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Deducibilità contributi notai: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1690/2025, ha stabilito la piena deducibilità dei contributi obbligatori versati dai notai alla Cassa Nazionale del Notariato dal loro reddito di lavoro autonomo. La Corte ha chiarito che tali contributi sono da considerarsi costi inerenti all’attività professionale, in quanto ne costituiscono una diretta conseguenza. Questa decisione ribalta un precedente orientamento che li considerava spese personali, affermando un principio fondamentale per la determinazione del reddito dei professionisti e confermando la piena legittimità della loro deduzione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità Contributi Notai: La Cassazione Conferma il Principio di Inerenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per i professionisti: la deducibilità dei contributi notai versati alla propria cassa di previdenza. Con la decisione in esame, i giudici hanno confermato che tali versamenti obbligatori sono costi pienamente deducibili dal reddito professionale, in quanto strettamente connessi all’esercizio dell’attività. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di uno studio notarile associato. L’amministrazione finanziaria contestava l’illegittima deduzione, ai fini IRAP per l’anno 2009, dei contributi versati alla Cassa Nazionale del Notariato. Se in un primo momento la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione ai professionisti, la Commissione Tributaria Regionale aveva successivamente ribaltato la decisione. Secondo i giudici d’appello, i contributi, avendo finalità previdenziali e assistenziali, erano destinati a esigenze personali del contribuente e quindi non potevano essere considerati “inerenti” al processo produttivo. Contro questa sentenza, lo studio notarile ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e la Deducibilità dei Contributi Notai

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dello studio professionale, cassando la sentenza d’appello e rigettando l’originaria pretesa fiscale. I giudici supremi hanno riaffermato un orientamento ormai consolidato, stabilendo che i contributi obbligatori versati dai notai alla loro cassa nazionale sono deducibili dal reddito professionale. La Corte ha smontato la tesi restrittiva del concetto di inerenza sostenuta dall’Agenzia delle Entrate e dalla Commissione Regionale.

Le Motivazioni della Sentenza

Il ragionamento della Corte si fonda su tre pilastri argomentativi principali che chiariscono la corretta interpretazione delle norme fiscali.

Il Concetto Ampliato di “Inerenza”

La Corte ha specificato che il concetto di “inerenza”, fondamentale per la deducibilità dei costi secondo l’art. 54 del T.U.I.R., non può essere limitato solo alle spese necessarie per la produzione del reddito. Al contrario, esso include anche quelle spese che, pur non essendo uno strumento diretto per produrre ricavi, ne costituiscono una conseguenza immediata e diretta. I contributi previdenziali obbligatori rientrano perfettamente in questa categoria: sono un onere che sorge in diretta conseguenza dell’attività professionale svolta e del reddito prodotto.

L’Interpretazione dell’Art. 54 T.U.I.R.

I giudici hanno chiarito che l’art. 54 del T.U.I.R. non esclude affatto la deducibilità di tali contributi. La norma, nel definire come si calcolano i compensi, non preclude la possibilità per il professionista di dedurre i costi che la legge pone direttamente a suo carico, come i contributi repertoriali. L’obbligo di versamento sorge con l’iscrizione dell’atto a repertorio, indipendentemente dalla riscossione del compenso, confermando la loro natura di spesa inerente all’esercizio della professione.

Il Ruolo Residuale dell’Art. 10 T.U.I.R.

Infine, la Corte ha respinto l’argomento dell’Amministrazione Finanziaria basato sull’art. 10 del T.U.I.R., che prevede la deducibilità dei contributi previdenziali dal reddito complessivo. I giudici hanno spiegato che questa norma ha un carattere residuale: si applica solo quando la deducibilità non è già prevista nella determinazione dei singoli redditi di categoria. Poiché i contributi in questione sono inerenti al reddito di lavoro autonomo, la loro deduzione avviene già in quella sede, rendendo inapplicabile la norma sulla deduzione dal reddito complessivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta una vittoria significativa per i notai e, per estensione, per tutti i professionisti soggetti a contribuzione obbligatoria. La decisione consolida il principio secondo cui i costi imposti dalla legge come diretta conseguenza dell’esercizio di un’attività sono da considerarsi inerenti e, quindi, deducibili dal reddito di categoria. Questa pronuncia offre maggiore certezza giuridica, impedendo interpretazioni restrittive e penalizzanti da parte dell’amministrazione finanziaria e garantendo una corretta determinazione della base imponibile per i lavoratori autonomi.

I contributi obbligatori versati dai notai alla loro Cassa di previdenza sono deducibili dal reddito professionale?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che sono pienamente deducibili dal reddito professionale in quanto considerati costi inerenti all’esercizio dell’attività.

Perché i contributi previdenziali sono considerati un costo “inerente” all’attività professionale?
Sono considerati inerenti perché, secondo la Corte, il concetto di inerenza non include solo le spese necessarie a produrre il reddito, ma anche quelle che ne sono una conseguenza immediata e diretta, come i contributi obbligatori legati all’attività svolta.

Qual è la differenza tra la deducibilità dal reddito professionale (art. 54 T.U.I.R.) e quella dal reddito complessivo (art. 10 T.U.I.R.)?
La deducibilità dal reddito professionale (art. 54) riguarda i costi inerenti a una specifica attività. La deducibilità dal reddito complessivo (art. 10) ha una funzione residuale, applicandosi solo per gli oneri che non possono essere dedotti nella determinazione dei singoli redditi di categoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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