamentale che le aziende non si limitino alla formalità di un contratto e di un pagamento, ma conservino una documentazione robusta (foto, video, materiale pubblicitario, rassegne stampa) in grado di dimostrare, in caso di controllo, l’effettiva esecuzione delle attività promozionali da parte del soggetto sponsorizzato. L’effettività della spesa rimane il pilastro su cui si fonda il diritto alla deduzione.

La presunzione legale sulla deducibilità dei costi di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche esonera il contribuente da ogni prova?
No. La presunzione legale assoluta, prevista dall’art. 90, comma 8, della L. 289/2002, riguarda l’inerenza e la congruità della spesa, qualificandola come spesa di pubblicità. Tuttavia, non esonera il contribuente dal provare l’effettività del costo, ossia che la prestazione di sponsorizzazione sia stata realmente eseguita, specialmente se l’Agenzia delle Entrate fornisce elementi presuntivi contrari.

Una sentenza di assoluzione in un processo penale per reati fiscali ha valore di prova decisiva nel processo tributario?
No. Una sentenza penale irrevocabile di assoluzione (anche con formula “perché il fatto non sussiste”) non spiega un’efficacia automatica di giudicato nel processo tributario. Il giudice tributario può prenderla in considerazione come fonte di prova, ma deve valutarla autonomamente, poiché il processo tributario si basa su regole probatorie differenti, che ammettono anche le presunzioni semplici, inidonee a fondare una condanna penale.

Come funzionava il “raddoppio dei termini” per l’accertamento fiscale nel periodo di imposta in esame (2007)?
Per il periodo d’imposta 2007 e per gli avvisi notificati prima delle riforme del 2015, il raddoppio dei termini ordinari di decadenza per l’accertamento scattava in presenza di una violazione che comportasse l’obbligo di denuncia penale per uno dei reati previsti dal D.Lgs. 74/2000. Era sufficiente la sussistenza dell’obbligo di denuncia, a prescindere dal fatto che questa fosse stata effettivamente presentata o dal suo esito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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