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Deducibilità costi: il principio di inerenza spiegato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12588/2025, interviene nuovamente sulla questione della deducibilità costi legati a royalties per marchi non utilizzati. La Corte ha cassato con rinvio la decisione di secondo grado, rea di non aver seguito il principio di diritto precedentemente enunciato dalla stessa Cassazione. Viene ribadito che il criterio dell’inerenza non si basa sull’utilità effettiva del costo, ma sulla sua potenziale e strategica riferibilità all’attività d’impresa, anche in prospettiva futura. Il giudice del rinvio aveva errato, focalizzandosi su aspetti contrattuali e societari invece di valutare la correlazione tra il costo e l’attività aziendale.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi e Principio di Inerenza: La Cassazione Fa Chiarezza

La questione della deducibilità costi è un tema centrale nel diritto tributario e spesso fonte di contenzioso tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12588 del 2025, offre un’importante lezione sul principio di inerenza, specialmente in casi complessi come quello relativo al pagamento di royalties per marchi non attivamente utilizzati. Il caso analizzato dimostra come l’inerenza non vada intesa come sinonimo di utilità immediata, ma come una correlazione potenziale e strategica con l’attività d’impresa.

I Fatti di Causa

Una società holding si vedeva notificare dall’Agenzia delle Entrate quattro avvisi di accertamento con i quali veniva contestata la deducibilità di ingenti costi sostenuti a titolo di royalties. Tali corrispettivi erano stati versati a un’altra società del gruppo per la licenza d’uso di alcuni marchi. La contestazione del Fisco si basava su un presupposto fattuale: i marchi in questione non erano mai stati concretamente utilizzati dalla società licenziataria. Per l’Amministrazione, questa mancata utilizzazione faceva venir meno il requisito dell’inerenza, rendendo i costi indeducibili ai fini IRES, IVA e IRAP.

Il Percorso Giudiziario e il Primo Rinvio della Cassazione

Dopo le decisioni dei giudici di merito, la questione era già approdata una prima volta in Cassazione. Con una precedente sentenza (n. 1290/2024), la Suprema Corte aveva accolto il ricorso delle società, stabilendo un principio di diritto fondamentale. L’inerenza, secondo la Corte, è un giudizio di carattere qualitativo che esprime una correlazione tra costi e attività d’impresa. Questo giudizio prescinde da valutazioni di tipo utilitaristico o quantitativo. In altre parole, un costo è inerente non perché ha prodotto un ricavo, ma perché è potenzialmente legato all’attività, anche in una prospettiva futura.

La Cassazione aveva quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado (giudizio di rinvio), affinché questa applicasse tale principio al caso concreto.

La Deducibilità Costi nel Giudizio di Rinvio: L’Errore del Giudice di Merito

Contrariamente alle aspettative, la Corte di Giustizia Tributaria, nel decidere nuovamente la controversia, ha disatteso le indicazioni della Suprema Corte. Anziché valutare la ‘riferibilità, anche in via indiretta, potenziale o in proiezione futura, all’attività d’impresa’ dei costi per royalties, il giudice del rinvio ha condotto un’indagine differente. Si è concentrato su aspetti quali l’esistenza del contratto, l’assenza di finalità elusive e le dinamiche della tassazione di gruppo, argomenti che non rispondevano al quesito posto dalla Cassazione. In sostanza, ha eluso il nucleo della questione, accogliendo l’appello delle società sulla base di motivazioni non pertinenti al principio di diritto da applicare.

Le Motivazioni della Sentenza

L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando la nullità della sentenza del giudice di rinvio per motivazione elusiva e violazione del giudicato. La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi. I giudici hanno ribadito che la struttura del giudizio di rinvio è ‘chiusa’: il giudice a cui la causa viene rimandata è vincolato alle statuizioni della sentenza di Cassazione. Il suo compito non è riaprire il dibattito su nuovi fronti, ma unicamente applicare il principio di diritto enunciato ai fatti già accertati.

Nel caso specifico, il giudice di secondo grado avrebbe dovuto indagare se, nonostante il mancato utilizzo dei marchi, il costo sostenuto per averne la disponibilità potesse essere considerato una scelta imprenditoriale strategica, e quindi correlato all’attività. Invece, si è perso in considerazioni irrilevanti. Questo comportamento integra il vizio di ‘motivazione elusiva’, che si verifica quando il giudice omette di pronunciarsi sul punto cruciale indicato dalla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha nuovamente cassato la sentenza impugnata, rinviando per la terza volta la causa alla Corte di Giustizia Tributaria, in diversa composizione. Questa sentenza consolida un orientamento fondamentale per le imprese: la deducibilità costi non può essere negata sulla base di una valutazione ex post sulla loro utilità o convenienza economica. Le scelte imprenditoriali, anche quelle che si rivelano infruttuose, sono insindacabili dal Fisco, a meno che non emerga una palese antieconomicità o finalità elusive.

L’onere della prova resta a carico del contribuente, che deve dimostrare non tanto il ricavo generato dal costo, quanto la sua potenziale connessione con l’attività d’impresa. Per le aziende, ciò significa che anche i costi per mantenere disponibili asset strategici, come i marchi, possono essere considerati inerenti e quindi deducibili, a patto di poter dimostrare la loro funzione nell’ambito delle strategie aziendali.

Quando un costo è considerato inerente ai fini della sua deducibilità fiscale?
Un costo è considerato inerente quando è riferibile, anche in via indiretta, potenziale o in proiezione futura, all’attività d’impresa. La sua deducibilità non dipende dalla sua utilità effettiva o dalla sua convenienza economica, ma dalla sua correlazione con l’attività aziendale, a meno che l’operazione non sia palesemente antieconomica.

Quali sono i poteri del giudice nel giudizio di rinvio?
Il giudice del rinvio è strettamente vincolato al principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza che ha disposto il rinvio. Non può discostarsene o decidere la causa basandosi su aspetti diversi da quelli indicati, ma deve limitarsi ad applicare quel principio ai fatti di causa.

La spesa per royalties su marchi non utilizzati è un costo deducibile?
Sì, può esserlo. Secondo la Corte, il mancato utilizzo di un marchio non esclude automaticamente l’inerenza del costo. Il contribuente ha però l’onere di dimostrare che il sostenimento di tale costo rientrava in una strategia d’impresa, ad esempio per mantenere la disponibilità del marchio per future opportunità di mercato, e che quindi era potenzialmente correlato all’attività aziendale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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