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Deducibilità costi da reato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la deducibilità dei costi da reato è esclusa qualora venga esercitata l’azione penale, indipendentemente dal momento in cui ciò avvenga rispetto alla dichiarazione dei redditi. L’ordinanza chiarisce che il collegamento funzionale tra il costo e l’attività delittuosa è il criterio determinante per l’indeducibilità, respingendo la tesi che l’azione penale debba essere anteriore alla deduzione fiscale. La sentenza impugnata, che aveva permesso la deduzione, è stata quindi cassata con rinvio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Costi da Reato: la Cassazione Fa Chiarezza sul Momento dell’Azione Penale

La questione della deducibilità costi da reato è un tema delicato che si pone all’incrocio tra diritto tributario e diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: per negare la deduzione di un costo sostenuto per compiere un illecito, è sufficiente l’esercizio dell’azione penale, anche se questa interviene dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi. Questa decisione consolida un principio di stretta correlazione tra il costo e la sua finalità illecita, indipendentemente dalle tempistiche procedurali.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguardava un contribuente che gestiva un’attività di raccolta di scommesse per conto di operatori esteri privi di concessione. L’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2016, contestando la deduzione di costi e spese che riteneva direttamente collegati a questa attività, qualificata come delitto.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR), in secondo grado, aveva dato ragione al contribuente. Secondo i giudici di merito, al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi e della relativa deduzione, l’azione penale non era ancora stata esercitata. Il decreto di citazione a giudizio era infatti successivo. La CTR aveva quindi ritenuto ammissibile la deduzione, basandosi su un’interpretazione letterale e temporale della norma.

Contro questa decisione, l’Amministrazione Finanziaria ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la norma sull’indeducibilità non pone un requisito temporale, ma solo funzionale.

L’Analisi della Cassazione sulla deducibilità costi da reato

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione della CTR. Il fulcro del ragionamento risiede nell’interpretazione dell’art. 14, comma 4-bis, della legge n. 537 del 1993. Questa norma stabilisce che non sono ammessi in deduzione i costi e le spese direttamente impiegati per il compimento di atti qualificabili come delitto non colposo, per il quale il pubblico ministero abbia esercitato l’azione penale.

I giudici di legittimità hanno chiarito che la norma esprime una correlazione funzionale e non temporale. Ciò che conta è che il costo sia stato sostenuto per realizzare un’attività delittuosa. L’esercizio dell’azione penale funge da presupposto procedurale per la contestazione fiscale, ma la sua collocazione temporale (prima o dopo la dichiarazione dei redditi) è irrilevante.

La Corte ha sottolineato che subordinare la deducibilità costi da reato al momento in cui viene avviato il procedimento penale creerebbe una disparità di trattamento irragionevole. Contribuenti nella stessa situazione fattuale (aver sostenuto costi per un illecito) sarebbero trattati diversamente solo a causa dei tempi, spesso casuali, dell’azione della magistratura. Questo violerebbe i principi di uguaglianza e ragionevolezza.

Il Principio Funzionale Contro quello Temporale

La Cassazione ha affermato che la ratio della legge è quella di evitare che lo Stato, tramite il sistema fiscale, riconosca indirettamente un beneficio (la deduzione) a chi compie attività illecite. Consentire la deduzione solo perché l’azione penale è tardiva vanificherebbe questo obiettivo. L’avvio del procedimento penale è sufficiente a rendere i costi indeducibili, attivando un meccanismo che può operare anche retroattivamente rispetto alla dichiarazione fiscale.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su una lettura sistematica e teleologica della normativa. La norma sull’indeducibilità dei costi da reato non è concepita per dipendere dalle tempistiche del processo penale, che sono variabili e non correlate all’attività di accertamento fiscale. Il legislatore ha voluto colpire il collegamento oggettivo tra la spesa e il delitto. L’esercizio dell’azione penale è la condizione che permette all’amministrazione finanziaria di contestare la deduzione, garantendo che tale contestazione si basi su un vaglio qualificato da parte dell’autorità giudiziaria.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, affermando che il giudice di merito ha errato nel dare rilevanza al fatto che l’azione penale fosse successiva alla dichiarazione dei redditi. Il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per una nuova valutazione basata sul principio di diritto enunciato.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale in materia fiscale: la lotta all’illegalità prevale su mere questioni di tempistica procedurale. Per le imprese e i professionisti, il messaggio è chiaro: qualsiasi costo direttamente legato a un’attività che costituisce reato è a rischio di indeducibilità, non appena l’autorità giudiziaria si attiva. La decisione rafforza il principio secondo cui il sistema fiscale non può avallare, neppure indirettamente, comportamenti contrari alla legge, stabilendo che il nesso funzionale tra spesa e reato è l’unico elemento che conta ai fini della deducibilità costi da reato.

Un costo sostenuto per un’attività illecita è deducibile dal reddito imponibile?
No, i costi e le spese direttamente utilizzati per compiere un’attività qualificabile come delitto non colposo non sono ammessi in deduzione se il pubblico ministero ha esercitato l’azione penale.

Per negare la deducibilità del costo, l’azione penale deve essere iniziata prima della dichiarazione dei redditi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non esiste alcun requisito temporale. La deducibilità è esclusa anche se l’azione penale viene esercitata in un momento successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi in cui il costo è stato dedotto.

Cosa accade se il contribuente viene assolto nel procedimento penale con una sentenza definitiva?
La legge prevede che, in caso di sentenza definitiva di assoluzione, il contribuente ha diritto al rimborso delle maggiori imposte versate a causa della non ammissibilità della deduzione, comprensive degli interessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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