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Deducibilità costi lavoro autonomo: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 940/2025, si è pronunciata sulla deducibilità dei costi per i lavoratori autonomi. Il caso riguardava un professionista che si era visto contestare dall’Agenzia delle Entrate la deduzione di diverse spese, tra cui l’acquisto di quadri, utenze per un immobile a uso promiscuo e minusvalenze. La Corte ha rigettato il ricorso del contribuente e accolto quello dell’Agenzia, chiarendo che per la deducibilità dei costi è sempre necessario dimostrare il requisito dell’inerenza con l’attività professionale. In particolare, ha stabilito che i costi per immobili a uso promiscuo sono deducibili al 50% solo se il professionista non dispone di un altro immobile ad uso esclusivo nello stesso Comune.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità costi lavoro autonomo: la Cassazione fissa i paletti

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 940/2025 offre importanti chiarimenti sulla deducibilità dei costi per il lavoro autonomo, un tema cruciale per ogni professionista. La decisione analizza diversi aspetti, dall’acquisto di oggetti d’arte alle spese per immobili a uso promiscuo, ribadendo il principio fondamentale dell’inerenza e l’onere della prova a carico del contribuente.

I Fatti di Causa

Un professionista operante nel settore della contabilità e consulenza impugnava un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate aveva rettificato il suo reddito per l’anno 2007. L’Amministrazione finanziaria aveva disconosciuto la deducibilità di alcuni costi, ritenendoli non giustificati o non inerenti all’attività professionale.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso del contribuente. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello da parte dell’Agenzia, riformava parzialmente la decisione, riconoscendo la legittimità solo di una parte dei costi portati in deduzione. Avverso quest’ultima sentenza, sia il professionista (con ricorso principale) sia l’Agenzia delle Entrate (con ricorso incidentale) si rivolgevano alla Corte di Cassazione.

Le Argomentazioni delle Parti

Il professionista lamentava principalmente:
1. Difetto di motivazione della sentenza d’appello.
2. Violazione delle norme sul contraddittorio preventivo, sostenendo che l’avviso di accertamento era stato emesso prima del termine di 60 giorni previsto dalla legge.
3. Errata valutazione sulla deducibilità parziale (50%) delle utenze per un immobile utilizzato promiscuamente come abitazione e studio.

L’Agenzia delle Entrate, con il proprio ricorso incidentale, contestava:
1. L’erronea conferma della deducibilità delle spese per l’acquisto di numerosi quadri d’argento, qualificati dalla CTR come oggetti di modico valore senza verificarne l’inerenza.
2. Il riconoscimento della deducibilità delle spese per utenze relative all’abitazione del contribuente, nonostante non fosse stata comunicata la destinazione a uso promiscuo e il professionista disponesse di un altro studio nello stesso comune.
3. La deducibilità del costo di un viaggio della coniuge del professionista, non essendo quest’ultima una dipendente o collaboratrice.
4. La deducibilità di una minusvalenza derivante dalla cessione di beni strumentali acquistati prima di una specifica modifica normativa.

Analisi della Corte sulla Deducibilità dei Costi Lavoro Autonomo

La Corte di Cassazione ha esaminato punto per punto le questioni sollevate, fornendo una guida chiara sui principi che regolano la deducibilità dei costi per i professionisti.

Costi per Opere d’Arte e Oggetti di Valore: La Corte ha stabilito che, anche se i quadri acquistati non sono qualificabili come “opere d’arte”, spetta sempre al contribuente dimostrare l’inerenza del costo con l’attività professionale. Non è sufficiente che siano di “modico valore”; deve essere provato il loro scopo, ad esempio come omaggi per i clienti, per poterli dedurre.

Spese per Immobili a Uso Promiscuo: Su questo punto, la Cassazione è stata netta. La deducibilità forfettaria del 50% delle spese per un immobile utilizzato sia come abitazione che come studio è permessa solo a una condizione precisa: che il contribuente non disponga, nello stesso comune, di un altro immobile adibito esclusivamente all’esercizio della professione. Essendo emerso che il professionista aveva un altro studio, nessuna spesa relativa all’immobile promiscuo poteva essere dedotta.

Spese di Viaggio per Familiari: Il costo del viaggio per la coniuge è stato ritenuto indeducibile. La Corte ha sottolineato che la deducibilità di una spesa richiede una valutazione completa delle circostanze. Il semplice possesso di un documento di viaggio non è sufficiente se non si dimostra che la persona coinvolta svolge un ruolo (dipendente, collaboratore) nell’attività professionale che giustifichi la spesa.

Minusvalenze su Beni Strumentali: La Corte ha confermato la tesi dell’Agenzia, specificando che le norme sulla deducibilità delle minusvalenze, introdotte nel 2006, si applicano solo ai beni strumentali acquistati dopo l’entrata in vigore della legge, in rispetto del principio di irretroattività.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha rigettato integralmente il ricorso principale del contribuente. Ha chiarito che la motivazione della sentenza d’appello, seppur sintetica, era sufficiente a raggiungere il “minimo costituzionale” richiesto. Riguardo alla presunta violazione del termine dilatorio di 60 giorni, ha ribadito che tale garanzia si applica principalmente ai controlli con accesso fisico presso la sede del contribuente, non ai cosiddetti “controlli a tavolino” basati su documenti.

Al contrario, la Corte ha accolto tutti i motivi del ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di secondo grado avevano errato nel non verificare l’inerenza dei costi per i quadri, nell’applicare la deduzione per l’uso promiscuo senza verificarne i presupposti di legge, e nel considerare deducibili spese per familiari non inseriti nell’attività. La decisione della CTR è stata quindi cassata, con rinvio a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame basato sui principi enunciati.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza due principi cardine per la deducibilità dei costi nel lavoro autonomo: l’inerenza e l’onere della prova. Non basta che una spesa sia documentata; il professionista deve essere sempre in grado di dimostrare il collegamento diretto e funzionale tra il costo sostenuto e l’attività svolta. La decisione serve da monito per una gestione contabile attenta e rigorosa, specialmente per quelle spese che si collocano in una zona grigia tra la sfera professionale e quella personale, come quelle per immobili a uso promiscuo o per beni di rappresentanza.

Quando è deducibile il costo per l’acquisto di un quadro o un oggetto di valore per un professionista?
La deducibilità è ammessa solo se il contribuente riesce a provare l’inerenza del costo con la propria attività professionale, ad esempio dimostrando che l’oggetto è stato acquistato per essere donato come omaggio ai clienti. Il solo fatto che sia di modico valore non è sufficiente.

A quali condizioni un professionista può dedurre le spese per le utenze di un’abitazione usata anche come studio?
Le spese per un immobile a uso promiscuo (abitazione e studio) sono deducibili nella misura del 50% solo a condizione che il professionista non disponga, nel medesimo comune, di un altro immobile adibito esclusivamente all’esercizio della sua professione. Se possiede un altro studio, nessuna spesa per l’immobile promiscuo è deducibile.

L’avviso di accertamento è nullo se emesso prima del termine di 60 giorni per le osservazioni del contribuente?
No, secondo la Corte, l’inosservanza del termine dilatorio di 60 giorni non determina la nullità dell’avviso se questo è il risultato di un controllo basato su documenti in possesso dell’Ufficio (controllo “a tavolino”), senza che vi sia stato un accesso, un’ispezione o una verifica presso la sede del contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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