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Deducibilità costi auto: no alla prova contraria

Un professionista ha contestato la limitazione forfettaria per la deducibilità dei costi auto, chiedendo un rimborso basato sull’effettivo e maggiore uso professionale del veicolo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la norma (art. 164 TUIR) impone un limite fisso e invalicabile. Questa regola, definita ‘di sistema’ e ‘antievasiva’, è stata creata per superare la difficoltà di quantificare l’uso promiscuo del bene e non ammette la prova contraria da parte del contribuente.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità costi auto: la Cassazione mette un punto fermo sul limite forfettario

La questione della deducibilità costi auto per professionisti e imprese è un tema ricorrente nel diritto tributario. Con l’ordinanza n. 19235/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la percentuale di deducibilità fissata per legge per i veicoli a uso promiscuo è un limite invalicabile, che non ammette ‘prova contraria’ da parte del contribuente. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un avvocato presentava un’istanza di rimborso per IRPEF e addizionali, sostenendo di aver diritto a una deduzione dei costi della propria auto superiore a quella calcolata secondo la percentuale forfettaria prevista dall’art. 164 del TUIR. A suo avviso, l’inerenza effettiva dei costi all’attività professionale era maggiore e doveva essere riconosciuta. L’Agenzia delle Entrate negava il rimborso, applicando rigidamente il limite legale. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione all’Amministrazione finanziaria, portando il professionista a ricorrere in Cassazione.

La questione della Deducibilità Costi Auto e la Natura della Norma

Il contribuente, nel suo ricorso, ha sollevato tre motivi, incentrati sulla violazione di legge e sull’omessa motivazione, sostenendo che l’art. 164 TUIR avesse una natura ‘antielusiva’ e dovesse quindi permettere di dimostrare, tramite prova contraria, un utilizzo professionale del veicolo superiore a quello presunto. Ha inoltre sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale della norma, per presunta violazione dei principi di capacità contributiva e ragionevolezza (artt. 3 e 53 Cost.).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, trattando congiuntamente i motivi per la loro stretta connessione. I giudici hanno chiarito la vera natura e funzione dell’art. 164 del TUIR, discostandosi dalla visione del ricorrente.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che la norma sulla deducibilità costi auto non ha una finalità antielusiva, ma piuttosto antievasiva e di sistema. La sua ratio non è quella di contrastare operazioni elusive complesse, ma di risolvere a monte un problema pratico: la difficoltà oggettiva di quantificare con esattezza la quota di utilizzo privato e professionale di un bene a uso promiscuo come l’autovettura.

Il legislatore, secondo la Cassazione, ha operato una ‘scelta pragmatica’, introducendo una deduzione forfettaria per semplificare gli accertamenti e prevenire l’evasione. Questa previsione assume la funzione di ‘norma di sistema’, stabilendo una regola fissa che non può essere derogata dimostrando un uso diverso. La difficoltà di tracciare ogni singolo spostamento giustifica, secondo i principi di ragionevolezza e proporzionalità, la limitazione della deducibilità.

Di conseguenza, la ‘prova contraria’ è inammissibile. La norma presume un uso promiscuo e fissa una percentuale fissa di deducibilità (all’epoca dei fatti il 40%), senza lasciare spazio a valutazioni caso per caso. La Corte ha anche dichiarato ‘non manifestamente infondata’ la questione di legittimità costituzionale, ritenendo che la scelta forfettaria rientri pienamente nel margine di discrezionalità del legislatore e non sia irragionevole.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento ormai granitico: la deduzione dei costi per le auto a uso non esclusivamente strumentale è rigidamente fissata dalla legge. I professionisti e le imprese non possono sperare di ottenere una deduzione maggiore, anche se in grado di documentare un utilizzo quasi esclusivo per l’attività lavorativa. Questa decisione riafferma la prevalenza delle esigenze di semplificazione e di contrasto all’evasione fiscale sulla determinazione analitica del reddito, fornendo certezza giuridica sia ai contribuenti che all’Amministrazione finanziaria.

È possibile dedurre i costi dell’auto per uso professionale in misura superiore alla percentuale forfettaria prevista dalla legge, se si dimostra un utilizzo effettivo maggiore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la percentuale di deducibilità fissata dall’art. 164 TUIR è un limite fisso e invalicabile. La norma ha una funzione antievasiva e di semplificazione che non ammette la cosiddetta ‘prova contraria’ da parte del contribuente.

La norma sulla deducibilità forfettaria dei costi auto è costituzionalmente legittima?
Sì. Secondo la Corte, la previsione di un regime forfettario è una scelta legislativa ragionevole e proporzionata, data l’impossibilità oggettiva di dimostrare con certezza l’utilizzo effettivo di un veicolo promiscuo. Pertanto, non viola i principi costituzionali di capacità contributiva (art. 53) e di ragionevolezza (art. 3).

Perché la Corte di Cassazione considera l’art. 164 TUIR una norma ‘di sistema’ e non ‘antielusiva’?
La Corte la definisce una ‘norma di sistema’ perché stabilisce una regola generale e pragmatica per risolvere a monte la difficile quantificazione dell’uso promiscuo dei veicoli. La sua finalità non è contrastare specifici schemi elusivi, ma prevenire l’evasione e semplificare l’accertamento fiscale, forfettizzando il requisito dell’inerenza dei costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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