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Deducibilità costi forfettari: la prova del servizio

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla deducibilità dei costi forfettari derivanti da un contratto quadro tra società collegate. Con l’Ordinanza n. 3750/2025, ha stabilito che per la deducibilità non è sufficiente la mera esistenza di un accordo formale, ma è onere del contribuente fornire la prova concreta e dettagliata dei servizi effettivamente resi, dimostrandone l’inerenza all’attività d’impresa. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva ritenuto sufficienti il contratto e la generica indicazione dell’assenza di personale qualificato nella società ricevente il servizio.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi Forfettari: Contratto e Fatture Generiche Non Bastano

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 3750/2025 fornisce un’importante lezione sulla deducibilità costi forfettari nei rapporti tra società dello stesso gruppo. Il principio è chiaro: un accordo formale non è sufficiente. Per dedurre un costo, l’impresa deve essere in grado di dimostrare in modo concreto e puntuale l’effettiva esecuzione del servizio ricevuto e la sua stretta correlazione con l’attività aziendale. Questo principio rafforza l’onere della prova a carico del contribuente, specialmente quando l’Amministrazione Finanziaria contesta la genericità delle fatture.

Fatti di Causa

Il caso trae origine da avvisi di accertamento emessi dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di due società collegate, una controllante e una controllata. L’Agenzia contestava la deduzione di costi e la mancata imputazione di ricavi relativi a servizi di consulenza direzionale e commerciale. Tali servizi erano regolati da un contratto sottoscritto tra le parti che prevedeva un corrispettivo forfettario, calcolato come percentuale mensile (1,75%) sull’imponibile delle vendite della società controllata.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, i costi non erano deducibili per carenza dei requisiti di congruità, inerenza e certezza. In particolare, le fatture emesse dalla società controllante contenevano una descrizione generica dei servizi, impedendo di verificare l’effettività della prestazione. Le Commissioni Tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alle società, ritenendo provato lo svolgimento delle prestazioni e giustificata la spesa. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata la decisione dei giudici di merito, i quali non avevano correttamente valutato la necessità per il contribuente di fornire una prova rigorosa della deducibilità dei costi forfettari.

Secondo la Corte, non basta dimostrare l’esistenza di un contratto di consulenza regolarmente stipulato o l’assenza di personale qualificato all’interno della società beneficiaria del servizio. Questi elementi, pur rilevanti, non esonerano il contribuente dall’onere di provare la determinatezza dei costi, intesa come dimostrazione dell’effettiva e concreta erogazione del servizio di consulenza per il quale si chiede la deduzione.

L’Onere della Prova nella Deducibilità dei Costi Forfettari

Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova. La Corte ribadisce un principio consolidato: in tema di imposte sui redditi, spetta al contribuente dimostrare e documentare non solo l’esistenza del costo, ma anche la sua inerenza all’attività d’impresa. Ciò significa provare i fatti giustificativi del costo e la sua concreta destinazione alla produzione. La semplice regolarità formale di un contratto quadro, valido per più annualità, non è sufficiente a soddisfare tale onere, specialmente a fronte di fatture generiche.

Oltre la Fattura: la Prova ‘Aliunde’

La Corte precisa che, nonostante la genericità della fattura, la prova della corrispondenza tra il servizio fatturato e le prestazioni sottostanti può essere fornita aliunde, ovvero tramite altri elementi. Il contribuente può e deve presentare in giudizio documenti, messaggi o altre informazioni complementari che attestino in modo specifico le operazioni effettivamente realizzate nel periodo d’imposta di riferimento. Il giudice di merito è tenuto a compiere un accertamento fattuale basato su tutti gli elementi istruttori raccolti nel processo, non potendosi limitare a una valutazione formale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione rigorosa dell’art. 109 del TUIR e dell’art. 2697 del codice civile in materia di onere della prova. La sentenza impugnata è stata cassata perché ha liberato la contribuente dall’onere di dimostrare la sussistenza dei presupposti per la deduzione. I giudici di merito avevano erroneamente considerato sufficienti elementi come la stipula di contratti di consulenza, l’assenza di personale dirigenziale nella società controllata e la presunta congruità della percentuale forfettaria. La Corte Suprema ha invece sottolineato che la determinatezza del costo è un concetto distinto e più stringente rispetto alla regolarità del contratto e all’esistenza generica delle prestazioni. È necessario un collegamento provato tra il costo forfetizzato e le specifiche operazioni effettive cui il servizio accede, cosa che nella sentenza di merito era mancata.

Le Conclusioni

In conclusione, questa ordinanza della Corte di Cassazione rappresenta un monito per le imprese, soprattutto per quelle che operano all’interno di gruppi societari. La deducibilità dei costi forfettari per servizi infragruppo richiede una documentazione puntuale e sostanziale, che vada oltre la mera formalità contrattuale. Non è sufficiente stipulare un contratto quadro; è indispensabile poter dimostrare, con prove concrete e specifiche, quali prestazioni sono state effettivamente rese, quando e in che modo hanno contribuito all’attività d’impresa. In assenza di tale prova, il rischio che l’Amministrazione Finanziaria contesti e disconosca la deduzione del costo è estremamente elevato.

È sufficiente un contratto quadro per giustificare la deducibilità dei costi forfettari tra società collegate?
No, secondo la Corte di Cassazione, il contratto quadro, anche se valido, non è di per sé sufficiente. È necessaria la prova dell’effettiva e concreta erogazione dei servizi di consulenza a cui i costi si riferiscono.

Su chi ricade l’onere di provare la deducibilità di un costo contestato dall’Amministrazione Finanziaria?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. Egli deve documentare non solo l’esistenza e la natura del costo, ma anche la sua inerenza all’attività d’impresa e la sua concreta destinazione alla produzione.

Fatture con una descrizione generica del servizio possono essere usate per dedurre i costi?
No, la genericità delle fatture è uno degli elementi contestati. Il contribuente deve fornire prove aggiuntive (documenti, messaggi, informazioni complementari) che dimostrino la corrispondenza tra il servizio fatturato e le prestazioni effettivamente rese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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