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Deducibilità compensi amministratori: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14113/2019, ha stabilito un principio fondamentale sulla deducibilità dei compensi degli amministratori. La Corte ha chiarito che la semplice iscrizione del costo nel bilancio societario, anche se approvato dall’assemblea, non è sufficiente a garantirne la deducibilità fiscale. È necessaria una specifica e inequivocabile delibera assembleare che determini l’importo dei compensi. Accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, la Corte ha annullato la decisione della Commissione Tributaria Regionale, che aveva invece ritenuto sufficiente la certezza e l’inerenza del costo risultante dal bilancio.

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Pubblicato il 18 luglio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Deducibilità compensi amministratori: senza delibera esplicita, il costo è indeducibile

La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale per la vita delle società: la deducibilità compensi amministratori. Con l’ordinanza in esame, i giudici supremi ribadiscono un orientamento consolidato: l’approvazione del bilancio non sana la mancanza di una specifica delibera assembleare che determini l’emolumento. Questa decisione ha importanti implicazioni fiscali e civili, che ogni imprenditore e professionista dovrebbe conoscere.

I fatti del caso: compensi in bilancio ma senza delibera

Il caso trae origine da avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società a responsabilità limitata, successivamente dichiarata fallita. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’indebita deduzione dei costi relativi ai compensi erogati agli amministratori per tre annualità consecutive.

Il motivo della contestazione era semplice ma fondamentale: sebbene tali compensi fossero regolarmente iscritti nel bilancio d’esercizio, approvato dall’assemblea dei soci, mancava l’atto presupposto richiesto dalla legge, ovvero una formale e specifica delibera assembleare che ne stabilisse l’importo. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società, ritenendo che la certezza e l’inerenza del costo, evidenti dall’iscrizione in bilancio, fossero sufficienti per garantirne la deducibilità. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La decisione della Cassazione sulla deducibilità dei compensi

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito. I giudici hanno affermato, in linea con la propria giurisprudenza costante, che la decisione della Commissione Tributaria Regionale era errata. La deducibilità compensi amministratori è subordinata a una regola precisa, dettata dall’articolo 2389 del codice civile.

Secondo la Corte, la norma che richiede una delibera esplicita per la determinazione dei compensi non può essere aggirata. La semplice approvazione del bilancio che contiene la posta di costo non equivale a una delibera sui compensi. Di conseguenza, in assenza di una previsione statutaria o di una delibera ad hoc, il costo per i compensi degli amministratori deve essere considerato fiscalmente indeducibile.

Le motivazioni: perché l’approvazione del bilancio non è sufficiente

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su una serie di argomentazioni giuridiche solide e coerenti. In primo luogo, la norma sulla determinazione dei compensi (art. 2389 c.c.) ha carattere imperativo e inderogabile. Essa non tutela solo gli interessi dei soci, ma anche l’interesse pubblico al corretto funzionamento delle società e alla trasparenza della gestione economica. Approvare un bilancio e determinare un compenso sono due atti distinti, con finalità e procedure diverse. L’approvazione del bilancio ha una funzione di controllo contabile e di valutazione della gestione passata; la delibera sui compensi ha natura dispositiva e riguarda la remunerazione per l’attività futura o in corso.

Inoltre, la Corte sottolinea che l’approvazione del bilancio non comporta la liberazione degli amministratori da responsabilità. Consentire una determinazione implicita dei compensi contrasterebbe con le regole di formazione della volontà sociale, che richiedono una discussione e una votazione specifiche sui singoli punti all’ordine del giorno. L’unica eccezione a questa regola ferrea si verifica quando un’assemblea, pur convocata solo per l’approvazione del bilancio, sia ‘totalitaria’ (cioè con la presenza di tutti i soci) e abbia espressamente discusso e approvato la proposta di determinazione dei compensi.

Conclusioni e implicazioni pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la forma, nel diritto societario e tributario, è sostanza. Le società devono prestare la massima attenzione a formalizzare correttamente la determinazione dei compensi per i propri amministratori attraverso una delibera assembleare esplicita. La prassi, talvolta diffusa, di far ‘passare’ i compensi attraverso la sola approvazione del bilancio è rischiosa e apre la porta a contestazioni fiscali certe. Le conseguenze sono gravi: l’indeducibilità del costo comporta un aumento del reddito imponibile e, di conseguenza, un maggior carico di imposte, sanzioni e interessi. Per evitare tali rischi, è indispensabile che la volontà dei soci sulla remunerazione degli amministratori sia manifestata in modo chiaro, preventivo e conforme alle disposizioni del codice civile.

È sufficiente l’approvazione del bilancio per rendere deducibili i compensi degli amministratori?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola approvazione del bilancio, anche se contiene la voce di costo relativa ai compensi, non è sufficiente per renderli deducibili. È necessaria una specifica delibera assembleare che ne determini l’ammontare.

Per quale motivo la Corte di Cassazione richiede una delibera assembleare specifica per i compensi?
La Corte ritiene che la norma sulla determinazione dei compensi (art. 2389 c.c.) sia imperativa e inderogabile, posta a tutela non solo dei soci ma anche dell’interesse pubblico al regolare funzionamento delle società. Inoltre, l’approvazione del bilancio e la determinazione dei compensi sono atti giuridicamente distinti, con finalità e procedure diverse.

Esiste qualche eccezione alla regola della delibera esplicita?
Sì, una sola eccezione è contemplata. La delibera può considerarsi assolta se un’assemblea, sebbene convocata per la sola approvazione del bilancio, è ‘totalitaria’ (cioè con la presenza di tutti i soci) e, in quella sede, si sia espressamente discusso e approvato la proposta di determinazione dei compensi degli amministratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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