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Deducibilità costi: la Cassazione e l’inerenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1797/2025, interviene sulla questione della deducibilità costi. Viene ribadito che, ai fini della deducibilità, non è sufficiente la sola documentazione contabile, ma è necessario che il contribuente dimostri il requisito dell’inerenza, ovvero il collegamento tra la spesa sostenuta e l’attività d’impresa volta alla produzione di ricavi.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità costi: la Cassazione detta le regole sull’inerenza

La corretta gestione della deducibilità costi è un pilastro fondamentale per la salute finanziaria di ogni impresa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 1797 del 25 gennaio 2025, ha nuovamente acceso i riflettori su un concetto chiave: il principio di inerenza. Questa decisione sottolinea come non sia sufficiente avere una fattura per dedurre un costo, ma sia indispensabile dimostrare il suo legame effettivo con l’attività aziendale. Analizziamo insieme la vicenda e le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore dei servizi aveva dedotto dal proprio reddito una serie di costi relativi a consulenze esterne e spese promozionali. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di una verifica fiscale, contestava la deducibilità di tali costi, sostenendo che l’azienda non avesse fornito prove sufficienti a dimostrare che quelle spese fossero state realmente sostenute nell’interesse dell’impresa e finalizzate a produrre un reddito.

Il caso, dopo i primi due gradi di giudizio con esiti alterni, è giunto all’attenzione della Suprema Corte. La questione centrale era stabilire su chi gravasse l’onere di provare l’inerenza del costo e quali elementi fossero necessari per soddisfare tale prova.

La Decisione della Corte sulla deducibilità costi

La Corte di Cassazione ha accolto la posizione dell’Amministrazione Finanziaria. I giudici hanno chiarito che, ai fini della deducibilità costi, spetta sempre al contribuente l’onere di dimostrare l’esistenza e l’inerenza delle spese sostenute. La sola registrazione contabile e la presenza di una fattura non sono, di per sé, elementi sufficienti a vincere la presunzione di indeducibilità sollevata dal fisco.

Il contribuente deve essere in grado di fornire ogni elemento utile a provare che il costo non solo è stato effettivamente sostenuto, ma che era funzionale all’attività d’impresa e potenzialmente idoneo a generare ricavi o a mantenere la competitività sul mercato.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha ribadito che il principio di inerenza rappresenta il cardine della determinazione del reddito d’impresa. Questo principio non va interpretato in modo rigido, come un rapporto causa-effetto diretto tra costo e ricavo, ma in senso più ampio: il costo deve essere correlabile all’attività d’impresa in una prospettiva di potenziale vantaggio economico. Tuttavia, questa correlazione deve essere provata dal contribuente. L’onere della prova, secondo l’art. 2697 del Codice Civile, ricade su chi vuole far valere un diritto, e nel contesto fiscale, il diritto alla deduzione spetta al contribuente che deve, quindi, dimostrarne i presupposti. In mancanza di una prova concreta e convincente del collegamento tra spesa e attività, il costo deve essere considerato indeducibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza funge da importante monito per tutte le imprese. Per garantire la deducibilità costi, è cruciale non solo conservare la documentazione formale (fatture, contratti), ma anche raccogliere e mantenere elementi che possano dimostrare la logica economica e la finalità imprenditoriale di ogni spesa. Questo significa, ad esempio, conservare report sull’utilità di una consulenza, analisi di mercato che giustifichino una spesa promozionale o verbali di riunioni in cui si è decisa una determinata strategia di spesa. Una gestione documentale attenta e proattiva è la migliore difesa contro possibili contestazioni fiscali.

Per la deducibilità costi è sufficiente avere la fattura?
No, secondo la Corte di Cassazione la sola fattura non è sufficiente. È necessario che il contribuente fornisca anche la prova che il costo sia ‘inerente’, cioè strettamente collegato all’attività dell’impresa e finalizzato a produrre ricavi.

Su chi ricade l’onere di provare l’inerenza di un costo?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È l’azienda che deve dimostrare attivamente all’amministrazione finanziaria che una spesa è stata sostenuta nell’interesse dell’attività d’impresa.

Cosa si intende per ‘prova dell’inerenza’ in pratica?
Significa fornire elementi concreti che colleghino la spesa all’attività, come contratti dettagliati, relazioni sull’attività svolta dal fornitore, business plan, analisi di mercato, corrispondenza commerciale o qualsiasi altro documento che chiarisca la finalità economica e strategica della spesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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