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Decadenza TARSU: quando scade il termine per l’avviso

Una società che gestisce parcheggi ha impugnato un avviso di accertamento per la TARSU 2010, notificato nel 2017. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, dichiarando la decadenza TARSU. La Corte ha stabilito che, per un’occupazione iniziata prima del 2010, il termine quinquennale per l’accertamento scadeva il 31 dicembre 2015, rendendo l’avviso del 2017 nullo perché tardivo. Gli altri motivi di ricorso sono stati assorbiti.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Decadenza TARSU: quando scade il termine per l’avviso

Nel complesso mondo dei tributi locali, i termini sono tutto. Rispettarli è un dovere per il contribuente, ma anche e soprattutto per l’ente impositore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di decadenza TARSU, chiarendo in modo definitivo come si calcolano i tempi a disposizione del Comune per notificare un avviso di accertamento in caso di omessa denuncia. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società che gestiva il servizio di sosta a pagamento per conto di un Comune si vedeva notificare, in data 10 gennaio 2017, un avviso di accertamento relativo alla TARSU (Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) per l’anno di imposta 2010. La società decideva di impugnare l’atto, sostenendo diverse ragioni, tra cui la principale era l’avvenuta decadenza del potere di accertamento del Comune.

Secondo la tesi della società, l’occupazione dei locali era già in corso da anni (sin dal 2007) e, pertanto, il termine di cinque anni a disposizione dell’ente per notificare l’atto si era già concluso il 31 dicembre 2015. L’avviso, notificato oltre un anno dopo, sarebbe quindi nullo. Dopo un esito sfavorevole nei primi due gradi di giudizio, la questione è giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Decadenza TARSU

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, annullando la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha annullato l’avviso di accertamento originario. Il cuore della decisione si concentra sul primo motivo di ricorso: la decadenza TARSU.

La Corte ha assorbito gli altri motivi (relativi all’insussistenza del presupposto impositivo per le aree di sosta e alla genericità della motivazione dell’atto), ritenendo fondata e decisiva la questione dei termini.

Le Motivazioni della Corte

Il ragionamento della Corte si basa sull’interpretazione combinata di due norme fondamentali:

1. L’art. 1, comma 161, della Legge n. 296/2006, che fissa un termine generale per la notifica degli avvisi di accertamento dei tributi locali: “gli avvisi di accertamento in rettifica e d’ufficio devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento sono stati o avrebbero dovuto essere effettuati“.
2. L’art. 70 del D.Lgs. n. 507/1993 (disciplina della TARSU), che stabilisce l’obbligo di presentare la denuncia dei locali “entro il 20 gennaio successivo all’inizio dell’occupazione o detenzione“.

La Corte ha chiarito un punto cruciale: la norma sulla TARSU fa riferimento al “20 gennaio successivo all’inizio dell’occupazione“, non “all’anno successivo“. Questo significa che bisogna distinguere due scenari:

* Occupazione iniziata prima del 20 gennaio dell’anno d’imposta: in questo caso, la denuncia deve essere presentata entro il 20 gennaio di quello stesso anno. Di conseguenza, il quinquennio di decadenza inizia a decorrere dalla fine di quell’anno.
* Occupazione iniziata dopo il 20 gennaio dell’anno d’imposta: la denuncia va presentata entro il 20 gennaio dell’anno successivo, e il quinquennio di decadenza decorrerà dalla fine di quest’ultimo anno.

Nel caso specifico, l’occupazione delle aree da parte della società era già in corso sin dal 2007. Per l’anno d’imposta 2010, quindi, la dichiarazione “avrebbe dovuto essere effettuata” entro il 20 gennaio 2010. Pertanto, l’anno di riferimento per il calcolo della decadenza era il 2010. Contando cinque anni successivi, il termine ultimo per la notifica dell’accertamento scadeva improrogabilmente il 31 dicembre 2015.

Avendo il Comune notificato l’atto solo il 10 gennaio 2017, ha agito ben oltre il termine di decadenza, perdendo così il potere di pretendere il tributo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di certezza giuridica fondamentale per i contribuenti. La decadenza TARSU non ammette deroghe: se l’ente locale non agisce entro i termini perentori stabiliti dalla legge, la sua pretesa si estingue. Per i contribuenti, ciò significa che è sempre cruciale verificare la data di notifica di un avviso di accertamento e confrontarla con l’anno d’imposta a cui si riferisce. Un atto notificato tardivamente è illegittimo e può essere annullato con successo. Per gli enti impositori, invece, questa decisione è un monito a gestire con efficienza e tempestività i processi di accertamento, per non vanificare la propria azione di recupero fiscale.

Qual è il termine di decadenza per la notifica di un avviso di accertamento TARSU in caso di omessa denuncia?
L’avviso di accertamento deve essere notificato, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.

Come si calcola l’anno in cui la dichiarazione TARSU avrebbe dovuto essere presentata?
Se l’occupazione dei locali era già in corso all’inizio dell’anno d’imposta (prima del 20 gennaio), la dichiarazione andava presentata entro il 20 gennaio di quello stesso anno. Di conseguenza, il quinquennio per l’accertamento decorre dalla fine di tale anno. Se l’occupazione inizia dopo il 20 gennaio, la scadenza è il 20 gennaio dell’anno successivo e il calcolo parte da lì.

Cosa succede se un Comune notifica un avviso di accertamento TARSU dopo la scadenza del termine di decadenza?
L’avviso è illegittimo e deve essere annullato. La pretesa tributaria del Comune si è estinta per il decorso del tempo e il contribuente non è più tenuto a pagare l’importo richiesto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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