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Deducibilità contributi esteri: la Cassazione decide

Un lavoratore residente in Italia ma operante in Svizzera si è visto negare la deducibilità dei contributi esteri versati. Il suo reddito era determinato su base convenzionale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che tali contributi, pur non deducibili dal singolo reddito di lavoro, lo sono dal reddito complessivo ai sensi dell’art. 10 del TUIR, chiarendo così un punto cruciale sulla deducibilità contributi esteri.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità contributi esteri: la Cassazione fa chiarezza per i redditi convenzionali

La questione della deducibilità contributi esteri è un tema cruciale per i molti contribuenti fiscalmente residenti in Italia che svolgono la propria attività lavorativa oltre confine. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, affermando un principio di diritto che tutela il lavoratore anche quando il suo reddito è determinato secondo il criterio della retribuzione convenzionale.

I fatti del caso

Un lavoratore dipendente di una società con sede in Svizzera, pur essendo fiscalmente residente in Italia, ha prestato la sua attività lavorativa nel paese elvetico per l’intero anno d’imposta 2008. In sede di dichiarazione dei redditi, ha correttamente assoggettato a tassazione in Italia il proprio reddito da lavoro dipendente, determinandolo non sull’importo effettivamente percepito, ma sulla base della retribuzione convenzionale, come previsto dall’art. 51, comma 8-bis, del TUIR.

Dal reddito così determinato, il contribuente ha dedotto i contributi previdenziali obbligatori versati in Svizzera. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha emesso un avviso di accertamento disconoscendo tale deduzione, con conseguente ricalcolo di un maggior reddito imponibile, maggiori imposte e sanzioni. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione al lavoratore, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo la tesi dell’Amministrazione finanziaria. Il caso è quindi approdato dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica e la deducibilità dei contributi

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione coordinata di due norme del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR):

* Art. 51, comma 8-bis: Stabilisce che il reddito di lavoro dipendente prestato all’estero, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, da soggetti che nell’arco di dodici mesi soggiornano nello Stato estero per un periodo superiore a 183 giorni, è determinato sulla base delle retribuzioni convenzionali definite annualmente con decreto ministeriale. Questa norma non prevede la deducibilità dei contributi previdenziali dal singolo reddito di categoria.
* Art. 10, comma 1, lett. e): Prevede che dal reddito complessivo si deducano i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori versati in ottemperanza a disposizioni di legge.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva che la determinazione forfettaria del reddito secondo l’art. 51 creasse una base imponibile “chiusa”, impermeabile a qualsiasi deduzione, inclusi i contributi versati all’estero. Secondo questa tesi, la deducibilità prevista dall’art. 10 sarebbe applicabile solo se gli oneri non sono già stati dedotti nella determinazione dei singoli redditi, condizione che, nel caso della retribuzione convenzionale, sarebbe impossibile da verificare.

L’analisi della Corte e l’applicazione del principio di specialità

La Corte di Cassazione ha respinto la lettura restrittiva dell’Amministrazione finanziaria, definendola priva di fondamento normativo. I giudici hanno chiarito che esiste un rapporto di specialità reciproca tra le norme che disciplinano la determinazione delle singole categorie di reddito (come l’art. 51 per il lavoro dipendente) e quelle che regolano la determinazione del reddito complessivo (come l’art. 10).

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che l’esclusione della deducibilità degli oneri contributivi ai fini della determinazione del singolo reddito di lavoro dipendente (calcolato su base convenzionale) non comporta automaticamente la loro esclusione dalla deducibilità dal reddito complessivo. Anzi, proprio il fatto che non siano deducibili in quella prima fase costituisce il presupposto per la loro deducibilità nella fase successiva, ovvero dal reddito complessivo, ai sensi dell’art. 10 del TUIR.

In altri termini, le norme sulla determinazione del reddito complessivo agiscono come un meccanismo di chiusura del sistema. Se un onere è deducibile per legge (come i contributi obbligatori), e non è stato possibile dedurlo nella determinazione del reddito di categoria, esso deve trovare spazio nella determinazione del reddito complessivo. Non esiste alcuna norma, ha sottolineato la Corte, che escluda espressamente la deducibilità contributi esteri dal reddito complessivo nel caso di applicazione del regime convenzionale.

Le conclusioni

La Corte ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza d’appello e decidendo nel merito a favore del lavoratore. La decisione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Tutela del Contribuente: Viene garantito il diritto alla deduzione dei contributi previdenziali obbligatori anche per chi lavora all’estero e si avvale del regime delle retribuzioni convenzionali.
2. Certezza del Diritto: Si chiarisce che l’impossibilità di dedurre un onere a livello di singolo reddito non ne preclude la deducibilità dal reddito complessivo, salvo espressa previsione contraria.
3. Principio di Capacità Contributiva: La sentenza assicura che la tassazione colpisca un reddito più vicino a quello effettivo, tenendo conto dei costi obbligatori sostenuti per produrlo, come i contributi previdenziali.

I contributi previdenziali obbligatori versati all’estero sono deducibili se il reddito è calcolato su base convenzionale?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche se non sono deducibili nella determinazione del singolo reddito di lavoro dipendente calcolato con retribuzione convenzionale (art. 51, comma 8-bis TUIR), tali contributi sono comunque deducibili dal reddito complessivo ai sensi dell’art. 10, comma 1, lett. e) del TUIR.

Perché l’Agenzia delle Entrate negava la deduzione?
L’Agenzia riteneva che la determinazione del reddito su base convenzionale creasse una base imponibile “chiusa” e del tutto sganciata dai contributi versati, rendendoli quindi indeducibili. Sosteneva che la condizione per la deducibilità dal reddito complessivo (cioè la non deducibilità a livello di singolo reddito) non fosse verificabile in questo regime forfettario.

Qual è il principio di diritto fondamentale affermato dalla Corte in questa sentenza?
Il principio chiave è quello della “specialità reciproca” tra le norme sulla determinazione dei singoli redditi e quelle sul reddito complessivo. L’esclusione della deducibilità di un onere nella prima fase non implica la sua esclusione nella seconda; anzi, ne costituisce il presupposto, a meno che una norma non lo vieti espressamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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