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Deducibilità costi sponsorizzazione: la doppia ratio

Una società si è vista respingere il ricorso per la deducibilità dei costi di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché l’azienda ha contestato solo una delle due autonome motivazioni della sentenza d’appello. La motivazione non impugnata, relativa alla mancata prova dell’effettività delle prestazioni pubblicitarie, è diventata definitiva, rendendo inutile l’esame delle altre censure.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Sponsorizzazione: Il Pericolo della Doppia Motivazione

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 33640/2024 offre un’importante lezione processuale in materia di deducibilità costi sponsorizzazione. La vicenda, che ha visto contrapposte una S.r.l. e l’Amministrazione Finanziaria, si è conclusa con una declaratoria di inammissibilità del ricorso, non per ragioni di merito, ma per un errore strategico nell’impugnazione. Analizziamo i fatti e le cruciali motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Costi Pubblicitari e Accertamento Fiscale

Tutto ha origine da un avviso di accertamento con cui l’Ufficio contestava a un’impresa individuale (poi confluita nella S.r.l. ricorrente) l’indebita deduzione di costi e detrazione dell’IVA relativi a prestazioni pubblicitarie fornite da alcune associazioni sportive dilettantistiche (ASD). Secondo l’Amministrazione finanziaria, tali spese mancavano dei requisiti di effettività e inerenza all’attività d’impresa.

L’impresa aveva sponsorizzato diverse ASD, ma l’Ufficio aveva messo in dubbio che le prestazioni pubblicitarie fossero state realmente eseguite e, in ogni caso, che fossero utili a generare reddito per l’attività svolta dal contribuente.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale: La Doppia Motivazione

La Commissione Tributaria Regionale (CTR), riformando la decisione di primo grado favorevole al contribuente, ha accolto l’appello dell’Ufficio basando la sua decisione su una duplice e autonoma motivazione, una cosiddetta “doppia ratio decidendi”:

1. Mancanza di effettività: La CTR ha ritenuto che il contribuente non avesse fornito alcuna prova concreta delle singole prestazioni pubblicitarie. Ad esempio, non era stato prodotto il materiale di abbigliamento con il marchio sponsorizzato, né documentazione sulle manifestazioni o sui kit pubblicitari. Per alcune ASD, erano emerse anche sentenze penali che attestavano l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
2. Mancanza di inerenza: Sotto un secondo profilo, la CTR ha escluso che le spese potessero essere considerate inerenti all’attività. Le ASD sponsorizzate erano state giudicate di scarso rilievo mediatico e operanti in un ambito “distante” dal settore commerciale dell’impresa. Il contribuente non aveva dimostrato come tali sponsorizzazioni avrebbero potuto portare a un allargamento della clientela o a un incremento dei ricavi.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della Deducibilità Costi Sponsorizzazione

La società ha proposto ricorso in Cassazione lamentando, in sintesi, la violazione di legge. Ha sostenuto che la normativa sulle sponsorizzazioni a favore delle ASD (art. 90, L. 289/2002) prevedesse una presunzione legale assoluta di deducibilità dei costi, che avrebbe dovuto escludere qualsiasi valutazione sull’inerenza. Con un secondo motivo, ha contestato la necessità di provare la proporzionalità tra le spese e i ricavi conseguiti.

L’errore fatale, però, è stato un altro: l’azienda ha concentrato le sue critiche esclusivamente sulla seconda ratio decidendi (quella relativa all’inerenza), senza muovere alcuna censura specifica contro la prima, ossia quella fondata sulla mancata prova dell’effettività stessa delle prestazioni.

Le Motivazioni della Suprema Corte: L’Inammissibilità per Omessa Impugnazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dichiarandolo inammissibile. Il principio di diritto applicato è consolidato e fondamentale: quando una sentenza si fonda su una pluralità di ragioni, distinte e autonome, ciascuna delle quali è sufficiente a sorreggere la decisione, l’omessa impugnazione di una di esse rende inammissibile il ricorso.

La prima motivazione della CTR, quella sulla totale assenza di prova che le sponsorizzazioni fossero mai avvenute, non è stata contestata dalla società. Di conseguenza, tale motivazione è passata in giudicato, cioè è diventata definitiva. Essendo da sola sufficiente a giustificare la legittimità della ripresa fiscale, ha reso del tutto inutile l’esame delle critiche mosse contro la seconda motivazione (l’inerenza). Anche se la Cassazione avesse dato ragione alla società sul tema dell’inerenza, la sentenza della CTR sarebbe rimasta comunque valida in virtù della prima motivazione non contestata.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per Imprese e Professionisti

Questa ordinanza ribadisce una regola processuale cruciale: prima di entrare nel merito delle questioni giuridiche, è indispensabile un’attenta analisi strutturale della sentenza che si intende impugnare. Se la decisione si regge su più pilastri autonomi, è obbligatorio contestarli tutti. Trascurarne anche solo uno significa condannare il proprio ricorso all’inammissibilità per difetto di interesse, sprecando tempo e risorse. Per le imprese, la lezione è duplice: non solo è fondamentale documentare scrupolosamente l’effettività e l’inerenza dei costi di sponsorizzazione, ma in caso di contenzioso, è vitale affidarsi a una difesa legale che sappia attaccare la decisione avversaria in ogni sua autonoma motivazione.

Perché il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la società ha impugnato solo una delle due ragioni autonome e distinte su cui si basava la sentenza d’appello. La motivazione non contestata, relativa alla mancata prova dell’effettività delle prestazioni, è diventata definitiva e sufficiente da sola a sorreggere la decisione.

Cosa si intende per “doppia ratio decidendi”?
Significa che la decisione di un giudice è supportata da due o più argomentazioni giuridiche indipendenti. Ognuna di queste argomentazioni, da sola, sarebbe sufficiente a giustificare la conclusione finale. Per ribaltare la sentenza, è necessario contestarle validamente tutte.

È sufficiente un contratto di sponsorizzazione per garantire la deducibilità dei costi?
No. Come emerge dalla prima motivazione della sentenza di merito (non contestata e quindi definitiva), il contribuente deve essere in grado di fornire la prova che le prestazioni pubblicitarie previste nel contratto siano state effettivamente eseguite. La sola esistenza del contratto non basta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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